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INTERNAZIONALE (3ott08) - La difficile realtà di una Cuba che non riesce a liberarsi

Yoani Sànchez: "Somos como los ninos pequenos que para salir necesitan la autorizaciòn del papi"

03-10-2008 / Giorno per giorno

(venerdì 3 ottobre, ore 19,45)

"La cultura democratica è quella che stiamo facendo qui": parola di Canek Sanchez Guevara "Somos como los ninos pequenos que para salir necesitan la autorizaciòn del papi". Così l'esordio in audioconferenza di Yoani Sànchez, blogger cubana assente al Festival a cui è stato negato ancora una volta il permesso di uscire dal paese. Preoccupato dalle sue idee dissidenti il governo in marzo aveva già bloccato l'accesso ai cubani al suo blog, che ha potuto restare in rete grazie ad un server tedesco. "Quando uscirò da Cuba sarà già un segnale di cambiamento, significa che discutere a Cuba non significherà più automatica penalizzazione.

In diretta anche i primi dati relativi alla catastrofe degli uragani che stanno colpendo il paese in questi giorni: Yoani parla di 62000 case completamente rase al suolo e di circa 5000 milioni di dollari di danni provocati. Dibattito ripreso successivamente dagli altri relatori in un
cinema Apollo raramente così affollato.

Introdotto dal moderatore Omero Ciai, Jon Lee Anderson ha evidenziato l'ancora forte incidenza di Fidel nella politica cubana, potere che probabilmente ha limitato le iniziali concessioni del governo del fratello Raul. Presidente nel quale il cileno Roberto Ampuero, fresco di presentazione del suo nuovo libro I nostri anni verde Oliva, vede qualche speranza per il suo paese d'adozione, pur sottolineando la mancanza, a Cuba, di una cultura democratica, motivo che ritiene alla base di una mancata sollevazione popolare, seppur dopo 50 anni di governo dello stesso partito.

Ha raccontato la Cuba esiliata Rui Ferreira, portoghese vissuto a Cuba e poi negli States, l'impazienza che si respira in una Miami che sente che
presto avverrà il grande cambiamento, siano gli uragani o la morte di Fidel a causarlo. "A Cuba la gente discute da mattina a sera - ha continuato - ma è assurdo come non ci sia modo di rendere pubblici questi dibattiti". Con lui su questo punto anche Canek Sanchez Guevara, nipote del Che, che lamenta il divieto di associazionismo in un paese che ha lasciato "perché non c'è socialismo dove la società non ha potere decisionale" e alla comanda di uno spettatore su quale possa essere una buona forma di governo democratico risponde: "la cultura democratica è quella che stiamo facendo qui: scambiare idee e discutere di temi pubblici pubblicamente, ma non so quale sia il modello ideale di democrazia". E aggiunge, ironico ma lapidario: "…e se lo stabilissi io, non sarei democratico!"