Il Sindaco all'inaugurazione del monumento restaurato - Il Padimetro invita a non sottovalutare l'instabilità del grande fiume
27-09-2005 / Giorno per giorno
"Il Po ha almeno due piene prevedibili all'anno e se trascurato può rappresentare una minaccia per l'intera valle Padana e per la nostra città in particolare - ha affermato questa mattina alla cerimonia inaugurale del "Padimetro" il sindaco Gaetano Sateriale. - "La crescita costante dei livelli delle piene registrate nei secoli sono poi il segnale di quanto siano indispensabili continui lavori di arginatura e la cura del territorio che circonda il grande fiume. E' un tema che dobbiamo riprendere - ha aggiunto Sateriale ricordando la grande piena del 2000, il cui livello si era assestato a metà fra i rilievi della massima ondata del 1951 e della precedente del 1917 - e il Padimetro recuperato alla città sarà richiamo costante e monito per tutti noi amministratori". Restituito alla città dopo un'accurata opera di pulitura durata poco più di un mese, il "Padimetro" (letteralmente "misuratore del Po") è posto sul pilastro del cinquecentesco Loggiato dei Camerini all'angolo tra piazza Savonarola e corso Martiri della Libertà. Finanziato dalla Fondazione Carife, il restauro è stato progettato e diretto dal servizio Beni Monumentali per l'assessorato ai Lavori Pubblici del Comune, che ha promosso l'iniziativa insieme alle associazioni Progetto Futura e Ferrariae Decus, ed è stato eseguito da Paola Tosi e Susanna Marzola dalla ditta Conservazione restauro patrimonio artistico di Ferrara snc. Il monumento, realizzato in gran parte nel diciannovesimo secolo, è formato da lastre di pietre d'Istria incise e indica i livelli delle piene del grande fiume rispetto al segno di guardia di Pontelagoscuro. Le date indicate sono comprese tra il 1705 e il 1951, in tutto 19 misurazioni per 246 anni, espresse in metri e in piedi ferraresi o più esattamente once. Modificato più volte nel tempo (la lastra più alta è stata aggiunta nel 1952) è oggi uno dei monumenti più importanti nel suo genere in regione e uno dei maggiori d'Italia. Ha rappresentato nel tempo un riferimento interessante per gli addetti ai lavori e un monito costante per i cittadini ferraresi e per le autorità, un invito a non sottovalutare l'instabilità idrografica del Po. LA SCHEDA Cenni storici - A cura di Francesco Scafuri "Padimetro" significa letteralmente "misuratore del Po" e deriva dalla denominazione latina del grande fiume (Padus). Posto sul pilastro del cinquecentesco Loggiato dei Camerini nell'angolo tra Piazza Savonarola e Corso Martiri della Libertà, il manufatto lapideo fu realizzato in gran parte nella seconda metà del XIX secolo, periodo in cui si ebbe un notevole sviluppo degli studi idrometrici su base scientifica riguardanti il Po. Il "Padimetro", formato da lastre di pietra d'Istria incise, con un crescendo davvero impressionante indica i livelli raggiunti dalle piene del grande fiume rispetto al segno di guardia di Pontelagoscuro e le date corrispondenti, limitatamente al periodo compreso tra il 1705 ed il 1951; le diciannove misurazioni delle piene comprese in un lasso di tempo di 246 anni, non tutte coincise con disastrose rotte, sono espresse sia in metri che in piedi ferraresi o più esattamente in once (piede = cm. 40,3854; oncia, dodicesima parte del piede = cm. 3,3654). Il "Padimetro", sia pure modificato più volte nel tempo, ha rappresentato quindi un riferimento estremamente interessante per gli addetti ai lavori, ma anche per i cittadini più attenti, che così hanno potuto constatare in maniera inequivocabile, a volte con una certa apprensione, l'instabilità idrografica del Po, la cui "esuberanza" non sempre è stata contenuta dalla progressiva sopraelevazione delle relative arginature. Nella Gazzetta Ferrarese del 14 dicembre 1882, un cronista avvertiva la necessità di ricordare che i livelli delle piene incisi sulle lastre marmoree presso il Loggiato dei Camerini, in quel periodo aggiornati fino a comprendere le rotte del 1872 e del 1879, dovevano essere tenuti sempre nella massima considerazione; a tal proposito rilevava, con toni piuttosto allarmistici, che il livello più alto segnalato dal "Padimetro" corrispondeva allora "al primo piano delle case della città". Il prezioso "documento lapideo", nonostante sia stato pressoché dimenticato dalla maggior parte degli storici di Ferrara, non poteva sfuggire all'analisi di Eugenio Righini, che nel 1912 dedicava una brevissima nota all'argomento, per la verità più di carattere tecnico che storico, ma che in ogni caso rappresenta un'interessante testimonianza. Scrive il Righini nel secondo volume di "Quello che resta di Ferrara antica": All'estremo della facciata nel fianco della pilastrata svoltante su piazza Savonarola è il Padimetro a livello - dovrebbe essere; ma mi si assicura che tra i due corra qualche centimetro di divario - con quello che mostra l'altezza del fiume sopra il segno di guardia a Pontelagoscuro: reca scolpite le linee delle piene che furono massime, ciascuna alla propria volta, in confronto delle precedenti. Il "segno di guardia" o livello di guardia a cui accenna l'autore, era indicato da un vecchio idrometro che un tempo si trovava presso il Po a Pontelagoscuro, poco distante dall'attuale ponte stradale. Un altro acuto osservatore, poi, scriveva sul Giornale dell'Emilia del 2 dicembre 1952, a poco più di un anno dalla rotta del Polesine del novembre 1951, che il "Padimetro" può essere considerato come un "monito efficace" per le autorità preposte alla vigilanza del grande corso d'acqua, perché non abbassino mai la guardia e siano sempre spronate a far eseguire le opere ed i ripari necessari, in modo tale che le tragiche inondazioni verificatesi tra il XVIII ed il XX secolo, che fortunatamente non interessarono mai seriamente la città entro mura, possano rappresentare in futuro soltanto un brutto ricordo. L'ultimo aggiornamento del "Padimetro" è stato effettuato nel novembre 1952 a cura del Comune di Ferrara. Lo testimoniano due deliberazioni della Giunta Municipale dello stesso anno conservate presso l'Archivio Storico Comunale, dalle quali si evince che i rilevamenti della piena del Po eseguiti il 14 novembre del 1951 avevano registrato livelli superiori a qualsiasi altra inondazione documentata nei due secoli precedenti, tanto che non fu possibile incidere l'opportuna indicazione sull'antico manufatto. Fu incaricato allora il marmista ferrarese Dino Lenzi di aggiungere una nuova "lastra di marmo" al "Padimetro", recante incisi i dati relativi all'ultima piena forniti dal locale Ufficio del Genio Civile, a cui era demandato il compito della salvaguardia del nostro territorio dalle alluvioni; per maggiore completezza, a tali indicazioni si aggiunsero nel contempo i dati relativi alla piena precedente, quella del 4 giugno 1917, anch'essi incisi sulla medesima lastra. Da allora, fortunatamente, non fu necessario procedere ad altri aggiornamenti, anche se negli ultimi decenni si sono registrate alcune piene di una certa importanza. Con l'intervento di restauro del "Padimetro" viene restituito ai cittadini e ai visitatori un monumento di pregio storico e documentario, che a buon diritto da ora in poi potrà essere finalmente ricordato nelle guide della città, arricchendo così l'offerta turistica complessiva. Il restauro A cura di Clara Coppini Analisi preliminare e verifica dello stato di conservazione dell'opera prima dei lavori Le situazioni di degrado riscontrabili sulle lastre in pietra calcarea (pietra d'Istria) che compongono il Padimetro, erano dovute soprattutto all'azione degli agenti atmosferici, oltre che all'azione dei depositi organici e delle patine biologiche. Si osservava pure una particolare esposizione dell'intero manufatto lapideo all'azione dell'acqua piovana, in quanto situato sul pilastro d'angolo del Loggiato dei Camerini. Tale circostanza aveva reso difficilmente leggibili i numeri, le lettere e le tacche incise sulle lastre, avendo perso in gran parte il colore nero originario; inoltre, si notavano evidenti fenomeni di ossidazione degli elementi metallici, quali perni e grappe. Le superfici presentavano sedimentazioni di sporco che, però, per effetto del dilavamento non avevano assunto la consistenza di croste spesse e nere. Si notavano, inoltre, alcune fessurazioni, fratturazioni e piccole lesioni. Le stuccature tra le lastre risultavano in parte mancanti, mentre apparivano piuttosto evidenti precedenti interventi di carattere manutentivo, consistenti tra l'altro nella realizzazione di tasselli lapidei e stuccature incongrue. L'intervento Con l'apertura del cantiere di restauro, si è effettuato un ulteriore controllo dello stato di conservazione dei materiali che costituiscono il Padimetro, quindi è stata eseguita una rimozione preliminare a secco dei depositi superficiali, quali polvere, terriccio e guano, con l'ausilio di pennelli morbidi e acqua. Successivamente si è provveduto alla rimozione di tutte le vecchie stuccature eseguite con materiali non idonei, quindi si è provveduto al rifacimento delle stesse con malta di calce idraulica da restauro e polvere di marmo.Dopo aver eseguito appositi test di prova, la pulitura delle lastre è stata realizzata mediante l'applicazione di impacchi chimici di tipo AB57 con supporto in pasta di cellulosa, per l'asportazione di strati di sporco molto aderenti alla superficie. Si è provveduto inoltre all'applicazione di biocida ad ampio spettro e alla rimozione degli elementi metallici incongrui, ad esclusione di quelle grappe e staffe indispensabili alla statica del manufatto, per le quali si è deciso di procedere con trattamento antiossidante. Infine, la superficie lapidea è stata sottoposta ad un trattamento di consolidamento e protezione tramite resina acrilica, data a pennello e fortemente diluita in solvente per facilitarne la penetrazione. Nell'ambito del restauro si è ritenuto, infine, di ripristinare il colore delle lettere, degli elementi grafici, delle tacche e dei numeri che originariamente erano stati dipinti, al fine di rendere nuovamente leggibili le segnalazioni del Padimetro.