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Raduno nazionale organizzato dalla Banda Comunale Musi

I suoni e la storia delle pive emiliane

09-06-2009 / Giorno per giorno

L'associazione Banda Musi di Ferrara ha organizzato dal 12 al 14 giugno in collaborazione con il centro Etnografico e con l'assessorato comunale alla Cultura, un raduno nazionale di Pive Emiliane ovvero di 'cornamuse' dell'appennino emiliano. Si tratta di strumenti che hanno conosciuto un periodo di estinzione ma che grazie all'opera di abili ricercatori e artigiani, uno in particolare è Franco Calanca, sta ritrovando pian piano estimatori e viene seguito soprattutto tra i gruppi che fanno musica folk e popolare in generale. Tutti gli appassionati, musicisti professionisti e non che utilizzano questo strumento si riuniranno a Ferrara nella sede della Banda comunale (viale Alfonso d'Este) per una tre giorni di seminari. Il momento clou sarà il concerto nel cortile del Castello Estense sabato 13 giugno alle 21.
Questo il programma dettagliato del Piva Raduno 2009:
- Venerdi 12 Giugno
ore 16 Ritrovo nella sede dell'associazione
ore 18,30 Pive in libertà per le vie del centro storico
- Sabato 13 Giugno
ore 9,30 - 12,30 Corsi di Musica di insieme con F. Bonvicini, Tecnica di strumento con F. Calanca, Danze e balli della tradizione popolare emiliana con G. Pennìca e S. Tommesani, Percussioni con M. Pambianchi e G. Tufano;
ore 15 - 18 Corsi di: Musica d'insieme con F. Bonvicini, Danze e balli della tradizione popolare emiliana con G. Pennica e S. Tommesani
Ore 21 Cortile del Castello Estense
Concerto "A corte con le pive"con: Pive nel Sacco, Lanterna Magica, Cisal Pipers e Banda del Piva Raduno

- Domenica 14 Giugno
Ore 9,30-12,30 Corsi di Tecnica dello Strumento con F. Calanca, Danze e Balli della tradizione popolare emiliana con G. Pennica e S. Tommesani, Percussioni con M. Pambianchi e G. Tufano

Ore 17 Presso il Maf di San Bartolomeo in Bosco Concerto di chiusura del Piva Raduno 2009 con i gruppi Pive nel Sacco, Lanterna Magica, Cisal Pipers e Banda Del Piva Raduno.

LE SCHEDE (a cura degli organizzatori)


LA PIVA EMILIANA

La piva emiliana, evoluta come altre cornamuse italiane dalle tibiae utricularis suonate nell'antica Roma, è una cornamusa nata nell'Appennino emiliano (nelle valli appenniniche tra Reggio Emilia, Parma e Piacenza), in uso fino agli inizi del 20° secolo.
È composta da un sacco in pelle naturale, in origine di capra o pecora, oggi in pelle di vitello; due bordoni, uno sopra la spalla sinistra e l'altro sopra il braccio destro; un insufflatore e un chanter, accordato in sol.
La piva era usata da contadini e artigiani al termine della lunga giornata di lavoro, in particolare accompagnava i balli staccati emiliani, come manfrine, gighe, quadriglie.
È poi caduta in disuso, fino a rischiare l'estinzione, poco prima dell'inizio della prima guerra mondiale, per diverse ragioni, ad esempio la difficoltà nella manutenzione e nell'accordatura; la comparsa di strumenti come fisarmonica e violino, con un'estensione più vasta; il basso grado di interesse da parte dei giovani per la cultura e le tradizioni rurali; e l'emigrazione all'estero e in città, con conseguente spopolamento dell'Appennino.
Oggi grazie a un abile artigiano, Franco Calanca, che ha ricostruito la piva sulla base di alcuni strumenti rinvenuti, questa cornamusa è tornata a far parte del folklore italiano, ed è riproposta da molti gruppi musicali anche in diversi generi musicali, che vanno dai balli staccati emiliani, alla musica popolare, medievale o in chiave più moderna, con repertori originali. Bruno Grulli, appassionato ricercatore di tradizioni orali, rinviene e censisce nove pive, che si possono suddividere in tre "famiglie": val Parma(2 esemplari), val Ceno/Taro (parmense)(3 esemplari), provincia di Piacenza (3 esemplari). Una nona piva di origini incerte è di proprietà di Ettore Losini, costruttore e suonatore di piffero e musa a Bobbio.

La piva di Franco Calanca
Il modello di piva in sol che Calanca propone presenta delle differenze rispetto alle nove pive ritrovate e censite da Bruno Grulli, differenze che però non alterano le caratteristiche fondamentali dello strumento, ma che aggiungono nuove note o risolvono problemi legati alla manutenzione. Il sacco non è più in pelle di capra o pecora ma in pelle di vitello o di mucca, più resistente e duratura; inoltre per fare il sacco non si usa più l'animale intero, sia per comodità sia perché la pelle sul ventre è più sottile e si rompe facilmente. La pelle, infine, ha un trattamento idrorepellente, che ne riduce il deterioramento a causa dell'umidità. Nei bordoni cambia di poco il disegno estetico, le casse di risonanza sono molto più accentuate e il canneggio interno del bordone basso è stato ristretto, per diminuire il volume e rendere più stabile il suono. Sul chanter, che in origine presentava sette fori anteriori, tutti di uguale diametro ed equidistanti, sono stati aggiunti due fori posteriori in corrispondenza dei pollici, per il la alto e il si bemolle, ampliando così la scala. I fori inoltre non sono più equidistanti e tutti uguali ma di diametri diversi, per ottenere una migliore intonazione e una più facile accordatura.

Recupero e diffusione della musica popolare emiliana
La musica popolare e tradizionale in genere, rappresenta il punto di partenza per la comprensione di molti stili musicali del nostro tempo. Non dobbiamo pensare ad essa come una forma artistica di basso livello sia dal punto di vista qualitativo che esecutivo. Al contrario invece, trattasi di un genere spesso dimenticato nonostante rappresenti un patrimonio storico culturale ricchissimo di materiale musicale, associato molte volte a danze, racconti, credenze popolari, dove i musicisti coinvolti sono quasi sempre attenti ricercatori e profondi studiosi, nel rispetto per la storia e le tradizioni. Non mancano naturalmente soluzioni rinnovate e adeguate alle nuove strutture narrative musicali, ma sempre plasmando nuove soluzioni e nuovi stimoli senza negare l'identità originaria.

L'Associazione Banda Filarmonica Comunale F. Musi di Ferrara persevera nel suo intento di salvaguardare e mantenere una memoria storica legata alla musica nelle sue varie espressioni. In questi anni sta lottando per recuperare e diffondere nuovamente il valore socio-culturale rappresentato dal complesso bandistico cittadino, che ormai centenario, deve continuare a rappresentare un riferimento, secondo il ruolo che la storia gli ha da sempre assegnato. Ora viene ricercato uno scambio con tradizioni musicali differenti, che da un certo punto di vista condividono le stesse difficoltà espressive nella società moderna italiana, quando in altri paesi invece, sono diventate "baluardo" rappresentativo nel mondo, della cultura musicale autoctona.