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Nei reperti del giardino delle Duchesse tracce di storia della corte estense

20-05-2003 / Giorno per giorno

La celeberrima fontana dorata c'era, si trovava al centro del giardino e con ogni probabilità era riccamente adornata. La Soprintendenza per i Beni archeologici dell'Emilia Romagna ha realizzato, fra l'ottobre 2002 e il maggio 2003, una serie di indagini archeologiche nell'area del giardino delle Duchesse, condotte sotto la direzione scientifica di Chiara Guarnieri e con il supporto della ditta "La fenice archeologia e restauri", rappresentata, per la direzione tecnica, da Cecilia Vallini. Nei prossimi giorni è prevista la definitiva chiusura dello scavo che ha permesso di aggiungere nuove importanti informazioni per arricchire la conoscenza di quest'area. Alcune notizie desunte dalle fonti storiche hanno trovato nei dati archeologici una piena conferma: in un punto corrispondente al centro dell'antico giardino (i limiti odierni sono infatti differenti) era stato calcolato che dovessero esservi i resti della famosa fontana dorata: gli scavi infatti hanno portato in luce un grande basamento a pianta circolare, lievemente irregolare, realizzato in laterizi. Una canaletta ricavata all'interno della struttura doveva ospitare tubature in terracotta, di cui sono stati rinvenuti diversi frammenti; probabilmente in un momento successivo la fontana venne alimentata - convogliando l'acqua da via Garibaldi - attraverso tubi in lamina di piombo arrotolata, alloggiati in un'apposita canaletta. I tubi sono di piccolo diametro, per permette all'acqua di raggiungere la pressione necessaria per sgorgare con uno zampillo. Numerosi sono i frammenti scultorei che, sebbene di esigue dimensioni, ci indicano come la fontana fosse riccamente decorata. Purtroppo i continui rimaneggiamenti dell'area non hanno permesso di individuare con certezza l'aspetto del giardino nel suo momento iniziale. Molto interessante si è rivelato l'approfondimento realizzato in corrispondenza del cosiddetto oratorio di Renata di Francia, sul lato est del giardino, che ha messo in luce le fondazioni delle due colonne del loggiato e la relativa soglia; la stratigrafia mostra tracce di numerosi interventi edilizi, parte dei quali, soprattutto dal XVI secolo in poi, volti a ripristinare e migliorare la rete di condutture idriche. Sul lato nord del giardino, immediatamente a ridosso del corpo di fabbrica che lo separa da piazzetta Castello, un altro sondaggio ha messo in luce la fondazione di una delle colonne del loggiato che correva su questo lato; sotto la tamponatura dell'arco è apparsa la soglia d'entrata al giardino, realizzata in marmo bianco. Le fondazioni del loggiato sono impostate su strutture preesistenti che ci indicano come la zona nel medioevo fosse ampiamente frequentata sia da abitazioni che da strutture di tipo artigianale. In particolare nell'area nord-ovest un ampio saggio ha messo in luce una situazione sostanzialmente omogenea costituita da un livello di materiale laterizio frammentato; si tratta probabilmente di ciò che resta di un selciato antistante un edificio demolito prima della definitiva sistemazione del giardino. Altre tracce di strutture e di piani di frequentazione antecedenti il giardino sono state individuate con indagini in profondità eseguite in vari punti dell'area. Uno degli ultimi interventi ha permesso di rintracciare le fondazioni di un muro di notevoli dimensioni il cui fronte occupava tutta la lunghezza del lato occidentale dell'attuale giardino. Tale struttura sembra essere collegata al primo impianto del palazzo Comunale. Lo scavo ha messo in luce anche parte delle sistemazioni sei-settecentesche del giardino: si tratta in particolare dei vialetti che dividevano le aiuole, realizzati con mattoni posati di piatto a formare un disegno a spina di pesce.