Il sindaco Sateriale in Ariostea racconta il suo "libro del cuore". Al via un ciclo di incontri sul tema della lettura
09-11-2004 / Giorno per giorno
"Grande sertao" è il volume scelto da Gaetano Sateriale, chiamato a presentare il suo "libro del cuore" domani (mercoledì 10 novembre) alla biblioteca Ariostea. Il sindaco è il primo ospite del ciclo "Il libro prediletto: ragioni e sentimenti", organizzato dall'associazione "Amici della biblioteca Ariostea" in collaborazione con il servizio Biblioteche e archivio storico del Comune, e promosso dall'assessorato alle Politiche culturali. Opera dello scrittore brasiliano Joãn Guimarães Rosa, "Grande sertao" è un romanzo epico e magico, dall'epilogo inatteso, che si snoda nel paesaggio primitivo del Gerais e delle veredas, un originale universo popolato da presenze ambivalenti e caratterizzato da apparizioni e riapparizioni nel segno del "realismo surreale" tipico della letteratura sudamericana. L'appuntamento è alle 17,30 alla sala Agnelli. Naira Mazzini leggerà alcuni brani della narrazione. La serie di incontri con personaggi ferraresi invitati a presentare un testo che ha rivestito un significato profondo nella loro vita proseguirà il 24 novembre, con Dalia Bighinati che parlerà del "Lessico familiare" di Natalia Ginzburg. LA SCHEDA - Joãn Guimarães Rosa, Grande sertao, Feltrinelli Favoloso altipiano del Brasile profondo, deserto-brughiera dei Campos Gerais rinverdito di improvvise palme giganti, il 'sertao' di Guimaraes Rosa è uno spazio magico percorso nell'intrico dei suoi sentieri da santoni a banditi, popolato di mandrie e di piccoli uomini da nomi altisonanti come di eroi di saghe remote. Sono, questi individui, provvisori e paradigmatici, unici e intercambiabili, portatori ciascuno di un'individualissima parola ritagliata con creatività espressionista nel tessuto vivo di linguaggio, Guimaraes Rosa alza il 'sertao' da teatro di gesta rusticane a metafora del mondo, dove l'uomo è ombra platonica e plotinica di un'idea che lo trascende, ma è anche caverna-sertao interiore, scenario diurno e notturno dell'eterna lotta fra Dio e il Diavolo. Vittima, forse, di un inconcluso patto col Maligno, il vecchio bandito-'jagunço' Riobaldo porta nel 'sertao' del cuore, come ogni personaggio di Guimaraes Rosa, il rimorso-angoscia di un peccato originale che lo precede. E il racconto della vicenda che lo ha segnato in gioventù - effettuato in prima persona, nelle forme dell'oralità, a un interlocutore fuori campo - trascina il lettore dalla prima riga all'inatteso 'explicit' coll'irruenza di un mai rallentato flusso narrativo. Se, come voleva Guimaraes Rosa, "alle volte un libro è maggiore di un uomo", questo libro magico e consolatorio, in cui il rimpianto dell'amore irrealizzato ha la dolcezza pungente di una colpa di inadeguatezza, è forse il dono più grande che l'America Latina del realismo magico e il Brasile della parola iridata hanno fatto in questi anni a un'Europa di disseccato cerebralismo. (fonte www.feltrinelli.it)