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CENTRO ETNOGRAFICO - Ritorna la Vciàda al MAF

12-02-2008 / Giorno per giorno

Ritorna la "Vciàda". La mostra curata dal Foto Cine Club "Il Girasole" di Voghiera sarà allestita al MAF, il Centro di Documentazione del Mondo Agricolo Ferrarese di San Bartolomeo in Bosco, dal 17 febbraio al 9 marzo prossimi e sarà presentata al pubblico domenica 17 febbraio durante uno degli ormai pluriennali "Incontri con il dialetto e la cultura popolare". Le fotografie de La Vciàda (o Vècia), realizzate negli anni Ottanta del secolo ormai passato, restituiscono una splendida documentazione di un rito carnevalesco tipicamente ferrarese, oggetto di divertimento popolare per svariate generazioni. In quegli anni i fotografi voghieresi vollero "fermarlo" con i loro obiettivi durante una rara rappresentazione proposta da una compagnia di Contrapò.
Nella tradizione popolare ferrarese (e alto polesana) la Vciàda costituiva un rito di questua denso di teatralità, il cui periodo di rappresentazione si estendeva dall'inizio dell'anno sino al giorno di Sant'Antonio Abate (popolarmente detto al dì dal Vción, ovvero il giorno del "Vecchione", 17 gennaio, protettore degli animali e apportatore degli ultimi doni ai bambini), ma solo a livello indicativo, concentrandosi soprattutto il 6 gennaio, al dì dla Vècia (il giorno della "Vecchia" o Befana), a volte, prendendo le mosse addirittura dal periodo più propriamente natalizio. Dopo avere conosciuto momenti di capillare diffusione prima dei conflitti mondiali (quasi ogni paese poteva contare su una propria compagnia) cadde nell'ultimo dopoguerra praticamente in disuso, salvo essere recuperato negli anni '70 e '80 da gruppi di teatro dialettale e mantenuto in essere in questi ultimi anni dalla Compagnia Teatrale "Esperia" di Portomaggiore e da qualche altra sporadica iniziativa, tra cui quella recentemente proposta dal gruppo teatrale "Briciole di Teatro" di Ferrara.
Le origini storiche de la Vciàda non sono note, anche se è risaputo che già nella metà del '400 gli estensi organizzavano per le vie della città un corteo festoso di maschere e giullari, che spingevano un grande carro pieno di doni sul quale la "Vecchia" si ergeva maestosa.
La rappresentazione popolare era identificabile alla stregua di una commedia popolare, libera all'improvvisazione delle singole compagnie e dei singoli attori-contadini. Il testo proveniva in gran parte dalla tradizione orale. Solo in tempi a noi più vicini i testi sono stati trascritti e la rappresentazione ha via via assunto una connotazione di "commedia teatrale". Le compagnie erano composte esclusivamente da uomini, in un numero che poteva oscillare da 20 a 40 (anche se non mancavano sodalizi con una sessantina di componenti). In epoca a noi più recente si è riscontrata invece una sempre più costante presenza femminile. Agli attori interpretanti i principali personaggi (Vecchio, Vecchia, Bambino, Dottore, Prete ecc.) si univano altre figure con ruoli diversi, come i suonatori, i "banditori"e i "portatori". Questi ultimi avevano il particolare compito di raccogliere i doni offerti dalla gente, dato che i principali scopi dell'andare in Vciàda erano il portare allegria di casa in casa e il raccogliere ("questuare") offerte che poi venivano consumate dalla compagnia (salumi, generi alimentari vari ecc.).
I luoghi scenici di rappresentazione della Vciàda erano in genere gli ampi porticati delle case coloniche o le stalle vuote dove la gente della borgata o dei casolari vicini la poteva seguire nelle ore serali. La scenografia e i costumi erano preparati dagli stessi "attori", che sapevano trasformare semplici cose in efficaci oggetti di scena.
Ad ingresso libero, la mostra potrà essere visitata da martedì a venerdì dalle 9.00 alle 12.00 e la domenica dalle 15.30 alle 18.30. L'iniziativa è promossa dal Centro Etnografico e dalla Circoscrizione Zona Sud del Comune di Ferrara, dal MAF e con la collaborazione dell'Associazione MAF. (Comunicato a cura del Centro Etnografico)