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Discorso del sindaco tenuto nella seduta straordinaria del Consiglio Comunale sui fatti degli Stati Uniti

12-09-2001 / Giorno per giorno

Quello che segue è il discorso integrale del Sindaco tenuto nella seduta straordinaria del Consiglio Comunale di ieri sui fatti degli Stati Uniti. "Colleghi Consiglieri, oggi abbiamo purtroppo assistito ad una giornata che è destinata a restare nella memoria di tutti, e anche nella storia di questa nostra umanità, come una giornata disastrosa: la prima grande tragedia di questo nuovo secolo che è agli inizi. L'atto terroristico che ha colpito gli Stati Uniti ha certo colpito dei simboli economici e militari, ma ha anche troncato brutalmente la vita di migliaia di cittadini liberi e inermi. Il fatto cui abbiamo assistito oggi, le immagini che sono state diffuse dalle tecnologie di comunicazione in tempo reale, hanno non solo colpito la nostra coscienza, ma io credo la coscienza di milioni di persone rendendo più vulnerabile ogni nazione, ogni popolo di questo pianeta. Sta qui probabilmente il vero salto di dimensione del terrorismo, così come si è manifestato con i terribili episodi di oggi. Si parla e si è parlato di un salto tecnologico, di un salto di efficacia, di un salto di risorse finanziarie; questo probabilmente è vero, ma io voglio sottolineare il salto della diffusione del terrore che l'episodio di oggi è in grado di determinare. Da domani, non c'è dubbio, non solo negli Stati Uniti si sta diffondendo un senso di impotenza, di paura, di impossibilità di convivere pacificamente, che può portare a nuove chiusure, che può portare a nuove diffidenze, che può portare a nuove discriminazioni, io credo purtroppo in molti Paesi anche lontani dal teatro di quella tragedia. Anche questo è un effetto della globalizzazione e non certo un effetto positivo. Questo è il motivo per cui io credo - e condivido il documento che il Presidente ha proposto - che la lotta al terrorismo deve essere intrapresa senza alcuna esitazione, senza alcuna distinzione tra le diverse forme di terrorismo perché in qualche misura la sconfitta del terrorismo è la condizione primaria per costruire (purtroppo temo di dover dire ricostruire) un tessuto di dialogo e di convivenza fra tutti i popoli e tutti i paesi. In questo mondo da molto tempo vi sono ingiustizie, popoli che soffrono, popoli che lottano per la loro emancipazione. Noi siamo sempre stati accanto a loro e abbiamo sempre espresso a loro la solidarietà, ma nessun conflitto esistente in aree piccole o grandi del pianeta, nessun bisogno di emancipazione giustifica o può giustificare l'episodio cui oggi abbiamo assistito. Nessuno di questi conflitti può giustificare l'uso così efferato della violenza indiscriminata contro la popolazione civile. Certo, è giusto insistere nel ricordare, ciascuno a se stesso, che è utile colmare le disuguaglianze di questo mondo nel momento in cui esso si apre e si riducono i suoi confini. E' giusto insistere nel dire che la globalizzazione non può essere solo la globalizzazione della finanza e dei capitali, ma deve essere la globalizzazione dei diritti, primo fra tutti il diritto di esistere come nazione, come popolo, e il diritto di sopravvivere in un mondo in cui le disuguaglianze tendono ad allargarsi. Noi saremo ancora accanto a questi Paesi e alle aree di sofferenza del mondo. Dobbiamo però essere franchi con noi stessi, con la nostra opinione pubblica, con i nostri cittadini e dire assieme agli altri Paesi europei, assieme alle altre nazioni che oggi si sentono più deboli, che non è accettabile l'uso del terrorismo da parte di nessuno. La nostra solidarietà al popolo degli Stati Uniti è sincera, perché oggi è stato colpito un diritto all'esistenza, è profondamente convinta anche perché ci rendiamo conto che quella vulnerabilità che si sta diffondendo nell'opinione pubblica americana coinvolge anche noi, anche i nostri Paesi, anche le nostre Nazioni, anche le nostre istituzioni. Non di sola solidarietà, quindi, dobbiamo dare atto, ma di volontà - assieme al nostro Governo e ai Governi dell'Europa Unita - di mettere in atto tutte le misure di ordine politico e pacifico, perché venga garantita e ricostruita quella relazione tra popoli e nazioni che può fare di questo mondo, ma che ancora non ha fatto, un mondo globalmente civile e globalmente democratico".