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Sabato l'inaugurazione ufficiale della via a lui intitolata e un momento commemorativo a Casa Cini

Una strada e un incontro per ricordare il beato Alberto Marvelli

19-03-2009 / Giorno per giorno

Una cerimonia ufficiale per inaugurare la via a lui intitolata e un incontro pubblico a casa Giorgio Cini per commemorarne la vita e le opere. Saranno questi i due momenti che la città dedicherà sabato 21 marzo al beato Alberto Marvelli, nato a Ferrara il 21 marzo 1918 e cresciuto a Rimini dove morì a soli ventotto anni in un incidente stradale nell'ottobre del 1946. Marvelli è ricordato come una figura esemplare di laico cattolico, attivo e impegnato nello studio, nel lavoro, nella chiesa, nella società e nella carità verso i poveri. Laureatosi in ingegneria lavorò alla Fiat di Torino, fu vicepresidente diocesano dei giovani di Azione Cattolica e presidente dei laureati cattolici e divenne assessore a Rimini della prima giunta del Comitato di liberazione. Quando nel dopoguerra rinacquero i partiti e si iscrisse alla Democrazia Cristiana, sentì e visse il suo impegno in politica come un 'servizio alla collettività organizzata: l'attività politica poteva e doveva diventare l'espressione più alta della fede vissuta'. Proposto dalla Chiesa come modello di 'santità nel quotidiano' per i cristiani del terzo millennio, è stato proclamato beato nel settembre del 2004.
"Tutto è nato dalla segnalazione fatta alcuni anni fa dal consigliere comunale Massimo Masotti - ha sottolineato la vicesindaco Rita Tagliati illustrando oggi, insieme ai rappresentanti della società di San Vincenzo de Paoli, il calendario delle iniziative programmate - Da quel momento, attivata la Commissione comunale Toponomastica, si è proceduto ad intestare al beato Alberto Marvelli il tratto di strada che dalla rotatoria collega via Ravenna con via Boschetto. Era mancato però, fino ad ora, il momento ufficiale dell'inaugurazione che fornisse anche l'occasione per approfondire le caratteristiche di questo insigne ferrarese."
"Mentre a Rimini sono frequentissimi i richiami alla vita di Marvelli - ha confermato il consigliere Massimo Masotti - a Ferrara era finora quasi uno sconosciuto. Una vera mancanza, soprattutto considerando come Marvelli possa ancora oggi rappresentare un riferimento per tutti noi per l'importante impegno politico e umano dispiegato nel breve arco di tempo della sua vita."
L'occasione per approfondirne la figura di Marvelli sarà quindi sabato 21 marzo, data scelta anche per ricordare l'anniversario della sua nascita. Presenti autorità civili e religiose e alcuni rappresentanti della famiglia, alle 11 si terrà la cerimonia inaugurale della strada (appuntamento in via Alberto Marvelli all'altezza dei vivai della ditta Zerbini, imboccando il tratto di strada dalla rotonda di via Ravenna); l'incontro commemorativo è invece previsto alle 15 a casa Giorgio Cini (parteciperanno l'arcivescovo di Ferrara mons. Paolo Rabitti, Gede Marvelli che ricorderà il fratello beatificato a Loreto, Fausto Tagliani presidente diocesano dell'Azione Cattolica e Luca Stefanini presidente nazionale della federazione della società di San Vincenzo de Paoli).

LA SCHEDA - Alberto Marvelli nacque a Ferrara il 21 marzo 1918, secondogenito di sette fratelli. La famiglia si trasferì a Rimini nel giugno del 1930 dove Alberto morì il 5 ottobre 1946 a soli ventotto anni per un incidente stradale. Il suo corpo riposa nella chiesa di Sant'Agostino. Fin da ragazzo Alberto visse con grande impegno la propria fede alimentandola con un'intensa vita di preghiera e testimoniandola nell'impegno dei propri doveri quotidiani di studio e di lavoro, nella chiesa, nella società, nella carità verso i poveri. Laureatesi in ingegneria, lavorò presso la FIAT di Torino; fu allievo ufficiale a Trieste. A Rimini fu vice presidente diocesano dei giovani di Azione Cattolica e presidente dei laureati cattolici. Nei tempi dell'ultima guerra e del dopoguerra, nella Rimini martoriata e distrutta dai bombardamenti, compì un'opera di grande rilievo. Dopo ogni bombardamento era il primo a correre in soccorso dei feriti, a incoraggiare i superstiti, ad assistere i moribondi, a sottrarre dalle macerie i sepolti vivi. Non solo macerie, ma anche fame: Alberto distribuiva ai poveri tutto quello che riusciva a raccogliere, dai materassi alle coperte, alle pentole. Comperava ogni genere di viveri, poi, con la bicicletta carica di sporte, andava dove sapeva che c'era fame e malattia. A volte tornava a casa senza scarpe o senza giacca: aveva donato a chi ne aveva più bisogno. Dopo la liberazione della città, il 23 settembre 1945, si costituì la prima giunta del Comitato di Liberazione; fra gli assessori c'era anche Alberto Marvelli. Non era iscritto ad alcun partito, non era stato partigiano, ma tutti avevano riconosciuto e apprezzato l'enorme lavoro da lui compiuto a favore degli sfollati. Era giovane, aveva solo ventisei anni, ma era dotato di concretezza nell'affrontare i problemi, di coraggio nelle situazioni più difficili, di disponibilità senza limiti. Gli venne affidata una delle funzioni più difficili; la Commissione alloggi, incaricata di disciplinare l'assegnazione degli alloggi in città, comporre vertenze, requisire appartamenti. Poi gli fu assegnato il compito della ricostruzione, come ingegnere del Genio Civile. Su un piccolo block notes Alberto scriveva: «servire è meglio del farsi servire. Gesù serve». Con questo spirito egli affrontava il suo impegno civico, cosi come è scritto nella lapide che il Comune di Rimini gli ha dedicato: «Portò nella vita pubblica l'integrità della sua vita privata, la profonda fede religiosa e democratica, l'elevata professionalità, l'onestà intellettuale e morale, l'inesauribile operosità, l'amore per gli umili e i diseredati». Quando a Rimini rinacquero i partiti si iscrisse alla Democrazia Cristiana. Sentì e visse il suo impegno in politica come un servizio alla collettività organizzata: l'attività politica poteva e doveva diventare l'espressione più alta della fede vissuta. La politica era per lui amore, era l'estrema conseguenza della carità sociale e strumento di verità. La preghiera, l'ascesi cristiana, l'amore fervidissimo a Dio e ai fratelli lo resero ammirabile per la carità operosa, per lo zelo apostolico, per l'impegno civico e politico. Giovanni Paolo II aveva detto di lui: «Ha mostrato come nel mutare dei tempi e delle situazioni i laici cristiani sappiano dedicarsi senza riserve alla costruzione del Regno di Dio nella famiglia, nel lavoro, nella cultura, nella politica, portando il Vangelo nel cuore della società». Il 22 marzo 1986 fu proclamato venerabile. Il 7 luglio 2003 fu riconosciuto un miracolo attribuito alla sua intercessione. Il 5 settembre 2004, a Loreto, papa Giovanni Paolo II lo proclamò beato.
(Scheda a cura di mons Fausto Lanfranchi di Rimini, fornita da Gede Marvelli)