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CENTRO ETNOGRAFICO - Al MAF le favole in dialetto di nonna Nena

05-12-2008 / Giorno per giorno

Domenica 7 dicembre alle 15.30, nella sala conferenze del MAF, il Centro di Documentazione del Mondo Agricolo Ferrarese di San Bartolomeo in Bosco di Ferrara, sarà riproposta la presentazione - lettura del libro "Subiòl Nugàra, una fòla cuntàda da Nòna Nèna" nell'ambito del decennale di AR.PA.DIA., l'Archivio Padano dei Dialetti del Centro Etnografico / Centro di Documentazione Storica dell'Assessorato alle Politiche ed Istituzioni Culturali del Comune di Ferrara. L'iniziativa è inserita nel ciclo "Incontri con il dialetto e la cultura popolare" curati da Gian Paolo Borghi e Maria Cristina Nascosi per il Centro Etnografico del Comune di Ferrara, in collaborazione con la Circoscrizione Zona Sud e l'Associazione "Maf" San Bartolomeo in Bosco. Previsti gli interventi di Fiorella Manzini, figlia dell'autrice Elena Tissi, di Maria Cristina Nascosi e dell'editore Federico Bellini.
Coordinerà Gian Paolo Borghi.

LA SCHEDA (a cura degli organizzatori) - Subiòl Nugàra è la favola classica che adombra quelle di Perrault o dei Grimm, trasposta in termini popolari per un subconscio semplificato e per il bene di tutti i palati. NÒNA NÈNA è la signora Elena Tissi originaria di Ferrara e da anni residente a Bologna, classe 1918. Ha raccolto negli anni questa bellissima favola popolare per farla diventare, narrando narrando, un vero e proprio classico trascritto, non più tramandato solo oralmente, si è rivelata amore vero per la 'propria' lingua dialettale ferrarese, per la propria civiltà e cultura di origine, per le sue radici insomma.
Piena di ombre e di luci, di bene e di male, Subiòl Nugàra è una favola con tutti i crismi, dove il bene trionfa, ma il male, il potere, covano sotto la cenere, anche negli animi migliori, ma dotati di potere. Chi ha dimenticato: Ucci ucci, sento odor di cristianucci? Il re ha potere di vita o di morte sulla figlia, lei l'ha su chi non sarà all'altezza della sua intelligenza, piccola Giulietta ante-litteram che poi, al contrario dell'eroina shakespeariana, si …adatterà ad un nuovo amore (e ad una 'giusta' veste coniugale), andando incontro alla vita, non alla morte. Il finale, molto simile alla chiosa della fiaba letteraria, è probabilmente mutuato da questo genere e dalla introiezione, tra il popolare ed il cólto, che ne ha fatto la stessa Nòna Nèna, nel corso della sua esistenza. Si può perfettamente 'scomodare' Propp ed il suo ancora insuperato studio sulle "Radici storiche dei racconti di fate" o Angela Carter e la sua "Camera di sangue", quando parla delle favole come di storie con delitto anche efferato - come in questo caso: con le ossa si fanno tavolini, non si scherza, all'anima della purezza e dell'ingenuità fanciullesca cui era indirizzata la fòla o l'affabulazione che dir si voglia. Ma da sempre terrore ed incubo, sogni e fate vanno di pari passo per i bimbi e loro - ancora non a caso - sono affascinati dall'orrore che guardano con un occhio chiuso e l'altro bene aperto, come dire: il televisivo Zio Tibia, 'ovvia' cover da un successo di medium americano e l'ultimo cinematografico Kubrick di "Eyes wide shut" docent.