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INTERNAZIONALE (4ott) - La questione tibetana raccontata da due protagonisti

A Ferrara l'abbraccio tra il poeta cinese Yu Hau e il lama Gheshe Tenzin Tenphel

04-10-2008 / Giorno per giorno

(sabato 4 ottobre, ore 15,30)
Sullo sfondo, una grande e suggestiva installazione ad opera della rivista Colors dal titolo "Vittime", per la quale trenta monaci tibetani hanno accettato di donare le loro preghiere alle vittime del terremoto che ha devastato la regione cinese del Sichuan; davanti, un folto pubblico arrivato sabato mattina - seconda giornata di Internazionale a Ferrara - alla Sala Borsa della città estense per assistere all'incontro tra il noto scrittore cinese Yu Hau e il lama Gheshe Tenzin Tenphel. Un'occasione importante per sentire dialogare fra loro due culture, quella cinese e quella tibetana, che difficilmente riescono ad entrare in contatto tra loro. A moderare la conversazione la giornalista di Internazionale Liliana Cardile che non ha tardato a ribadire la necessità di restituire una sua complessità alla questione tibetana al di là delle semplificazioni che spesso emergono dalla stampa occidentale.
L'incontro si è aperto con un gesto di conciliazione, il lama Tenphel ha regalato a Yu Hau una sciarpa tibetana tradizionalmente considerata di buon auspicio, e si è concluso con un caloroso abbraccio tra il monaco e lo scrittore salutato dal pubblico con un grande applauso. In mezzo le parole e le posizioni lontane, a tratti contrastanti, dei due protagonisti, ma ricche di voglia di conciliare e di trovare dei punti di accordo
Ovviamente il punto di disaccordo è quello di sempre: da una parte il monaco ha sostenuto che "il Tibet chiede l'indipendenza perché non vede rispettate le sue caratteristiche etniche", dall'altra lo scrittore, che dopo essersi dichiarato un cittadino cinese comune, non appartenente al partito comunista, ha sostenuto che per lui parlare di Tibet è parlare di Cina. "I tibetani sono miei fratelli - ha detto - e per me è normale considerarli tali". Secondo Yu Hau poi la soluzione sarebbe da ricercare nella storia degli ultimi sessant'anni in Cina, perché fermarsi all'oggi non dà una visione d'insieme. "Ho l'impressione - ha detto lo scrittore - che l'Occidente legga il Tibet di oggi con troppa fascinazione e in modo non realista. Bisognerebbe pensare ai grandi numeri, nel nostro paese ci sono zone poverissime dove tantissime persone muoiono di fame, anche di questo bisognerebbe occuparsi".