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Al "Giardino delle capinere" cresce l'impegno nel soccorso e nella didattica

02-03-2006 / Giorno per giorno

Cure appropriate, cibo sano e un periodo di riadattamento per ritrovare le forze ed essere in grado di ritornare nel proprio ambiente naturale. Con queste note indicate sulla cartella medica sono stati 894 gli uccelli feriti che hanno trovato lo scorso anno ospitalità al "Giardino delle capinere". Di questi ben 409 (quindi il 45,7%) sono stati poi liberati, guariti e in perfetta forma. Il dato, rilevante, apre il bilancio annuale del Centro di recupero dell'avifauna selvatica di via Porta Catena. Gestito dalla Lipu, con il sostegno e il contributo della Provincia e dell'Amministrazione comunale, dal 1993 accoglie come un vero e proprio "pronto soccorso" gli animali feriti consegnati dai cittadini e provvede al loro recupero svolgendo al contempo, attraverso il Centro faunistico didattico, un importante opera di educazione ambientale rivolta ai giovanissimi delle scuole. "Il numero di arrivi di rapaci diurni o notturni, uccelli acquatici o di semplici rondoni feriti - ha affermato Lorenzo Borghi delegato Lipu, oggi nel corso della presentazione del report annuale del Centro - ha seguito un andamento normale. Maggiore in primavera ed estate, mesi normalmente dedicati alla riproduzione (la punta massima di 256 arrivi si è verificata a giugno) e minori nei mesi autunnali, forse anche in conseguenza dei primi annunci dell'aviaria che possono avere condizionato le operazioni di soccorso". Una paura - è stato ricordato - che, fatte salve le debite precauzioni, non dovrebbe scoraggiare dal prestare aiuto a un animale ferito, visto che al momento non esiste alcun riscontro di trasmissione diretta del virus dalla fauna migratoria all'uomo. Il bilancio annuale è un'ottima occasione poi per fare il punto sulle principali patologie riscontrate negli animali soccorsi. "Registriamo un crescendo di traumi da impatto (investimenti di automobili, presenza di fili elettrici o altri ostacoli) che spesso determinano fratture - ha aggiunto Borghi - e ancora di episodi di denutrizione e disidratazione. Mentre, dato estremamente positivo, sono in diminuzione le ferite di arma da fuoco, si sino evidenziati casi rilevanti di imbrattamento di colla per topi a causa di trappole troppo esposte che hanno coinvolto i volatili". "In questi anni abbiamo attivamente investito nell'ambiente - ha ricordato l'assessore provinciale all'Agricoltura Davide Nardini - operando su diversi fronti. Questo, insieme naturalmente a un' accresciuta sensibilità, ha favorito un forte aumento di biodiversità nell'intero territorio. In questo contesto di prevenzione e di valorizzazione della nostra ricchezza ambientale il "Giardino delle capinere", voluto e sostenuto da Comune e Provincia, è oggi una struttura d'eccellenza in grado di sviluppare un importante lavoro di protezione della fauna e una preziosa opera di educazione all'ambiente". LA SCHEDA Il Centro di Recupero Avifauna Selvatica "Giardino delle Capinere" - La scomparsa e il decremento di molte specie di uccelli selvatici, non sono solo un problema per pochi naturalisti provetti, che amano trascorrere il tempo libero all'aria aperta e si ritrovano privati del piacere di poter osservare una Rondine nidificare nel sottotetto o un Martin pescatore sfrecciare rasente all'acqua e non riguarda solamente le associazioni ambientaliste, particolarmente sensibili ai problemi ambientali, spesso ingiustamente tacciate di fanatismo e catastrofismo. Si tratta invece di una questione che coinvolge tutti, in quanto indice del deterioramento dell'ambiente in cui viviamo. La LIPU, in collaborazione con altri organismi protezionistici internazionali, associati in BIRDLIFE International, si occupa della conservazione degli uccelli selvatici e dei loro habitats e proprio in quest'ottica si inserisce il Centro di Recupero Avifauna Selvatica "Giardino delle Capinere". Il Centro infatti nasce dall'esigenza di soccorrere, curare e infine reintrodurre in natura uccelli feriti, ammalati, debilitati o comunque temporaneamente incapaci di sopravvivere senza il nostro aiuto. Ma non dobbiamo neppure dimenticare, l'importante funzione educativa svolta dal CRAS, che avvicina i cittadini all'avifauna selvatica chiedendo loro di condurre personalmente al Centro gli uccelli ritrovati, coinvolgendoli così in prima persona, aiutandoli a prendere coscienza di come tutti noi, nel nostro piccolo, possiamo contribuire al successo di un grande progetto. Cosa succede al Cras - Il soggiorno di ogni uccello presso il Centro viene registrato su apposita scheda. Al momento dell'arrivo vengono scritti i dati anagrafici della persona che lo consegna, va indicata la specie, il sesso, la classe d'età, il peso, la data e il luogo di ritrovamento dell'animale, il quale riceve un primo soccorso e trova una sistemazione provvisoria, in attesa della visita veterinaria. Il veterinario indica sulla scheda la diagnosi, la cura e l'alimentazione a cui deve essere sottoposto il paziente che, nei giorni seguenti, è affidato alle cure dei volontari, coordinati dal Direttore del Centro, fino alla liberazione, il cui momento viene valutato con un consulto tra il Medico Veterinario e il Direttore. La scheda viene quindi completata, con data e luogo della liberazione (o del decesso ). I dati contenuti nelle schede, vengono poi periodicamente trascritti su apposito registro consegnato dalla Provincia. Chi consegna l'animale in genere assiste alle fasi preliminari, può visitare il Centro Faunistico Didattico, dove in apposite voliere può vedere gli uccelli che per le loro condizioni di " irrecuperabili ", non sono più liberabili in natura e riceve materiale informativo sulle attività di conservazione della LIPU. Non è comunque consentito, ai non addetti, l'accesso alle voliere degli animali in terapia, riservato esclusivamente al personale di servizio; nei giorni seguenti potrà quindi ricevere notizie sullo stato di salute dell'animale portato, ma senza vederlo. Anche se questa può sembrare un'ingiusta restrizione, nei confronti di chi ha amorevolmente raccolto un animale in difficoltà per portarlo al Centro, non bisogna dimenticare che si tratta di fauna selvatica abituata ad evitare l'uomo e proprio il mantenere l'innata ritrosia nei nostri confronti ci fa sperare in un fortunato ritorno alla libertà. I nostri risultati - Dal momento che il CRAS nasce come Centro per il Recupero della Fauna Selvatica, dall'analisi sono stati esclusi i piccioni, nonostante a volte si contino anche questi temporaneamente tra i nostri ospiti, che comunque isoliamo immediatamente evitando qualsiasi contatto con gli uccelli selvatici in cura e comunque il numero e le patologie riscontrate su di loro potrebbero inficiare i risultati. Abbiamo invece preferito focalizzare l'attenzione sui rapaci e sugli acquatici, dato il loro importante ruolo all'interno degli ecosistemi in quanto predatori di micromammiferi, piccoli rettili e uccelli, oppure di pesci e quindi al vertice della catena alimentare. Inoltre questi risultano buoni bioindicatori rivelandosi, i primi sensibili ai DDT, i secondi al Piombo. Un altro aspetto che ci sembra d'obbligo sottolineare, è l'arrivo al Centro di uccelli appartenenti a specie protette colpiti da pallini di piombo, chiaramente sparati da fucili da caccia. Questo fa del CRAS/Fe, un importante strumento di denuncia del bracconaggio e della necessità d'imporre maggiori vincoli all'attività venatoria, esami più specifici e selettivi per i nuovi cacciatori e controlli periodici (quinquennali?) sui cacciatori di più vecchia data. Sarebbe sicuramente utile una campagna d'informazione tra i cacciatori, dove si evidenzi che la mancata denuncia di chi viene a conoscenza di un reato, è perseguibile penalmente. Questo servirebbe, probabilmente, ad indebolire l'omertà di cui godono i bracconieri e incoraggiare, invece, la denuncia degli atti illeciti di cui si è testimoni. Per quanto riguarda le patologie riscontrate, va evidenziata la sindrome ischemica in quanto parassitosi non legata all'attività o comportamenti umani, mentre le principali cause per cui gli uccelli pervengono al CRAS/Fe, anche nel 2005, sono risultate i traumi, con fratture e lussazioni. Un'ultima precisazione meritano i grafici riguardanti il numero degli uccelli liberati, questi riportano dati relativi agli anni successivi al 1996, da quando cioè il CRAS/Fe, può avvalersi della collaborazione di un medico veterinario specializzato nella cura dell'avifauna. Nei primi tre anni di attività, infatti, il Centro svolgeva una funzione di pronto soccorso e molti uccelli venivano poi collocati in altri centri di recupero. Oggi il CRAS/Fe continua ad essere pieno titolo un vero centro per il recupero e la riabilitazione al volo degli uccelli selvatici del nostro territorio. Il confronto fra il numero degli uccelli pervenuti al Centro e il numero degli uccelli liberati, pur essendo un dato che ci da grande soddisfazione, non è corretto in quanto tra i " non liberati ", sono inclusi animali che giungono al CRAS/Fe già morti. Questo avviene perché le leggi vigenti (vedi "Regolamento sui Centri di Recupero " Prot.864/5 del 15/01/2002 dagli Atti della Giunta Regionale dell' Emilia-Romagna) prescrivono che chiunque trovi un animale selvatico, anche morto, lo consegni all'autorità preposta o ai Centri di Recupero. In ogni caso la maggior parte dei decessi che avvengono dopo l'arrivo al Centro, si verifica entro pochi giorni dalla consegna (4-5), a dimostrazione del fatto che le loro condizioni erano già compromesse irrimediabilmente. Consideriamo l'esperienza del Centro, un successo sotto molti aspetti, pur essendo consapevoli che per far fronte al crescente numero di animali ricoverati, ai visitatori del Centro Faunistico Didattico in costante aumento, continuare l'opera di sensibilizzazione pubblica e di educazione ambientale, aspetto fondamentale per maturare un concetto ragionato di conservazione e tutela del "bene ambiente" nella sua complessità, c'è la necessità improrogabile di migliorare le funzionalità del Centro.