Oggi in municipio la consegna di una targa di riconoscenza
Omaggio della città al comandante Zanardi: un soldato, un italiano, un resistente
22-12-2008 / Giorno per giorno

"Spero siate qui non solo per me ma per l'Istituto Nastro Azzurro che rappresento e che onora tutti gli italiani che hanno fatto qualcosa di più del loro dovere. Accetto quindi questo omaggio a nome dell'associazione e a nome di tutti i marinai e gli italiani". Con queste parole Giorgio Zanardi ha ricevuto oggi nella residenza comunale dalle mani della vicesindaco Rita Tagliati una targa di riconoscenza, a firma del sindaco Gaetano Sateriale, con la dicitura "La città di Ferrara rende onore al comandante Giorgio Zanardi, Presidente nazionale dell'istituto del Nastro Azzurro, un soldato, un italiano, un resistente, per i meriti acquisiti al servizio della propria città, della Marina, della Patria".
"Alla medaglia d'argento, testimonianza del suo contributo alla Patria, - ha affermato la vicesindaco - vogliamo unire un piccolo oggetto simbolico ma capace di rendere manifesta la riconoscenza della città, in un grazie collettivo ad una figura di combattente che si è distinta nelle importanti vicende storiche nazionali che hanno segnato l'esito del secondo conflitto mondiale." Vicende - è stato ricordato - ben sintetizzate nel libro di memorie del comandante, pubblicato nel 2000 dal titolo 'Un soldato un italiano', ristampato proprio quest'anno.
"Questo a Giorgio Zanardi - ha quindi ribadito la vicesindaco - vuole essere il primo dei riconoscimenti tangibili di una serie che come Amministrazione vogliamo attivare per i molti testimoni ancora viventi della nostra storia. Un percorso che dovrebbe presto riguardare Ugo Veronesi, Ferruccio Ferrucci, Giorgio Franceschini e così via."
All'incontro in sala Arengo erano presenti rappresentanti di associazione combattentistiche e partigiane ferraresi, autorità cittadine, amici del comandante.
Sergio Romano - articolo pubblicato su 'Il Corriere della Sera' del 2 gennaio 2000 in occasione dell'uscita del libro di memorie di Giorgio Zanardi "Un soldato un italiano": "MEMORIE La fine del '900 ha prodotto un curioso effetto in molti che hanno partecipato all' ultima guerra: il desiderio di scrivere la storia personale. Con libri spesso usciti a loro spese ITALIA La febbre dell' autobiografia Non credo che un numero tondo sia piu' importante di un qualsiasi altro numero e non credo che la fine di un secolo o la fine di un millennio siano piu' significativi di un qualsiasi altro periodo della storia umana. Ma la fine del Novecento ha avuto su molti italiani un curioso effetto: li ha indotti a tirare le somme e a scrivere le loro memorie. Non parlo di letterati, saggisti e giornalisti, ma di persone che si sono servite della penna, nel corso della loro vita, per scrivere principalmente rapporti, relazioni e lettere d' affari.
Puo' accadere che il libro finisca in libreria, ma nella maggior parte dei casi e' destinato a una circolazione familiare e confidenziale. Se l' autore puo' permetterselo, appare in bella veste presso un tipografo o un piccolo editore di provincia. Se non puo' , un computer e una stampante permettono di fare, ai nostri giorni, un decoroso "samizdat" (si chiamavano cosi' in epoca sovietica i libri e gli opuscoli che i dissidenti confezionavano nelle loro case). Come spiegare questa "febbre delle memorie"? Al di la' dell' influenza psicologica che la fine del secolo ha forse esercitato su questi improvvisati memorialisti, la ragione e' prevalentemente anagrafica. Il conto e' semplice. I piu' giovani fra gli italiani che hanno fatto la seconda guerra mondiale hanno oggi piu' di settant' anni e gli altri, mediamente, sono sull' ottantina. Quelli che sono stati chiamati alle armi sin dall' inizio del conflitto hanno cambattuto in Africa, in Grecia, in Jugoslavia, in Russia.
Quelli che erano alle armi l' 8 settembre del 1943 hanno dovuto fare, senza l' aiuto di nessuno fuorché della loro coscienza, la scelta più difficile della loro vita: fuggire e tornare a casa? Consegnare le armi ai tedeschi e accettare la disfatta? Combattere con la Repubblica di Salò ? Partecipare alla Resistenza? Passare al Sud e risalire la Penisola nelle formazioni alleate? Finita la guerra hanno sepolto quel drammatico momento in un angolo della loro memoria e si sono messi a lavorare, rabbiosamente, per recuperare il tempo perduto.
Il tenente di vascello Giorgio Zanardi si è dimesso dalla Marina dopo il referendum istituzionale del 2 giugno 1946, ha lavorato in Brasile, ha concluso la sua carriera professionale alla presidenza di una società d' assicurazioni.
Nel 1944 Zanardi era a La Spezia. Rifiutò l' arruolamento nella Marina di Salò , passò le linee, lanciò messaggi di propaganda da Roma per annunciare che la Regia Marina era ancora "in piedi" e batteva bandiera italiana, tornò al Nord con una missione del Sis (il servizio informazioni della Marina), approdò a Milano negli ultimi mesi della guerra con un messaggio dei reggenti di San Marino, passò nuovamente le linee remando lungo le coste con una barca di fortuna, ebbe alla fine della guerra una medaglia d' argento.
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Non appena l' Italia venne spaccata in due il tenente di vascello Giorgio Zanardi fu dominato dal desiderio di ricongiungere la Marina all' insegna di una stessa bandiera e di una stessa missione: la difesa dei territori orientali contro le formazioni di Tito o la protezione delle industrie del Nord dai sabotaggi tedeschi nelle ultime settimane della guerra. Il suo progetto era vago, fantasioso, irrealizzabile, ma le sue energie e la sua testardaggine furono in quei mesi inesauribili.
Comincia così un sorprendente romanzo picaresco in cui Zanardi - Don Chisciotte attraversa più volte il fronte per portare messaggi che lasciano i suoi interlocutori increduli, ma sbigottiti dal suo coraggio e dalla sua buona fede. Mi chiedo quale altro italiano, in quei mesi, abbia bussato a tante porte e sia riuscito ad avere incontri con l' ammiraglio Giuseppe Sparzani, ministro della Marina del governo fascista, Umberto di Savoia, il cardinale Schuster, Valerio Borghese, comandante della X Mas, Serafino Mazzolini, sottosegretario agli Esteri di Mussolini, i rappresentanti delle commissioni alleate a Roma. Il caso Zanardi ricorda agli storici quante trame siano state tessute e quante iniziative individuali siano state prese nei mesi caotici fra il settembre del 1943 e l' aprile del 1945. Gli autori di queste memorie hanno alcuni caratteri comuni.
Sono borghesi, fortemente nazionali (se non nazionalisti), monarchici, indignati dalla sventatezza con cui Mussolini ha gettato il Paese nella guerra, decisi a non combattere nelle formazioni della Repubblica sociale e, con una eccezione (Gnecchi - Rusconi), ufficiali dell' esercito o della Marina.
Anziché scegliere le brigate partigiane d' ispirazione comunista, socialista o repubblicana hanno cercato di combattere o resistere in un modo conforme alla loro formazione culturale e all' orizzonte sociale da cui provengono. Hanno fatto insomma una Resistenza anomala, "borghese" e cavalleresca, quella che nelle storie canoniche è relegata in qualche nota a piè di pagina.
E hanno scritto le loro memorie perchè temono che di questa guerra e di queste personali esperienze scompaia, quando loro se ne saranno andati, persino il ricordo."