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SCUOLA DELLA NONVIOLENZA - Afghanistan. La cultura come sfida per la ricostruzione

15-12-2008 / Giorno per giorno

Martedì 16 dicembre alle 21, nella sede della Galleria del Carbone (via del Carbone 18/a - Ferrara), nuovo appuntamento della Scuola della non Violenza che propone un incontro dal titolo "Afghanistan. La cultura come sfida per la ricostruzione". La Scuola della Nonviolenza è promossa dal Centro Amiche e Amici della Nonviolenza in collaborazione con il gruppo Ferrara Terzo Mondo, il Centro Servizi per il Volontariato, la Galleria del Carbone e il Movimento Nonviolento.
LA SCHEDA (a cura degli organizzatori) - Di rientro il giorno precedente dall'Afghanistan, Marco Braghero sarà a Ferrara, alla Scuola della Nonviolenza, per raccontare la sua esperienza e presentare il libro da lui curato, Afghanistan. La cultura come sfida per la ricostruzione (ed. EGA, 2006). Marco Braghero è il presidente di PeaceWaves, una ONLUS nata nel 2001 per la formazione di giovani "ambasciatori di pace" e promotori di cittadinanza attraverso l'attivazione di progetti educativi in Italia e all'estero. Dal 2002 Peace Waves è in Afghanistan per la la ricostruzione del sistema educativo attraverso laboratori, attività sportiva ed artistica. A Kabul, Victoria School è un risultato concreto del suo impegno: la prima scuola di musica afghana aperta a donne di tutte le etnie. "Per chi si occupa di cooperazione internazionale, ripartire dal sistema educativo vuol dire prima di tutto offrire speranza e prospettive, imparare altri linguaggi, sostenere i processi di ricostruzione e il difficile percorso di democratizzazione e di cambiamento culturale", è scritto nella presentazione di Afghanistan, la cultura come sfida per il cambiamento, il libro di Marco Braghero con fotografie di Paolo Siccardi edito dal Gruppo Abele nel 2006.
Ma il progetto di PeaceWaves riguarda complessivamente il processo di pace. In un recentissimo articolo Marco Braghero si interroga sul futuro dell'Afghanistan e, dopo aver smontato una ad una le giustificazioni ufficiali della nostra presenza militare in quel Paese (è stato il governo locale a chiedercelo; difendiamo la nostra sicurezza e i nostri valori; combattiamo il terrorismo; portiamo la democrazia), suggerisce un piano di azioni, una sorta di progetto nonviolento in 7 punti per la ricostruzione del Paese che comprende, tra l'altro, il coinvolgimento della popolazione, il risarcimento alle vittime civili, la riconciliazione, la graduale sostituzione della presenza militare con le partnership politiche, economiche, sociali e culturali e gli investimenti sull'educazione e formazione. In questi mesi, in collaborazione con l'Università di Kabul, ANCB ed alcune Università Europee, PeaceWaves sta predisponendo una ricerca sulla percezione che hanno gli Afgani rispetto agli occupanti e su quelle che ai loro occhi sono le priorità e le urgenze per la popolazione. Porsi in ascolto è sempre un buon modo per incominciare.