Comune di Ferrara

mercoledì, 21 maggio 2025.

Dove sei: Homepage > Lista notizie > "Il declino non è un destino"

INCONTRO PUBBLICO - A Tresigallo venerdì 12 novembre Zanda, Bertuzzi, Veltri e Romani

"Il declino non è un destino"

10-11-2010 / Giorno per giorno

Il Comune di Tresigallo, con il Patrocinio del Comune di Ferrara, per il ciclo "La giustizia, l'economia e la società", ha organizzato venerdì 12 novembre alle 17, nella sala della Cultura in via del Lavoro 2 a Tresigallo l'incontro sul tema "Perchè il declino non è un destino". Interverranno i senatori Luigi Zanda e Maria Teresa Bertuzzi, Elio Veltri e Franco Romani, presidente Camera Penale Ferrarese.
Modera l'incontro Vincenzo Musella. L'incontro sarà aperto da Maurizio Barbirati, sindaco di Tresigallo.

LA SCHEDA (a cura degli organizzatori)
"PENSIAMO AL FUTURO CHE CI ASPETTA,PENSIAMO A QUELLO CHE POSSIAMO FARE"
L'impressione è che qui l'emergenza non è affatto finita. Esisteva prima della crisi e continua ad esistere, esattamente negli stessi termini:siamo un paese che si muove troppo piano e troppo lentamente.
Vengono in mente le parole dell'ex Presidente Ciampi: diceva che qui ci vuole una scossa per far ripartire l'economia italiana. Ebbene,la scossa c'è stata:in due anni abbiamo perso quasi il 7% di PIL,ma dopo non è successo niente.
Il termine declino riferito alla situazione economica sociale dell'Italia è divenuto oramai così diffuso da assumere,più le connotazioni di uno slogan che i tratti di un'analisi. Per descrivere il declino dobbiamo inquadrare il fenomeno da diverse angolazioni: l'economia reale e la competitività,l'economia sommersa,lo sviluppo demografico,il divario tra Mezzogiorno e resto del paese,il fronte dell'istruzione/formazione,quello dell'innovazione tecnologica. Esse sono intimamente intrecciate tra loro e contribuiscono a dare una prima spiegazione del declino,oltre che a quantificarne le dimensioni.
Ci sono tuttavia altre ragioni,più profonde,che contribuiscono alla sua spiegazione.
Può essere descritto come un processo di deterioramento del senso civico e della cultura delle regole. Il peggioramento del contesto legale e regolamentare appare evidente per molte ragioni. Anzitutto l'incertezza di cosa si può fare e come si può agire,un fenomeno causato dalla moltiplicazione delle norme e della loro frequente rivisitazione,un processo,tra l'altro,che avviene spesso in maniera per niente trasparente.
La credibilità delle leggi e delle sanzioni è stata poi minata dal ritorno ad un utilizzo spregiudicato nella finanza pubblica di artifici contabili e di misure di dubbia efficacia e valore morale.
Occorre ricordare non solo e non tanto le misure stesse (scudo fiscale,condoni vari) quanto le modalità con cui esse sono state applicate:la ripetitività della misura la loro applicazione generalizzata,il mancato potenziamento dei controlli successivi e soprattutto l'anonimato hanno fatto di queste misure più una forma di recupero immediato del gettito che misure di vero consolidamento della finanza pubblica,lanciando nei fatti segnali di comprensione agli evasori e mettendo così a repentaglio il gettito futuro.
A questo si aggiunga: l'adozione di leggi che depenalizzando reati come il falso in bilancio hanno in realtà il rischio di stimolare il ricorso;il permanere di regole corporative - di ordini professionali e sindacali - che mirano a difendere lo status quo e quindi gli associati/occupati a scapito delle professioni e del lavoro.
Il fenomeno della eccessiva regolamentazione
è compendiato da un recente studio sulla competitività pubblicato dalla Bce:su un campione di dodici indicatori suddivisi in quattro classi (contesto legal/istituzionale,immagine del paese,sistema fiscale,infrastrutture per la produzione) l'Italia si trova all'ultimo o al penultimo posto in undici casi,specialmente per quanto riguarda il contesto legale e le infrastrutture.
E' vero che il Vecchio Continente non brilla per la sua vivacità e che tende a avere un passo meditato e sonnolento. Però lo stesso rapporto attribuisce alla zona euro una crescita mediamente superiore all'1,5% e in alcuni casi si sfiora il 2% di crescita annuale. L'Inghilterra,poi,sta regolarmente sopra il 2% e la Francia poco sotto. La Germania è in linea con l'Europa.
Da tutto ciò si ricava,qualunque cosa dicano gli esponenti del Governo,che l'Italia ha un serio problema di crescita. In termini ancora più chiari: il paese non cresce. Da vent'anni gira su se stesso e si muove appena quel tanto che basta per non cadere per terra.
In compenso il decennio che abbiamo davanti verrà affrontato con un debito pubblico che già nel 2012 avrà raggiunto e superato il 122% del Prodotto Interno Lordo. Forse è eccessivo dare tutta la colpa della non-crescita a questo massiccio peso del debito pubblico. Nel conto vanno messi anche gli sprechi,la burocrazia, la poca ricerca,una certa sonnolenza generale,ma è un fatto che è difficile essere un paese dinamico e brillante con alle spalle un debito di queste proporzioni.
"PENSIAMO AL FUTURO CHE CI ASPETTA,PENSIAMO A QUELLO CHE POSSIAMO FARE"
"Occorre tanta forza per non lasciarsi abbattere dalle difficoltà oggettive che si incontrano giorno dopo giorno. La vita può essere gioia e serenità derivanti dalla perfetta armonia e dal solido senso morale… Pensate al futuro che vi aspetta,pensate a quello che potete fare… L'incontro con i giovani italiani mi da la certezza che la nostra gioventù ha altissima capacità innovativa e ha piena consapevolezza di quanto l'individuo di oggi debba partecipare e farsi promotore di miglioramenti sociali in un momento difficile quale quello attuale… Mi preme trasmettere ai giovani la fiducia nei valori veri della vita,che deve essere vissuta con intensità,impegno e dedizione nell'affrontare i compiti prefissi… Nel 1948 la conoscenza dei doveri si dava per scontata perché in dubbio erano i diritti,ma attualmente la situazione si è capovolta. (Rita Levi-Montalcini Premio Nobel in Medicina e Psicologia)".