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Riconoscimento alla portavoce della condanna del "femminidicio" in Messico

Ferrara rende onore al coraggio di Marisela

22-10-2008 / Giorno per giorno

Una donna in lotta per le donne, della sua terra e del mondo. Marisela Ortiz Rivera si batte da anni, con passione, per portare alla luce la lunga catena di omicidi che ha reso tristemente famosa Ciudad Juárez, in Messico, come la città dei crimini contro le donne. Al suo coraggio e alla sua lotta Ferrara ha voluto oggi rendere omaggio con la consegna di una targa, nella residenza municipale, da parte dell'assessore alla Pace e alla cooperazione internazionale Massimo Maisto. "Come ente locale che lavora per la pace - ha dichiarato l'assessore - abbiamo voluto testimoniare il nostro sostegno agli abitanti di una città duramente segnata dal fenomeno della violenza, ma soprattutto abbiamo voluto rendere onore al coraggio di una donna che ha dimostrato che con la denuncia è possibile far cadere il velo di omertà con cui si è permesso il perpetuarsi dei crimini". "Sono profondamente grata - ha dichiarato Marisela - del riconoscimento di cui mi avete onorata e che condivido con le donne che hanno subito violenza o che lottano per difendere i diritti violentati delle loro figlie. Il vostro gesto riveste una grande importanza per la nostra battaglia, poiché aumenta la pressione politica nei confronti del governo messicano, spronandolo a compiere il proprio dovere contro questi delitti".
Dai primi anni '90, ha spiegato Maisto, la città di Ciudad Juárez, ai confini con gli Stati Uniti, è teatro di una serie di crimini efferati ai danni di giovani donne, quasi tutte fra i 15 e i 25 anni. I dati a disposizione parlano di oltre 460 omicidi e di 600 sparizioni, riconducibili, secondo autorevoli teorie, a riti d'iniziazione imposti dai clan mafiosi e dai narcotrafficanti locali ai loro nuovi membri. Le donne rapite sono vittime di stupri e torture e, dopo essere state uccise, vengono abbandonate in canali di scolo o in terreni deserti, e molto spesso non vengono mai più ritrovate dai familiari. Il tutto avviene nella quasi totale impunità, favorita dal clima di omertà che offusca il fenomeno.
La strenua battaglia di Marisela per la denuncia di queste atrocità ha preso il via nel 2001, dopo la scomparsa della sua allieva diciassettenne Lilia Alejandra García Andrade. Assieme ai familiari e agli amici di altre vittime ha fondato l'associazione Nuestras hijas de regreso a casa, con l'intento non solo di creare una rete di solidarietà tra chi ha subito la perdita di una persona cara, ma anche di dare impulso alla giustizia, affinché si puniscano i colpevoli e si arresti la scia di sangue.
Il percorso di informazione e di accusa che Marisela ha avviato in ambito internazionale l'ha condotta in questi giorni nella nostra città, grazie anche alla collaborazione dell'Amministrazione comunale e delle associazioni "Le Case degli angeli di Daniele", OltreConfine, Udi, Arci e Movimento Nonviolento. Il fitto programma ferrarese l'ha vista protagonista di incontri con le scuole e di una conversazione pubblica che si è tenuta ieri a palazzo Bonacossi. "Quella che Marisela ha portato a Ferrara in questi giorni - ha dichiarato la presidente della commissione consiliare Donne elette Mirella Tuffanelli - è la testimonianza di una persona che rischia quotidianamente la vita per difendere i diritti delle donne vittime di violenza. A lei e alla sua battaglia va tutto il nostro sostegno, con l'impegno delle nostre istituzioni a costruire insieme un percorso di denuncia che accresca la pressione internazionale sulle autorità messicane attorno a questi temi". "Ci uniamo - ha aggiunto l'assessore alla Pari opportunità Marinella Palmieri - alla lotta di Marisela a difesa delle donne, contro chi in tutto il mondo usa la violenza per colpire una parte fondamentale della società. Per questo è importante combattere anche contro la diffusione mediatica di messaggi che usano determinati comportamenti femminili come pretesto per giustificare efferati atti di violenza".