Restituite al monastero di Sant'Antonio quattro statue salvate dal degrado
07-10-2003 / Giorno per giorno
Riportate al loro aspetto originario, quattro delle otto statue del "Compianto sul Cristo morto" hanno oggi fatto ritorno al monastero di Sant'Antonio in Polesine. Vittime di un grave processo di deterioramento provocato da infiltrazioni di umidità, le otto figure di terracotta policroma risalenti al XV secolo erano state rimosse, alcuni anni fa, dalla loro sede all'interno del monastero per essere sottoposte a una delicata e complessa operazione di restauro nel laboratorio fiorentino di Andrea Fedeli. Ruolo decisivo per l'avvio e la realizzazione dell'intervento di recupero è stato svolto dall'associazione degli Amici dei musei e monumenti ferraresi oltre che dalla Fondazione della Cassa di Risparmio di Ferrara. Quest'ultima, in particolare, si è fatta carico dell'onere finanziario, consentendo all'Amministrazione comunale di salvare dagli attacchi del tempo uno dei suoi gioielli più preziosi. L'intero complesso di Sant'Antonio appartiene, infatti, fin dagli inizi del secolo scorso al patrimonio del Comune, che ne tiene costantemente monitorato lo stato di conservazione. Nel corso della cerimonia di riconsegna ufficiale, il sindaco Gaetano Sateriale ha espresso grande soddisfazione per il salvataggio di questa importante opera d'arte, dichiarando che "l'Amministrazione comunale intende proseguire nelle iniziative di salvaguardia del patrimonio artistico della città, affiancando all'attività di conservazione museale, quella di ricollocazione delle opere nei loro luoghi originari". "La restituzione delle statue del Compianto", ha infatti ricordato il vicesindaco Tiziano Tagliani, "segue quella voluta dall'Amministrazione comunale per altri importanti tesori appartenenti a chiese cittadine, come la Madonnina in terracotta restaurata e riconsegnata alla chiesa del Crocifisso circa un anno e mezzo fa, oppure il Crocifisso riportato nella chiesa di San Luca". In attesa che il recupero dell'intero gruppo sia portato a conclusione, le prime quattro sculture restaurate sono state provvisoriamente sistemate nella cappella centrale della chiesa interna, o coro delle monache. L'ambiente in cui storicamente si trovavano posizionate, una celletta nella cappella del Rosario, dovrà infatti essere sottoposto ad un intervento di risanamento, che possa garantire al complesso scultoreo condizioni di conservazione ottimali. Le statue oggi riconsegnate sono quelle del Cristo morto, di San Giovanni Evangelista, della Maddalena e di Nicodemo, mentre quelle della Madonna, delle pie donne e di Giuseppe di Arimatea si trovano ancora nel laboratorio di restauro per il completamento del recupero. Stando, però, agli accordi raggiunti da Comune e Fondazione, dovrebbero tornare a congiungersi con il resto del gruppo entro la Pasqua del 2004. "I sondaggi effettuati nel corso dei lavori di restauro" ha dichiarato il direttore dei musei civici di Arte antica Angelo Andreotti, "hanno fatto emergere una serie di dati storici relativi alla realizzazione dell'opera e ai suoi autori. La nostra intenzione è quella di continuare ad approfondire lo studio di questi dati per ricostruire la storia di questo straordinario complesso scultoreo". A tutt'oggi infatti non esistono attribuzioni certe e non si esclude la possibilità che il gruppo sia stato assemblato con statue di diversa provenienza. Il monastero di Sant'Antonio in Polesine - note storiche: Posizionati nel cuore della città medievale, su quella che in origine era un'isola in mezzo al Po di Volano, la chiesa e il convento di Sant'Antonio in Polesine rappresentano uno dei complessi monastici più antichi di Ferrara, tutt'oggi sede di una comunità di monache di clausura. Già esistenti prima dell'anno mille, furono ceduti nel 1257 al marchese Azzo VII Novello d'Este, che li diede in dono alla figlia Beatrice II d'Este, monaca benedettina, perché vi trasferisse la propria comunità religiosa in continuo aumento. In occasione della beatificazione della sua fondatrice nel 1270, il convento venne riedificato con l'intervento del maestro Tigrino. Altri lavori di ristrutturazione e rinnovamento vennero eseguiti all'inizio del XV secolo, con l'aggiunta del portico davanti al prospetto della chiesa, che fu consacrata dal vescovo Pietro Boiardi nel 1413. Dopo ulteriori ampliamenti e abbellimenti nel corso del XVII e XVIII secolo nel 1866 la chiesa e il convento passarono al Demanio dello Stato e nel 1910 una parte consistente del monastero venne utilizzata come caserma. Nello stesso anno il Comune di Ferrara acquistò tutto il complesso, affidandolo in custodia ed uso alle monache benedettine. La chiesa, realizzata secondo le esigenze dei monasteri di clausura, si divide in due parti separate e contrapposte; una riservata alle monache, l'altra per i fedeli. Nella chiesa aperta al pubblico, si possono ammirare le decorazioni di stile barocco realizzate alla fine del '600 dall'artista Francesco Ferrari, mentre nella chiesa interna si trovano tre cappelle con affreschi per lo più risalenti al XIV secolo e aventi per soggetto la vita di Cristo, della Vergine Maria e dell'Annunciazione. Lungo il corridoio del convento, nelle vicinanze del coro, è collocata la tomba della beata Beatrice d'Este, mentre il chiostro di costruzione trecentesca conserva, nella loggia superiore, alcune colonnine lignee risalenti al '200 e provenienti dal convento di Santo Stefano della Rotta di Focomorto.