Porta degli Angeli o Casa del boia?
22-10-2002 / Giorno per giorno
Il signor Giorgio Passilongo, nella rubrica "Lettere e opinioni" del Resto del Carlino di lunedì 14.10.2002, si chiedeva se nella Porta degli Angeli avesse alloggiato un giustiziere o un carnefice, poiché molti continuano a chiamarla "Casa del Boia". Mi è stato chiesto di fornire una prima risposta al gentile lettore, in quanto il Servizio di cui faccio parte ha seguito diversi studi sull'argomento delle fortificazioni estensi, oltre ai recenti restauri delle mura, di cui la Porta è parte integrante; quindi volentieri aderisco alla richiesta, anche se per ulteriori approfondimenti invito comunque il cittadino a contattare i nostri uffici. Innanzi tutto, le carte d'archivio fino ad ora analizzate e le pubblicazioni che anche di recente si sono occupate dell'argomento, non documentano la destinazione della Porta degli Angeli a "Casa del Boia". Quest'ultima denominazione, però, è entrata da qualche tempo nell'uso comune di molti ferraresi, forse perché la storica costruzione prima dei restauri appariva isolata, poco illuminata, assumendo così un aspetto quasi sinistro; a ciò si aggiunga che nell'Ottocento fu destinata per un certo periodo a mattatoio. Come segnalato dal signor Passilongo, le case del boia nel corso dei secoli si trovavano invece in altre zone della città. Tuttavia, anche alla luce delle vicende storiche di seguito brevemente illustrate, ritengo sia più corretto chiamare il nostro fabbricato "Porta degli Angeli", così com'era denominato anticamente e come riportato da tutti gli storici. La Porta, che prese il nome dalla vicina chiesa di Santa Maria degli Angeli (distrutta nel XIX secolo), era stata prevista alla fine del Quattrocento nel piano dell'Addizione Erculea in fondo alla via degli Angeli, oggi denominata Corso Ercole I d'Este in ricordo del duca che, insieme all'architetto Biagio Rossetti, realizzò a partire dal 1492 il famoso ampliamento della città a nord del Castello Estense. Per difendere la nuova urbanizzazione dagli eventuali attacchi dei veneziani, nemici per antonomasia degli estensi, nel 1493 ebbe inizio la costruzione delle fortificazioni settentrionali, che furono in gran parte ultimate soltanto nei primi anni del Cinquecento. Seguendo i canoni della trattatistica militare, la Porta degli Angeli fu perfettamente inserita nelle mura nord. Così come quelle di San Giovanni Battista e di San Benedetto, anche la nostra Porta era munita di ponte levatoio: proprio in corrispondenza di questi tre accessi, nel 1506 furono esposti i corpi squartati di tre traditori. Ma anche se dai resoconti coevi si evince che la Porta degli Angeli doveva essere già funzionante agli inizi del XVI secolo, i lavori per il suo definitivo assetto si conclusero solo attorno al 1525. Soltanto da quel momento la porta assunse le caratteristiche di un vero e proprio caposaldo armato, veramente importante nell'economia militare del tempo, poiché era l'accesso turrito più avanzato del fronte nord delle mura e quindi più esposto agli attacchi dei nemici. Il corpo originario della Porta, costituito dalla torre d'avvistamento, era caratterizzato tra l'altro da due grandi aperture ad arco, una a nord e l'altra a sud; successivamente venne aggiunto l'edificio più basso, anticamente adibito a "corpo di guardia", più volte trasformato nel corso dei secoli. Secondo la tradizione, la Porta degli Angeli sarebbe stata murata nel 1598 alle spalle di Cesare d'Este, costretto ad allontanarsi dalla città in seguito alla devoluzione di Ferrara allo Stato Pontificio. In realtà, gli studi e gli scavi archeologici eseguiti in corrispondenza della struttura inducono a pensare invece che la Porta degli Angeli sia rimasta praticabile, anche se a fasi alterne, almeno sino alla fine del XVII secolo. A tal proposito, occorre rilevare subito che durante i recenti restauri si é deciso, dopo una prima parziale riapertura, di tamponare l'arco d'accesso a nord della porta, mentre quello a sud (verso la città) era stato riaperto definitivamente negli anni Ottanta nell'ambito di un primo recupero architettonico. Nel periodo estense la Porta degli Angeli era considerata una delle strutture più prestigiose dell'intera cerchia muraria, perché di norma da qui entravano ed uscivano non solo i duchi quando si recavano a caccia nel Barco (oggi "Parco Urbano"), ma anche i personaggi importanti e gli ambasciatori; questi ultimi erano sottoposti in ogni caso ad un accurato controllo in prossimità ed in corrispondenza della Porta, difesa da un efficiente sistema militare. Tra i nobili che la attraversarono, ricordiamo il futuro re di Francia Enrico III, che nel 1574 fu accolto da un arco trionfale, allestito per l'occasione proprio nei pressi del "nobile accesso". Nell'insieme lo storico fabbricato, composto dalla torre e dal "corpo di guardia", conserva elementi tipici di estremo interesse architettonico, anche se nel tempo venne sottoposto ad una serie di interventi che adattarono gli ambienti interni alle più diverse esigenze. A tal proposito, si pensi che a partire dal XIX secolo, a seguito della perdita di importanza delle difese militari della città, la Porta fu destinata a vari usi, ma mai a casa del boia: utilizzata prima come macello di suini, divenne poi "polveriera" e dal 1894 al 1984 civile abitazione. Come accennato, le mura di Ferrara e la Porta degli Angeli (oggi sede di iniziative artistiche e culturali) sono state recentemente restaurate a cura dell'Amministrazione Comunale ed inaugurate ufficialmente nel maggio 1999. I lavori hanno permesso di scoprire le originarie fondazioni del "rivellino" antistante la porta e le antiche palificazioni di sostegno dell'antico ponte di collegamento tra i due manufatti; tali ritrovamenti hanno consentito fin dal 1991 di ricostruire il baluardo a freccia, posto nel XVI secolo a difesa del nobile ingresso e demolito definitivamente nel 1859. Un passaggio sopraelevato consente oggi di raggiungere il rivellino stesso, aprendo così concrete prospettive di interconnessione tra la Porta degli Angeli ed il parco pubblico nel vallo sottostante, dove un tempo si sviluppava il fossato allagato delle mura. Nota a cura del dott. Francesco Scafuri (Servizio Beni Monumentali)