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Internazionale: il conflitto in Cecenia

"Nel mio paese oggi non parla più nessuno"

04-10-2008 / Giorno per giorno

Tag: Cecenia, "Milena Terloeva" - Ferrara 4 ott, ore 19,53

E' la giornalista cecena Milena Terloeva a lanciare il drammatico segnale di una guerra strisciante ancora in corso nel suo paese durante uno straordinario dialogo tra due giornaliste al fronte. Si è parlato anche di Cecenia ad Internazionale a Ferrara e l'attenzione e l'interesse del pubblico è salito alle stelle. Auricolari con traduzione simultanea esauriti dieci minuti prima dell'inizio; aperta anche la sala Apollo 4 abitualmente riservata agli incontri tra relatori e stampa. Code, code e tanto entusiasmo. Si è discusso soprattutto di cambiamenti e di paura, dalla parte di chi in Cecenia è tornato dopo anni. Introdotte da Jacopo Zanchini, vicedirettore di Internazionale, due coraggiose firme del giornalismo al femminile si sono confrontate prima della proiezione del documentario di Eric Bergkraut sulla storia di Anna Politkovskaja, Letter to Anna, per la prima volta presentato in Italia.
"Quando ho lasciato il paese - racconta Milana Terloeva, giornalista cecena tornata in patria dopo anni trascorsi in Francia - c'era una guerra terribile. Ma la gente parlava, esprimeva il suo dissenso. Ora che sono tornata, a bombardamenti cessati, la guerra continua in altri modi: opprimendo le famiglie dei combattenti, creando paura e terrore. Nel mio paese oggi non parla più nessuno".
"La guerra iniziata nel '99 in realtà non è ancora terminata", ha continuato Asne Seierstad, reporter norvegese inviata in Cecenia. "A metà degli anni novanta, durante la prima guerra contro la Russia, i ceceni erano pieni di orgoglio, forti e uniti contro lo stesso nemico. L'impressione che ho adesso, tornando, è quella di una guerra tra gli stessi ceceni. Negli ultimi anni, quanto più aumentavano gli attacchi dei Russi, tanti più i ceceni passavano dalla loro parte e si schieravano contro la resistenza".
Riflessioni anche sull'odio cieco che caratterizza questa fase politica. Raccontano aneddoti di violenza gratuita verso famiglie intere e convergono con Zanchini nel ritenere la Cecenia "tanto un fine, quindi un nemico da sconfiggere, quanto un mezzo di Putin per ottenere sempre maggior potere". E se nel cercarne le ragioni la Seierstad parla di propaganda, Milana risponde: "E anche se ce ne fosse una non si può ammettere una ragione per questo odio".
Parlando di censura e libertà di informazione la domanda del pubblico cade sulla situazione italiana e, partendo da un elogio al coraggio di reporter come Anna Politkovskaja, concludono sottolineando che "le notizie date dai media sono perlopiù quelle che il pubblico vuole leggere".