Domenica 16 la seconda delle visite alle chiese cittadine
Alla scoperta delle rigorose geometrie rinascimentali di San Francesco
13-11-2008 / Giorno per giorno

Progettata da Biagio Rossetti, che ne ha fatto la più rinascimentale delle chiese ferraresi, San Francesco sarà protagonista, domenica 16 novembre, della seconda tappa dell'itinerario tra le chiese cittadine organizzato da Comune e Diocesi, per le domeniche di novembre. Ferraresi e turisti saranno guidati alla scoperta delle opere d'arte e delle vicende storiche dell'edificio di culto da due esperti della materia: il ricercatore storico del servizio comunale Beni monumentali Francesco Scafuri e il curatore dei musei civici di Arte antica Giovanni Sassu.
L'appuntamento è per le 9,30 sul sagrato della chiesa, in via Terranuova, angolo via Savonarola, e la partecipazione all'iniziativa è gratuita.
Chiesa di San Francesco
(testo a cura di Francesco Scafuri e Giovanni Sassu)
Costruita a partire dal 1494 su preesistenti edifici di culto francescano, il progetto viene rivendicato al grande architetto ferrarese Biagio Rossetti. La Chiesa di San Francesco può essere definita come la più rinascimentale fra quelle ferraresi per la rigorosa geometria dell'impianto.
Un importante intervento di ricostruzione si rese necessario dopo il terremoto del 1570, tuttavia le opere, eseguite da Padre Agostino Righini, non stravolsero l'impianto architettonico generale rossettiano. Nel secolo successivo fu parzialmente smantellato il Campanile della Chiesa (costruito da Giovan Battista Aleotti nel 1606), poiché aveva raggiunto una pendenza particolarmente pericolosa: rimase, così, tronco come oggi lo vediamo.
Il Tempio, chiuso come tanti altri alla fine del Settecento in seguito alle soppressioni napoleoniche, fu riaperto nel 1815 e nel 1853 ebbero inizio importanti lavori di consolidamento statico alle strutture di fondazione, diretti dall'architetto Antonio Tosi Foschini, che durarono oltre un decennio.
La Chiesa di San Francesco rappresenta uno degli "esempi più tipici della poetica di Biagio Rossetti", il quale si ispirò al linguaggio del rinascimento toscano, mediato dalle esperienze architettoniche della tradizione ferrarese. Basti guardare il prospetto principale ed in particolare le volute (gli elementi architettonici a spirale), che richiamano alla memoria quei modelli costruttivi a doppio ordine di cui la facciata della Basilica di Santa Maria Novella a Firenze di Leon Battista Alberti (il cui rifacimento inizia nel 1458) rappresenta l'esempio precedente più calzante.
Il prospetto principale di San Francesco, come pure il fianco su via Savonarola, é contraddistinto inoltre da una serie di lesene di dimensioni ragguardevoli che scandiscono gli spazi interni. Particolarmente interessante la cornice in cotto con bellissimi fregi (caratteristica anche di altre Chiese rossettiane) che, dividendo praticamente a metà la facciata, continua anche sul fianco meridionale, quasi a smorzare lo stacco tra il prospetto principale e quello laterale, in modo da evitare una visione troppo frontale dell'edificio, abbandonata dal Rossetti a favore della vista in prospettiva o in diagonale.
Secondo gli studiosi questa Chiesa ferrarese riveste particolare importanza nel panorama architettonico locale, poiché rappresenta forse il primo esempio su vasta scala dell'applicazione delle teorie rinascimentali. Nel Tempio, a croce latina con tre navate e ventidue Cappelle, il Rossetti esalta ad esempio la geometrizzazione degli spazi interni: si pensi alla suddivisione in quattro quadrati uguali della navata centrale e alla duplice fila di otto moduli che fiancheggiano ogni lato maggiore di essa, formando così le due navate laterali e la doppia fila di Cappelle. I suggestivi effetti di luce, determinati dalla particolare posizione delle finestre progettate dal grande architetto di corte, conferiscono poi al grandioso ambiente un fascino unico.
Fra le opere che ornano l'interno, assai rilevante è la Cattura di Cristo, affresco dipinto da Garofalo conservato nella prima Cappella a sinistra. A destra nel transetto l'imponente mausoleo d'epoca barocca del marchese Ghiron Francesco Villa, mentre nel transetto sinistro si conserva un pregiato sarcofago di maestranza ravennate risalente al V secolo.
L'Altare maggiore è decorato dal grandioso trittico (Resurrezione, Ascensione, Deposizione) di Domenico Mona (1580-83).