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Giornata della memoria - Amos Luzzatto, presidente dell'Unione comunità ebraiche scrive al sindaco: "Nella vostra lapide un monito e un impegno contro l'antisemitismo"

26-01-2005 / Giorno per giorno

Amos Luzzatto, presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e insigne esponente del mondo culturale, ha inviato al sindaco Gaetano Sateriale una sua significativa testimonianza sulla shoah. L'occasione è la cerimonia prevista per domani, nell'ambito delle manifestazioni del "Giorno della memoria": nella stazione ferroviaria di Ferrara sarà scoperta una lapide posta a ricordo dello stermino e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati italiani nei campi nazisti. La lapide, in particolare, documenta la sosta a Ferrara, il 19 ottobre 1943, del treno partito da Roma con 1023 ebrei deportati dai nazisti verso lo sterminio di Auschwitz. Caro Sindaco, apprendo del gesto altamente significativo con il quale la Città della quale sei primo cittadino ha deciso di entrare, con una lapide che ricorda i treni del deportati del 1943, nella catena delle commemorazioni e dei ricordi di quell'anno lontano ma tanta vicino, quando la Shoà venne a colpire anche il nostro Paese. Eravate allora in una posizione di cerniera fra quello che era oramai l'unico centro dell'Asse - 11 terzo Reich - e quello che ne era diventato nulla più che un Paese satellite, nel quale però, al Sud come al Nord, stava manifestandosi una volontà dl riscatto, il progetto di un'Italia democratica che rifiutava le discriminazioni razziali e che lottava per una muova e più avanzata unità. Certo, quei treni portavano il marchio della Germania nazista. Eppure, a monte di quei convogli, c'erano state anche altre, gravi, incancellabili responsabilità. C'era stata una progressiva, demonizzazione degli ebrei, con cento pubblicazioni, con lente, quasi inavvertibili emarginazioni, con "casuali" dichiarazioni che recuperavano quanto di peggio offriva un secolare insegnamento del disprezzo anti-ebraico. C'erano state le leggi razzistiche del 1938 che avevano trasformato in una popolazione di paria migliaia dl sinceri italiani, operosi in tutti i campi della vita civile. E soprattutto c'erano stati, diffusi, indifferenza e silenzi; per paura? Per conformismo? per consapevole sostegno al regime? - Probabilmente, un poco di tutto questo, a seconda dei casi. Ma si gettavano così le basi - ricordiamo il censimento della razza! - per la fase della soluzione finale, quando dall'espulsione dalla società si passava all'esclusione dalla stessa vita. Dopo il 43 c'é stata la Resistenza, l'antifascismo acquisiva la sua valenza positiva, la prospettiva della costruzione di una società democratica e solidale; il popolo italiano imboccava la strada della solidarietà e offriva rifugio ai perseguitati, malgrado la minaccia degli occupanti e dei loro collaboratori. Ma anche allora ci furono settori nei quali prevalse la delazione e altri nei quali, nell'incertezza a chi sarebbe toccata la vittoria finale, si preferì non compromettersi. Tutto questo c'è, anche se non è esplicito, nella vostra lapide. E vi leggiamo anche un invito a tutti affinché quei vagoni piombati, quelle invocazioni disperate dei deportati verso, la morte siano, nel Vostro e nel nostro ricordo, un monito e un impegno ad agire concretamente, sul piano educativo, sul piano politico, sui piano amministrativo, se necessario anche su quello giudiziario, per tagliare alle radici la mala pianta del razzismo e dell'antisemitismo prima che minacci di dare i suoi frutti velenosi. Amos Luzzatto