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Festa della Liberazione: l'intervento del Sindaco su "la Nuova Ferrara"

25-04-2002 / Giorno per giorno

Il 25 aprile è la festa di tutti coloro che hanno combattuto contro l'occupazione nazifascista e di quanti hanno fatto una precisa scelta di campo politica e ideale a fianco delle forze nate dalla Resistenza e che dalla Resistenza hanno mutuato gli ideali della democrazia e della libertà. Ricordare non significa certo cercare di mantenere vive le divisioni; al contrario significa rinsaldare la pacificazione, che fu resa possibile grazie a quegli eventi che diedero nuovo senso all'unità nazionale del nostro Paese, contro la dittatura, in difesa dei principi fondamentali dei diritti umani e che permisero la scrittura concorde della Costituzione. La Liberazione, in Italia e in tutta Europa, è stata un seme gettato su un terreno reso fertile dal sacrificio di molte persone. Quel seme è germogliato, ha prodotto prima l'unità delle singole nazioni diventando una pianta forte e robusta, ed ora promette di dare frutti anche all'unità dell'Europa che muove i primi passi, unica garanzia per una pace duratura, affinché i popoli possano conoscersi tra loro, superare le diffidenze, aprirsi al dialogo. Se oggi possiamo considerarci cittadini d'Europa, anche soltanto per via della moneta unica, se possiamo immaginare di viaggiare senza più frontiere, se possiamo ideare la nostra casa comune come frutto di un lavoro di dialogo e di confronto democratico, e non di annessioni e guerre, lo dobbiamo a quelle forze che seppero scacciare la dittatura nazifascista riconquistando, insieme alla libertà, la dignità di progettare il proprio futuro da protagonisti. Ed è su queste basi di libertà e integrazione che oggi si regge l'Europa. La chiusura all'interno dei propri confini nazionali non produce altro che diffidenza, astio, non conoscenza dell'altro, identificazione del nemico, odio. Bisogna ricordare sempre che la pace europea oggi è solida proprio in quanto è nata dall'avere avuto l'esperienza di conflitti terribili in casa animati da ideologie indegne della coscienza umana. Rimuovere la memoria di questi fatti vuol dire recidere con un colpo d'ascia una corda fatta di molti fili, di storie di singoli individui che hanno seguito la propria coscienza. Intrecciare i diversi fili di questa corda non vuol dire mettere tutti sullo stesso piano, ma essere consapevoli della propria storia, riconoscere che da una parte c'era chi lottava per la libertà e dall'altra chi quella libertà voleva negare. Solo questa consapevolezza, fatta propria da tutti, a prescindere dagli schieramenti, può tenere insieme i diversi fili e fare più robusto il legame di un'identità nazionale ed europea. Gaetano Sateriale