Sateriale: "L'uccisione di Biagi un colpo alla libertà di pensiero"
20-03-2002 / Giorno per giorno
Discorso pronunciato dal Sindaco Gaetano Sateriale il 20 marzo in Piazza Trento Trieste all'indomani del barbaro assassinio del prof. Marco Biagi. Siamo ancora una volta a testimoniare, in tutte le piazze d'Italia, che il Paese reagisce con fermezza e unità agli attacchi alla convivenza e alla democrazia, da qualsiasi parte essi provengano. Così come ha saputo fare fermamente e unitariamente negli ultimi trent'anni. Anni che volevamo lasciarci alle spalle perché intrisi di morti innocenti, di una dialettica politica esasperata dal clima di violenza, di una democrazia non pienamente compiuta. Invece ieri, ancora una volta a Bologna, è stato barbaramente assassinato uno studioso, un servitore dello stato, un uomo pacifico, un riformista, un moderato, che non aveva altri torti se non quello di esporre alla luce del sole le proprie idee e il frutto delle proprie convinzioni. Come Tarantelli prima e D'Antona poi, l'uccisione brutale ed efferata di Marco Biagi non colpisce un simbolo del potere, ma la libertà di pensiero. La libertà di costruire progetti per migliorare e modernizzare il proprio Paese e presentarli a viso aperto alla discussione, anche critica degli altri, per farli prevalere. Contro questo diritto di testimoniare apertamente le proprie convinzioni interviene la trama oscura, il volto bendato, l'agguato vigliacco del terrorismo. Terrorismo che confonde l'interlocutore politico, o anche l'avversario da sconfiggere sul campo del confronto e della democrazia, con il nemico da eliminare, la persona da sopprimere, la voce da far tacere per sempre. Terrorismo vigliacco perché ha paura delle idee, vigliacco perché sceglie vittime indifese. Per questo, indicare un rapporto, anche indiretto, tra l'asprezza dello scontro sociale in atto nel Paese e il barbaro assassinio di Biagi è molto pericoloso e molto sbagliato. Persino antistorico in un Paese come l'Italia, che è stato capace di isolare e sconfiggere organizzazioni criminali ben più innervate nel disagio sociale, in anni in cui la democrazia era più debole e le trame eversive più diffuse, sia a destra che a sinistra. E' sbagliato associare il confronto sociale in corso ad un episodio fuori dalle regole della democrazia, perché così non è. E' sbagliato chiedere ai protagonisti di rinunciare ad avere delle convinzioni e fare un passo indietro. Anzi, il conflitto sociale e politico, svolto nel rispetto delle regole, con le idee e le persone che si confrontano a viso aperto, rafforza la nostra democrazia e normalizza un Paese che deve potersi misurare apertamente tra istanze diverse di innovazione e riforma, scegliendo liberamente di volta in volta. Sono proprio i terroristi, quelli che colpiscono nell'ombra vittime innocenti, a temere il confronto democratico a viso aperto, e lo temono perché non hanno idee da difendere, se non oscure evocazioni di poteri esterni, che condizionerebbero la vita democratica italiana, o espliciti progetti di distruzione della democrazia parlamentare. No: sono i terroristi che debbono fare uno, dieci, cento passi indietro. Sono loro che debbono essere additati, individuati e perseguiti. E troppo poco si è fatto dopo l'omicidio D'Antona per individuarli e assicurarli alla giustizia. Oggi costoro non godono della complicità o della simpatia di nessuno: non si può lasciarli agire impunemente. Noi invitiamo, invece, Governo e parti sociali a proseguire nel confronto in atto, secondo le regole, gli strumenti, le responsabilità e le autonomie che la nostra democrazia prevede. Perché questo Paese è maturo: sa distinguere le forme e i contenuti di una battaglia civile. Non si farà fuorviare, non asseconderà avventure nichiliste, non accetterà passivamente altro sangue. Si schiererà ancora una volta dalla parte della convivenza e della democrazia. L'unità delle istituzioni e delle forze politiche e sociali che c'è questa sera in questa piazza lo dimostra.