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RIFORMA UNIVERSITARIA - Il sindaco Tagliani ha partecipato sabato 4 dicembre all'assemblea degli studenti di Architettura

I dubbi degli studenti ferraresi sul Ddl Università. La lettera aperta degli universitari al Presidente Napolitano

06-12-2010 / Giorno per giorno


Pubblichiamo il comunicato e la lettera aperta indirizzata al presidente della Repubblica giorgio Napolitano, realizzati dal coordinamento degli studenti della facoltà di Architettura in occasione dell'incontro avvenuto sabato 4 dicembre nella sede universitaria, al quale ha preso parte anche il sindaco di Ferrara Tiziano Tagliani e i parlamentari on. Alessandro Bratti e sen. Maria Teresa Bertuzzi.

"L'assemblea di oggi 4 dicembre 2010 presso la Facoltà di Architettura di Ferrara, occupata, ha rappresentato un momento di grande confronto e discussione tra tutti i soggetti istituzionali del territorio e la componente studentesca, come non se ne vedevano da tempo.
In un contesto socio-culturale in cui la concertazione e la partecipazione vengono ritenute elementi scontati della vita quotidiana, quello di oggi è stato un esempio lampante di collaborazione tra cittadini che sono accomunati da un unico obiettivo: il futuro del proprio Paese.
Studenti dell'ateneo di Ferrara, esponenti e rappresentanti dell'Unione degli Universitari dell'ateneo, il rettore Pasquale Nappi, le istituzioni locali quali il sindaco, Tiziano Tagliani, e l'assessore alla cultura, Massimo Maisto, e i rappresentanti territoriali nel parlamento, la Sen. Bertuzzi e l'On. Bratti, hanno posto le basi di una discussione, legata, non esclusivamente, alla riforma dell'università e alla finanziaria 2008, ma anche al ruolo imprescindibile che il tema dell'istruzione dovrà ricoprire all'interno delle prossime legislature.
L'assemblea di oggi è la dimostrazione pratica di come, nel segno della maturità e della consapevolezza, cittadini e politica locale e nazionale sappiano collaborare, ascoltare e dialogare con il preciso intento di assicurare un futuro migliore alle prossime generazioni a prescindere dalle convinzioni politiche e ideologie. Noi studenti non ci fermeremo.
Una riforma è necessaria. Una riforma partecipata e discussa ancora di più. Siamo noi a costruire il nostro futuro.
Vista l'importanza dell'argomento abbiamo, infatti, ritenuto opportuno appellarci direttamente alla massima carica dello stato, il Presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, attraverso un'apposita lettera che è stata consegnata nelle mani della Sen. Bertuzzi e dell'On. Bratti.
All'assemblea, all'interno della quale sono state esposte le iniziative e le proposte che gli studenti metteranno in campo da qui alla fine del mese di dicembre, ha partecipato in diretta telefonica la conduttrice televisiva ferrarese Daria Bignardi che ha sottolineato come gli studenti possano dimostrarsi più lucidi ed efficaci della stessa classe politica, nella comprensione e nella comunicazione dei provvedimenti legislativi.
Gli studenti dell'ateneo di Ferrara e gli studenti dell'Unione degli Universitari"

[comunicato a cura del coordinamento RUA - Unione degli Universitari di Ferrara]



Questo il testo della lettera degli studenti di Ferrara e degli studenti UDU indirizzata al Presidente della Repubblica e alcune foto dell'assemblea studentesca di sabato 4 dicembre 2010.

Ferrara, Facoltà di Architettura occupata - 4 dicembre 2010
Egregio Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano,
Siamo studenti dell'ateneo di Ferrara e in questi giorni anche noi abbiamo deciso di abitare una parte della facoltà di architettura, per informarci, informare, discutere ed esercitare attivamente la nostra cittadinanza, manifestando insieme a tutti gli studenti d'Italia il nostro disagio e dissenso verso la legge di stabilità e il Disegno di Legge Gelmini.
È indubbio che stiamo vivendo un periodo di instabilità politica, economica e sociale. Proprio in questo momento, in cui ci aspetteremmo un rafforzamento del dialogo con le istituzioni, l'unica risposta che ci viene rivolta è un' esortazione all'ottimismo, semplicistica e non supportata da risorse concrete. Non vogliamo essere rassicurati, ma consapevoli.
Preferiamo utilizzare questa difficile situazione per soffermarci a riflettere insieme su quanto sta accadendo. Scegliamo l'università come luogo per condurre in maniera collettiva e partecipata un lavoro di informazione autonoma. Abbiamo riscontrato una grande difficoltà nel reperire informazioni chiare, oggettive, che ci permettessero di capire in profondità i contenuti della legge. Solo grazie alla mobilitazione nazionale il DdL Gelmini è stato portato all'attenzione di tutti. È inaccettabile che una riforma e i provvedimenti conseguenti investano una cittadinanza che non viene messa in condizione di comprenderli. Possiamo chiamare questa democrazia?
In quanto studenti universitari, l'obiettivo a cui aspiriamo non è solo la conclusione di un percorso di studi, ma la formazione di una consapevolezza necessaria per essere prima di tutto cittadini attivi e partecipi. La cultura che si sviluppa all'interno delle università non può intendersi come valore a sé stante. È necessario un contatto diretto con il mondo del lavoro e la partecipazione dell'attore privato all'interno delle università può considerarsi come un efficace strumento di dialogo. Tuttavia ci preoccupano le modalità previste dal DdL Gelmini per tale coinvolgimento. In assenza di incentivi fiscali alle imprese per donazioni, che l'università può destinare autonomamente a ricerche di base, è evidente che risultano economicamente convenienti solo gli investimenti destinati alla ricerca per innovazione, finalizzati ad un ritorno economico immediato. Ciò avvantaggia, inoltre, solo alcune facoltà di indirizzo scientifico-tecnologico, lasciando economicamente scoperte quelle umanistiche. La cultura non può essere considerata solo come un valore vendibile nel mercato. Questa formula rende molto probabile la possibilità, ad oggi già in parte concretizzatasi, che imprese private influenzino le scelte didattiche del programma accademico, avendo l'università
scarsissimo valore contrattuale. Siamo favorevoli a un rapporto con le imprese private, ma non a una privatizzazione dell'università. Ci preme precisare questa differenza, avendo assistito nell'ultimo periodo ad affermazioni sostanzialmente incompatibili con il concetto di istruzione pubblica. Non ha senso affermare che la scuola pubblica trarrebbe vantaggio dai finanziamenti alla privata, se nel contempo vengono sottratti i fondi che rendono possibile la sopravvivenza della prima e la sua apertura a chiunque, come vorrebbe l'articolo 34 della Costituzione.
Assistiamo a tagli ingentissimi applicati nel nome della meritocrazia, della riduzione degli sprechi e della semplificazione della struttura interna. Nella realtà, essi ricadono indiscriminatamente su fondi per attrezzature, borse di studio e soprattutto sulla ricerca. Il criterio con cui questo DdL e questa finanziaria direzionano i tagli ci sembra miope, completamente indifferente a un dato oggettivo: l'alta percentuale di corsi affidata ai ricercatori corrisponde di fatto a didattica di alto livello ma a basso costo. La qualità dell'offerta formativa è inscindibile dalla presenza dei ricercatori. È impensabile che essa venga preservata allontanandoli, senza peraltro prevedere un adeguato stanziamento di fondi per l'assunzione di nuovo personale docente. L'ambiente universitario che vorremmo è contraddistinto prima di tutto da un dignitoso riconoscimento del lavoro che vi viene svolto: è questa la condizione di dignità a cui aspiriamo nell'affacciarci sul mondo del lavoro. È innegabile la carenza di prospettive occupazionali, tema ampiamente dibattuto, ma rispetto al quale non viene offerta alcuna soluzione. In questo clima di precarietà risulta impossibile realizzare e anche solo progettare un nostro futuro basato su una necessaria stabilità economica e relazionale.
Egregio Presidente, concludiamo questa lettera riassumendo il clima di collaborazione, partecipazione attiva e volontà d'informazione che abbiamo vissuto in questi giorni, superando le nostre stesse aspettative. Alla luce di ciò e considerando che la stessa mobilitazione sta coinvolgendo i nostri colleghi in tutta Italia, ci sentiamo di affermare che noi giovani siamo capaci e pronti a costruire risposte concrete alle esigenze del Paese, ma che chiediamo a viva voce di essere messi in condizione di farlo. Cordialmente,
Gli studenti