Presentati i dati sulla salute della popolazione ferrarese italiana e straniera
Malattie e ricoveri specchio delle trasformazioni sociali
28-01-2009 / Giorno per giorno

Disturbi cardiocircolatori per gli italiani, gravidanze e traumi per gli stranieri. I motivi che con più frequenza inducono i ferraresi a far ricorso alle strutture ospedaliere sono spie degli importanti mutamenti in atto nella società cittadina, protagonista in questi anni di un'autentica rivoluzione della propria composizione demografica.
A rivelarlo, assieme a molte altre informazioni sui pazienti curati e dimessi tra il 2003 e il 2006 dall'azienda ospedaliera di Ferrara, è il rapporto sullo stato di salute degli italiani e degli stranieri residenti in città promosso dall'assessorato comunale alla Sanità ed elaborato dagli uffici Statistica del Comune e dell'azienda Ospedaliera e dalla sezione Igiene e Medicina del lavoro dell'Università.
Intento dello studio, come sottolineato stamani in conferenza stampa dall'assessore Maria Giovanna Cuccuru, è quello di evidenziare informazioni dettagliate sulle condizioni di salute della popolazione straniera, in costante crescita nel nostro territorio, e sulle eventuali differenze rispetto a quelle dei cittadini italiani, per poterne tener conto nella programmazione delle future politiche sanitarie e sociali.
In base a quanto emerso, e riferito da Stefania Agostini dell'ufficio Statistica del Comune, negli ultimi dieci anni, gli stranieri residenti a Ferrara sono quintuplicati, e, secondo i dati del 31 dicembre 2006, dei quasi seimila immigrati (che rappresentano il 4,4% dei residenti), circa la metà (48%) viene dai Paesi Europei non appartenenti all'Unione Europea dei 25, il 12% dall'Africa settentrionale e il 17% da Paesi asiatici.
La componente femminile è nel complesso superiore rispetto a quella maschile, ma con notevoli differenze fra le diverse nazionalità. La comunità più numerosa è quella ucraina (916 persone), per l'85% composta da donne impiegate come assistenti familiari; segue la comunità albanese con 754 unità, più equilibrata nel rapporto maschi/femmine, poi quella moldova e quella rumena, mentre è al 5° posto si trova quella marocchina, che viene percepita come una delle più presenti dai servizi sociali ed educativi, poiché da più tempo presente nel territorio cittadino.
Dai risultati è emerso un incremento del 363% dei ricoveri di cittadini stranieri nel quadriennio 2003-2006 e un numero di giornate medie di degenza degli stranieri nettamente inferiore a quelle degli italiani, come effetto della diversa distribuzione per età dei due contingenti.
L'andamento dei ricoveri di residenti stranieri è correlato ai cambiamenti in atto, e in particolare all'incremento dei ricongiungimenti familiari e delle nuove generazioni di nati, oltre che dei flussi di donne dell'est europeo con età superiore a 40 anni, e alle modifiche nella composizione per nazionalità dei flussi migratori. Fenomeni che si riflettono su altrettanti dati emersi dalla ricerca: l'aumento dei nati e dei ricoverati da 0 a 5 anni; l'aumento delle donne delle fasce più giovani (15-29 e 30-44), che vengono ricoverate principalmente per problemi di natura ostetrico - ginecologica; la maggiore incidenza dei maschi in età lavorativa e l'aumento della fascia degli ultrasessantenni, conseguenza fra l'altro del consolidamento della presenza straniera residente.
Particolarmente evidenti sono poi le disuguaglianze in termini di tipi di patologie emerse fra le due popolazioni esaminate, e riconducibili principalmente alla differenze di età, sesso e stili di vita. Per gli italiani spiccano le malattie e i disturbi dell'apparato cardiocircolatorio, dell'apparato digerente, del sistema muscolo-sceletrico e del sistema nervoso, segni di una prevalenza di fasce d'età anziane. Mentre per le straniere predominano i ricoveri per gravidanza, parto e interruzione volontaria di gravidanza e, ancora, per gli stranieri le infezioni da Hiv, i traumatismi multipli, gli avvelenamenti e le intossicazioni da farmaci. Disturbi questi ultimi legati, secondo quanto evidenziato anche dal prof. Pasquale Gregorio dell'Università di Ferrara, alle condizioni di vita e di lavoro che generalmente caratterizzano le diverse comunità straniere in Italia.
"I dati raccolti - ha sottolineato ancora il direttore dell'azienda ospedaliera Davide Fabbri - ci dicono che la medicina deve farsi carico dei cambiamenti in corso nel quadro sociale per offrire risposte efficaci ai nuovi bisogni. Anche rinnovando l'attenzione, sul piano sia terapeutico che preventivo, verso malattie da noi già debellate o verso problematiche per noi meno frequenti".