Museo dell'Illustrazione: i libri mai visti e la biblioteca immaginaria di Rabelais
18-11-2004 / Giorno per giorno
Sabato 20 novembre alle 18, al Museo dell'Illustrazione (via Frescobaldi 40) sarà inaugurata la mostra dal titolo "La Bibliothèque Imaginaire de Rabelais" (La biblioteca immaginaria di Rabelais). L'esposizione, che sarà visitabile con ingresso libero tutti i giorni escluso il lunedì (orario dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18) fino al 26 dicembre, è organizzata dal Centro Studi sull'Immagine Riprodotta, Vari Cervelli Associati in collaborazione con il MIL, mentre il catalogo è a cura di Gianni Zauli. Per informazioni telefono 0532-211339. LE SCHEDE (a cura degli organizzatori) - Sull'onda del successo riscontrato lo scorso anno con la mostra Libri mai mai visti, viene proposto un nuovo allestimento tanto singolare e culturalmente interessante quanto lo fu l'autore al quale è ispirato e dedicato: Francois Rabelais. In tutte le opere dello scrittore francese, si alternano brani scanzonati e dissacranti con pagine di grande impegno intellettuale e di intenso fervore, dense di entusiasmo umanistico e slancio evangelico. Il tutto in un'esuberanza linguistica senza precedenti, dove figurano i linguaggi tecnici della medicina, dell'agricoltura, del commercio, della letteratura, della religione e delle lingue classiche; ricca cultura e conoscenza dello scibile all'interno di elucubrazioni filosofiche alternate a giochi verbali ed a un'enorme capacità espressiva e fantastica. È partendo da tutto ciò, ed in particolare dall'immaginario fondo della biblioteca di Saint Victor inventato e descritto da Rabelais nel capitolo VII del Libro secondo del Gargantua et Pantagruel (1532-1564) che è nata, da un'idea di Gianni Zauli e Paolo Della Bella, in collaborazione con l'associazione culturale parigina Eton'Art, il progetto La bibliothèque imaginaire de Rabelais. Rabelais frequentò la biblioteca durante i suoi studi all'Università di Parigi, prima del 1528, e si ispirò alla stessa per redigere un catalogo burlesco dove si fa beffa della scienza scolastica, teologica e di polemica religiosa. Un buon numero dei titoli elencati in quel catalogo sono puramente scherzosi e immaginari, altri si riferiscono ad autori e opere realmente esistenti. Sulle identificazioni proposte dagli studiosi sussistono divergenze. È partendo da questi titoli che sono stati interpellati e coinvolti alcuni artisti a ri-costruire la Bibliotèque de Saint Victor, non per creare dei falsi, bensì per costruire neo-libri-oggetto dando libera interpretazione dei titoli rabelesiani. Gli autori sono artisti che già si sono distinti nel corso dei primi nove anni del concorso internazionale Libri mai mai visti*, organizzato dall'associazione culturale VACA, che, già nel 2003, ne aveva presentato al pubblico del MIL un'accurata selezione delle migliori opere librarie. Questa nuova raccolta, costituita da circa 70 libri manufatti consultabili e maneggiabili dal pubblico, ha debuttato, per coerenza cronologica, nel 2003 alla Maison la Devinière (F), casa natale e, oggi, Museo Rabelais, per poi far tappa nell'estate 2004 negli splendidi spazi medievali del Château di Lichtenberg (Alsazia) in occasione dell'estate rabelesiana. Dal 20 novembre, finalmente, questi fantastici libri, si potranno vedere, toccare e sfogliare (laddove vi sono pagine ) anche in Italia, al MIL. Libri che ricostruiscono quindi idealmente parte della fantastica biblioteca e che hanno forme e dimensioni svariate essendo costruiti, in copia unica, utilizzando i più impensabili e svariati materiali. Il pubblico potrà quindi deliziarsi con la "Pantofola dei Decreti" completamente in ceramica o con "La Ciabatta dell'umiltà" eseguita in tessuto purpureo finemente ricamato, con "Il bandolo teologale" di carta, tessuto e corda, col "Decreto dell'Università di Parigi contro il lusso degli abiti delle donne di piacere", "Il fichino delle pulzelle, "Il formicaio delle arti", "Il pungolo del vino", Il pissi pissi dei Padri Celestini", "Il soffietto degli alchimisti", "Il cacatoio dei medici", "Lo spazzacamino dell'astrologia", "La patria dei demoni" e con tante altre fantastiche opere sognate nel 500 e materializzate cinque secoli più tardi. Parallelamente alle opere esposte su supporti orizzontali, verranno presentate a parete le riproduzioni di buffe e divertenti immagini incise, con la tecnica calcografica, da mano ignota nello stesso periodo. Si tratta di 120 immagini che riproducono i personaggi fantastici e burleschi de " Le songe drolatiques de Pantagruele ". La prima edizione del libro fu pubblicata nel 1565, dodici anni dopo la morte di Rabelais, sfruttando la fama dello scrittore ed attribuendogli pertanto la realizzazione. Alcuni studiosi la attribuirono poi al fratello di Bruegel o a Bruegel stesso, e comunque le immagini, che sono arrivate a noi oggi, rimangono ancora orfane d'autore. Le tavole in mostra sono tratte da un'edizione dell'800. Francois Rabelais Rabelais nacque nel 1494 a La Devinière, nei pressi di Chinon e fu uno dei più grandi intellettuali del rinascimento francese, nonostante gli venne attribuita, dopo la morte avvenuta a Parigi nel 1553, l'immagine di gran bevitore e buffone. Rabelais fu invece autore di un'opera geniale, sotto molti aspetti unica nella letteratura di ogni tempo e ancor oggi di un'attualità sconcertante. Francescano nel convento di Puy-Saint-Martin, coltivò i primi studi letterari, per poi passare al convento dei benedettini di Saint-Pierre-de-Maillezais. Ricercava, in questo, più tolleranza dopo l'esperienza che lo vide in contrasto con i teologi della Sorbona che vietarono in Francia lo studio del greco, cui Rabelais si era molto dedicato. Nel 1527 lasciò la vita conventuale e frequentò le città universitarie francesi. A Montpellier, in soli tre mesi ottenne il titolo di baccelliere, per poi divenire dottore nel '37 e guadagnarsi fama di medico-filologo con l'edizione delle lettere di Giovanni Manardi e degli Aforismi di Ippocrate (1532). Nello stesso anno era medico all'ospedale di Lion e pubblicò, sotto lo pseudonimo, anagramma del suo nome, Alcofribas Nasier, Gli orribili e spaventevoli fatti e prodezze del molto rinomato Pantagruel, re dei Dipsodi, figlio del gran gigante Gargantua. Nel '34 pubblica poi La vie inestimable du grand Gargantua, père de Pantagruel. Con questi due libri narrò le gesta di Pantaguel, figlio del gigante Gargantua con testi comici che portano su scala gigantesca le funzioni fisiologiche dell'eroe, e minuzie descrittive di particolari di situazioni incredibili. Nello stesso anno fu a Roma al seguito di Jean du Bellay, vescovo di Parigi, e fra il '39 ed il '43 in Piemonte col governatore Guillaume du Bellay, signore di Langey; pubblicò in questo periodo Les stratagèmes du chevalier de Langey, opera purtroppo perduta. Nel '42 pubblica una riedizione emendata dei primi due libri, oggetto di aspre censure da parte della Sorbona. Così come subirono censure anche il terzo libro del 1546, Tiers livre des faictz et dictz héroiques du bon Pantagruel, ed il quarto, pubblicato tra il 1548 e il 1552, Quart livre des faictz et dictz héroiques du bon Pantagruel. Queste pubblicazioni lo costrinsero a riparare a Metz e probabilmente gli costarono persino il carcere. Nel terzo libro narra la prodigalità di Panurgo, figlio di Pantagruel e un suo eventuale matrimonio, mettendo in luce il dibattito rinnovatosi in quegli anni sulla superiorità o inferiorità del sesso femminile. Nonostante la posizione prudenziale, Rabelais non sfuggì alla condanna. Il quarto libro narra l'odissea di Pantagruel in Cina. Rabelais prende qui spunti narrativi contro la curia romana, da un attuale contrasto tra il Papa e il re di Francia. All'uscita del libro era già avvenuta la riconciliazione e pertanto Rabelais fu nuovamente condannato. Nel '64 esce il Cinquiesime livre de Pantagruel per il quale vi sono versioni contrastanti che mettono in dubbio la totale attribuzione autoriale a Rabelais. *LIBRI MAI MAI VISTI Iniziativa singolare, unica nel suo genere, Libri mai mai visti ha messo in evidenza, allo stesso momento, "l'oggetto" libro ed il suo contenuto, raccogliendo l'opera dell'ingegno e la vena artistica di creativi, scrittori, grafici, lettori, illustratori, pittori, professionisti dell'editoria, pubblicitari, insegnanti, studenti, semplici amatori di tutta Italia... Libri mai mai visti, nato nel 1995, è un concorso annuale a carattere nazionale (ora divenuto anche internazionale) indetto ed organizzato dall'Associazione culturale VACA vari cervelli associati con la collaborazione del Comune di Russi (Ra), del Museo dell'Illustrazione di Ferrara e con il patrocinio del Senato della Repubblica (il Presidente Nicola Mancino ha presenziato alla mostra nel gennaio 2000), della Regione Emilia Romagna e della Provincia di Ravenna. Il bando del concorso, rivolto a tutti, chiede la partecipazione gratuita con uno o più libri manufatti con all'interno almeno un'illustrazione originale e che non siano mai stati editi, recensiti o presentati in pubblico. Vengono poi assegnati vari premi e menzioni. I premi sono rigorosamente in libri antichi e/o moderni. Con questi vincoli, la giuria selezionatrice/comitato scientifico, si è sempre trovata di fronte a centinaia di manufatti, giunti da tutta Italia e dall'estero, dalle fatture e dalle forme più strane: il libro in ferro, il libro in legno, quello in ceramica, plastica, stoffa, vetro o carta; quello di minuscolo formato e quello alto 3 metri; il libro scultura e il libro da polso; il video libro e il libro magnetico, il libro cucito e quello con le ruote , senza però dimenticare chi ha partecipato anche con manufatti che rispettano la definizione classica di libro e lo stesso sono riusciti a stupire mediante l'utilizzo di particolari rilegature, per la straordinaria capacità pittorica che decorava le pagine o per la curiosa commistione testo-immagine-libro. I libri vengono poi esposti al pubblico per circa quaranta giorni. La mostra mette in evidenza l'aspetto della comunicazione visiva e tattile, riuscendo a coinvolgere una messe veramente straordinaria di pubblico. Messe che, attratta in un primo momento dalla bellezza, originalità ed estrosità dell'oggetto-libro, viene immancabilmente catturata poi dai contenuti che sono sempre parte integrante della concezione artistica dell'opera. Già il 1° anno i concorrenti hanno stupito il pubblico dei libri mai visti, anche perché ha potuto aprire, sfogliare, leggere e toccare i manufatti. È infatti questa la peculiarità della mostra: il visitatore può e deve, per poterlo gustare, maneggiare il libro. Abbiamo creduto sin dalla prima edizione che fosse questo uno stimolo per avvicinare il pubblico (il target è quanto mai eterogeneo) all'universo librario pensando che, se si offre un testo all'interno di un contenitore affascinante, intrigante e che esula da quello classico (serie di pagine di carta rilegate), anche chi non ha rapporti con la lettura, fosse stimolato invece ad averli almeno in quest'occasione; poi, chissà, magari coltivarli. Nove edizioni hanno confermato le nostre aspettative e, vedere un bambino avere un approccio divertito col libro o un adulto che si sofferma interessato a lungo sui singoli manufatti, quasi a volerli studiare, ci stimolano a riproporre nel tempo la nostra iniziativa ed a potenziarla. Oltre all'annuale mostra a Russi, una selezione dei migliori libri partecipanti al concorso nei vari anni, è stata esposta alla Casa Italiana Zerilli-Marimò della New York University (New York, 2000), alla Bim (Imola -BO- 2002), all'Istituto Italiano di Cultura di Parigi in occasione del Salon du livre (Parigi, 2002), alla Biblioteca Classense (Ravenna 2002) e al Museo dell'Illustrazione (Ferrara, 2003).