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CONSIGLIOnotizie 40/2006 - Seduta del consiglio comunale dedicata al Bilancio di Previsione 2006 (prima giornata)

13-03-2006 / Giorno per giorno

CONSIGLIO notizie Agenzia di informazione del Consiglio comunale di Ferrara e delle Circoscrizioni Direttore responsabile: Sergio Gessi - Redazione: Lucia Mattioli (caporedattore), Elena Frighi, Alessandro Zangara Supplemento a "Comune notizie" - Reg. Trib. Fe n.3 del 1995 - CONSIGLIO COMUNALE - SEDUTA DEL 13 MARZO (ore 18) La seduta dedicata al Bilancio di previsione 2006 del Comune di Ferrara si è aperta in mattinata con la relazione dell'assessore al Bilancio Roberto Polastri e con l'illustrazione da parte del Sindaco Gaetano Sateriale di due emendamenti presentati da tutti i gruppi della maggioranza a integrazione della relazione dell'assessore al Bilancio e della documentazione sul Bilancio preventivo 2006. Il primo dei due emendamenti è intitolato "Linee per la riorganizzazione del Welfare pubblico locale" il secondo è relativo alla "riorganizzazione degli uffici comunali". Emendamenti Nel pomeriggio sono stati presentati gli emendamenti al Bilancio di previsione: cinque illustrati del consigliere Gianpaolo Orsatti (FI), due emendamenti da Mauro Malaguti (AN), due da Simone Lodi (AN), due da Alex De Anna (Io amo Ferrara), uno da Irene Bregola (Prc), uno della consigliera Barbara Diolaiti (Verdi), uno della consigliera Maria Giulia Simeoli (Pdci), uno da Federico Saini (FI). Risoluzioni Sono state quindi illustrate le risoluzioni presentate dai consiglieri Barbara Diolaiti -Verdi (4 anche a nome della maggioranza e 1 a proprio nome), Luca Cimarelli- AN (4 risoluzioni), Enrico Brandani - AN (4 risoluzioni), Alex De Anna-Io amo Ferrara (7 risoluzioni), Massimo Pierpaoli- Fi (3 risoluzioni). Il Sindaco ha quindi preannunciato alcuni emendamenti al Bilancio presentati dalla Giunta che saranno illustrati dagli assessori competenti nel corso del dibattito. Gli emendamenti si sono resi necessari a seguito di cambiamenti nel panorama dei finanziamenti sopravvenuti dopo la presentazione del Bilancio. I lavori del Consiglio comunale riprenderanno domani 14 marzo a partire dalle 9.30 con la fase dedicata al dibattito. Questo il testo della relazione al Bilancio dell'assessore Roberto Polastri INTRODUZIONE - I dati recentemente diffusi dall'ISTAT sull'andamento dell'economia nel 2005 spengono ancora una volta i facili ottimismi. La speranza che l'economia potesse riprendersi spontaneamente dallo stato catatonico in cui versa da ormai 5 anni è andata delusa. Non solo l'economia italiana non cresce, ma fa ulteriori passi indietro rispetto all'Europa, togliendo così ogni alibi a chi pensava di attribuire i nostri mali all'infelicità della nostra collocazione geografica. Prima vittima di questa situazione di stagnazione del PIL è l'occupazione che diminuisce dello 0,4% e sul fronte dei conti pubblici il quadro è tutt'altro che rassicurante. E' certamente vero, come alcuni si affretteranno a sottolineare, che gli obiettivi della Relazione programmatica sono stati superati: l'indebitamento si colloca infatti al 4,1% del PIL, contro il 4,3% previsto a settembre dal Governo. Vale la pena di ricordare però che a maggio del 2005, con la relazione trimestrale di cassa, l'esecutivo era ancora attestato su una previsione di disavanzo del 2,9%. Un peggioramento di più di un punto percentuale non è certo motivo di rallegramento. Soprattutto è il dettaglio dei conti a suscitare preoccupazione: peggiora infatti, rispetto alle previsioni di settembre, l'avanzo primario. Il miglioramento dell'indebitamento netto è tutto dovuto quindi ad una diminuzione imprevista, e salvifica, della spesa per interessi. Ad agevolare il calo di questa voce di spesa hanno poi contribuito operazioni di finanza straordinaria, ammesse dalle regole europee, ma certamente non rivelatrici di un processo di risanamento o della fiducia dei mercati. Se l'andamento dei tassi dovesse invertirsi bruscamente, a causa di una tendenza a livello mondiale o di un calo della fiducia per i nostri titoli di Stato, le conseguenze per i conti pubblici italiani sarebbero disastrose. In buona sostanza, anche sul fronte della finanza pubblica le prospettive per il 2006 non sono per niente rassicuranti. Partendo, ad esempio, dalle previsioni del Fondo Monetario, è facile verificare che se la crescita si situasse in media d'anno all'1%, l'indebitamento netto salirebbe al 4,2%. Se a ciò aggiungiamo le difficoltà evidenziate dalla Commissione Europea ad attuare con piena efficienza le misure previste dalla Finanziaria, il disavanzo potrebbe facilmente situarsi in prossimità più del 5% che del 4,1%. E' questa la situazione dell'Italia che il governo Berlusconi lascia in eredità. Questi i dati di fatto, certificati non dalla propaganda del centro sinistra, ma dalle istituzioni economiche del nostro paese, dall'Europa, dal FMI, dalla Confindustria. Un paese in declino, attraversato da una forte sfiducia nel futuro. L'Italia è un grande paese, con enormi risorse industriali, grandi intelligenze e potenzialità da spendere, che avrebbe bisogno di un'occasione di rilancio a partire da una rinnovata fiducia nel rapporto cittadino-istituzioni e tra le istituzioni tra esse. La Finanziaria 2006 è stata la negazione di questa esigenza. Per il modo in cui è stato gestito il confronto, anzi il non confronto, tra Governo ed Enti Locali e per il merito dei provvedimenti che vi hanno trovato luogo: un impasto di insipienza politica, di arrogante centralismo, di cieca volontà punitiva nei confronti delle istituzioni più vicine ai cittadini. Ancora una volta si è commesso il grave errore di credere, e di indicare ai cittadini, i Comuni come una palla al piede, un fattore di disturbo, in una prospettiva di rilancio dell'economia e di redistribuzione del reddito. Nulla di più sbagliato. I Comuni sono elemento e fattore imprescindibile di sviluppo. Se ciò di cui il Paese ha bisogno è la crescita della competitività dell'Italia, come si possono escludere le realtà istituzionali locali dalla impostazione delle strategie necessarie a raggiungere questo scopo. Investimenti pubblici locali, piani strategici, progetti coordinati pubblico-privati, interventi mirati per la modernizzazione delle nostre città, unitamente alla rete dei servizi che assicurano la tenuta della coesione sociale, sono componenti essenziali per la possibile ripresa dell'economia italiana. Al contrario, la Finanziaria 2006 testimonia della volontà dell'esecutivo, e della maggioranza che fin qui lo ha sostenuto, di governare il paese contro i Comuni o comunque prescindendo da essi, ciò in dispregio innanzitutto del dettato costituzionale che parla assai chiaro: "La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato". Significa che esiste una differenziazione di ruoli e di funzioni, ma non c'è chi sta sopra e chi sta sotto, chi comanda e chi ubbidisce; c'è una pari dignità di tutti i livelli istituzionali della Repubblica e deve esserci, nell'interesse di tutti, dei cittadini, del Paese, una leale collaborazione che oggi è negata. La presentazione della legge finanziaria 2006, la sua discussione ed approvazione sono state caratterizzate dall'assenza totale di un minimo di confronto serio tra i livelli istituzionali. La strada seguita è stata quella delle scelte unilaterali, non condivise, calate dall'alto, comunicate in modo imbarazzato, confuso o contraddittorio. Non una, non una delle proposte del mondo autonomistico ancorché avanzate all'unanimità dalle sue componenti è stata accolta dal Governo che ha inoltre orchestrato una inconcepibile e superficiale campagna di denigrazione nei confronti dei Comuni. Tra le tante responsabilità in negativo che il governo Berlusconi si è addossato c'è anche questa: di avere alimentato una vera e propria rottura istituzionale tale da alimentare il sospetto di una punizione verso quelle istituzioni che nel corso della legislatura, nella loro stragrande maggioranza, sono passate a governi di centro sinistra. Una finanziaria dunque che è stata occasione di una ingiustificata e autolesionistica azione politica contro il Paese e che presenta, nel merito, provvedimenti insostenibili ed intollerabili per l'autonomia degli enti decentrati. Prima di entrare nel merito degli aspetti più negativi della manovra, voglio sollevare, per l'ennesima volta, una questione di notevole importanza se si vuole davvero realizzare una politica efficace e condivisa di reperimento di risorse e di riequilibrio della spesa pubblica. Mi riferisco alla necessità di poter programmare i nostri bilanci su base poliennale, senza doversi trovare, ogni anno, di fronte a cambiamenti sostanziali non solo di importanti singole norme, ma addirittura dell'impianto strategico complessivo delle politiche economico-finanziarie. In questi ultimi anni, già con i governi di centro sinistra, abbiamo conosciuto continue modifiche del Patto di stabilità. Con il passaggio dei "saldi di bilancio", interpretazione senz'altro più corretta, ai "tetti di spesa". Abbiamo avuto tagli ai trasferimenti dell'1% su base annua dal 2001 ed il blocco delle addizionali IRPEF dal 2003. Abbiamo dovuto subire il famigerato decreto "tagliaspese" dal luglio del 2004, annullato poi con sentenza della Corte Costituzionale. Abbiamo poi assistito alla introduzione "all'amatriciana" del metodo Gordon Brown, con il tetto di incremento della spesa su base annua del 2%. Fino a questa Finanziaria dove questa impostazione del Patto di stabilità viene rinnegata e ricacciata in soffitta e ci si presenta una soluzione ancora più drastica ed inaccettabile. Il tutto senza avere fatto un passo in avanti sul terreno della riforma della finanza locale e del federalismo fiscale. Sfido chiunque a stabilire quella programmazione pluriennale dei bilanci semplicemente indispensabile per qualsiasi opera di risanamento della finanza pubblica. Entrando nel merito, non era mai accaduto che la finanziaria imponesse un "tetto negativo" calcolato sul consuntivo dell'anno precedente, il 2004, e quindi notevolmente superiore a quell'8% che sta scritto in Finanziaria e realisticamente, invece, intorno al 15%. E non si era mai visto che, in barba ad ogni federalismo e alle più recenti sentenze della Corte Costituzionale, si andasse a dire ad ogni Comune dove e come tagliare, oltretutto in modo impreciso ed assolutamente poco realistico. Mi riferisco al fatto che la presunta "esclusione della spesa sociale" dalla riduzione di spesa imposta dal nuovo Patto di stabilità, si basa su una interpretazione del tutto riduttiva di ciò che è effettivamente "spesa sociale" per i Comuni, dal momento che si può ragionevolmente considerare che essa si aggiri in media attorno al 30% del Bilancio di ciascuno Ente e non riguardi soltanto le voci cui fa riferimento la Finanziaria. Mi riferisco al fatto che pure la voce relativa al personale non è per nulla esente da tagli. Infine, c'è un'altra affermazione non vera circa il contenuto della finanziaria. Si sostiene che i trasferimenti erariali non vengono ridotti: apparentemente è giusto, poiché l'entità è pari a quella dell'anno scorso. Ma il problema è che non si tiene conto dell'inflazione che decurta di almeno il 2% il reale valore dei trasferimenti. L'insieme di questo armamentario di norme vessatorie ha imposto una decurtazione molto pesante della spesa corrente che, se parametrata al preconsuntivo 2005, si avvicina ai 6 milioni di euro. A fronte di ciò, il bilancio che presentiamo, oltre a farsi carico delle compatibilità imposte dalla finanziaria, opera precise scelte politiche e sociali sia sul versante delle entrate che delle spese e costituisce un significativo passo in avanti nella direzione del riequilibrio strutturale dei conti che annunciammo nel precedente esercizio. ENTRATE - Sul versante dei trasferimenti, a vario titolo, dallo Stato, va sottolineata la diminuzione, ancorché limitata, ma che va ad accumularsi ai tagli degli scorsi esercizi e al mancato riconoscimento del tasso di inflazione. Per ciò che riguarda le entrate proprie, la Giunta ha operato scelte che, di fatto, mantengono invariata la pressione fiscale e tariffaria. Non aumentano IRPEF e ICI e, per quanto riguarda quest'ultima, la possibilità di una rimodulazione al ribasso delle aliquote è stata vanificata dal ritardo con il quale sono stati varati i decreti attuativi della norma prevista in Finanziaria 2005 che avrebbe dovuto consentire l'adeguamento dei classamenti catastali nelle microzone delle città. Ci auguriamo che ora l'Agenzia del territorio possa operare celermente per consentirci, entro il prossimo anno, di intervenire con un provvedimento che, oltre ad abbassare le aliquote, si configuri come un elemento di riequilibrio ed equità fiscale. Le tariffe dei servizi a domanda individuale, nel loro complesso, non si discostano dall'aumento previsto dell'inflazione e grazie alla manovra varata nel 2005 la copertura del costo dei servizi nel 2006 sarà pari al 39,57%, .in linea con l'obiettivo fissato dalla Giunta di pervenire, entro pochi esercizi, ad una situazione omogenea alla realtà dei capoluoghi di provincia della nostra Regione. Per rimanere all'interno di un ragionamento che riguarda le tariffe, anche se formalmente non riconducibili al bilancio, voglio informare il Consiglio che per il 2006 la TIA subirà un aumento complessivo dell'1% , al di sotto pertanto del 50% del tasso di inflazione atteso. Un aumento che assorbe inoltre l'esborso dovuto fino all'anno scorso dalle casse comunali per garantire la copertura del 100% del costo del servizio, copertura che dal 2006 è assicurata dal gettito della tariffa. Per rimanere ad altre, significative, parti di entrate, voglio segnalare gli aumenti del gettito previsti per COSAP e tassa di pubblicità; in ambedue i casi non si tratterà di massicci provvedimenti di appesantimento fiscale ma dal frutto di azioni di riorganizzazione gestionale e di lotta all'evasione fiscale. Stiamo infatti valutando l'opportunità di pervenire a provvedimenti di esternalizzazione nella gestione di queste attività che porteranno ad una riorganizzazione, anche attraverso l'approvazione del nuovo piano della cartellonistica pubblicitaria e ad una più efficace lotta all'abusivismo ed alla evasione fiscale, in particolare della Cosap. L'attività di recupero di risorse attraverso la lotta all'evasione fiscale sarà elemento centrale, anche nel 2006, da parte dell'amministrazione. Ai brillanti risultati conseguiti negli esercizi precedenti, credo che potremo affiancare anche quelli del 2006, grazie ad una sempre maggiore professionalizzazione dei nostri funzionari e dirigenti, alla collaborazione con i soggetti cointeressati ed alla creazione dell'Ufficio unico delle entrate che abbiamo in animo di istituire entro l'anno nell'ambito dei processi di riorganizzazione dell'ente. SPESE - Il rispetto dei parametri del patto di stabilità ha determinato una diminuzione, rispetto al 2005, delle spese previste per l'esercizio di 5.768.082,76 euro. La dimensione reale di tale riduzione di spesa, per essere adeguatamente valutata va messa in relazione con la parte del bilancio effettivamente ascrivibile alla capacità decisionale della Giunta e cioè tenendo conto della quota di spesa rigida che supera di gran lunga il 70% dell'intera spesa. Così correttamente valutata, la riduzione supera abbondantemente il 15% della spesa effettivamente governabile attraverso le scelte gestionali. In ordine alle spese più strettamente amministrative ed organizzative, si è intervenuti su quelle del personale che presentano una riduzione di quasi 500.000 euro, nonostante l'assorbimento del costo complessivo del nuovo contratto; un risultato che dovrà consolidarsi e rafforzarsi negli esercizi futuri perseguendo quegli obiettivi di riorganizzazione della macchina amministrativa gestionale che consentiranno un ridimensionamento ancora più significativo di questa parte di spesa. Grazie alle operazioni di gestione attiva del debito realizzata alla fine del 2005, il costo per l'ammortamento dello stesso diminuisce di 1.433.535,00 euro. La previsione di spesa tiene già conto dell'aumento dei tassi recentemente decisi dalle autorità finanziarie europee. Anche nel corso dell'esercizio 2006 continuerà l'attività di ricerca delle migliori opportunità offerte dal mercato per la ottimale gestione finanziaria, a partire dall'estinzione dei mutui più onerosi ancora attivi ed alla gestione della liquidità consentitaci dal nuovo contratto di tesoreria. Importanti risparmi si realizzeranno nelle spese generali, a partire dal ridimensionamento degli affitti passivi, nonché delle spese di mera gestione degli uffici e delle forniture per l'attività dell'amministrazione. I tagli di spesa a carico degli assessorati sono rilevanti anche se non mettono a repentaglio la rete dei servizi e delle attività che caratterizzano la qualità del governo locale di Ferrara. Dal ridimensionamento delle risorse a loro disposizione sono innanzitutto salvaguardati i servizi sociali ed educativi; è questa una precisa scelta ed un messaggio chiaro alla città: questa Giunta e questa maggioranza che la sostiene non sono disposti, anche a fronte di tagli così drastici da parte del Governo, a mettere in discussione la quantità e la qualità dei servizi per il welfare e per l'educazione. Per usare uno schema dialettico, che personalmente non apprezzo, caro alla destra ed al suo leader, voglio affermare che noi riteniamo i livelli di civiltà e la necessità di coesione sociale che si esprimono nella fornitura di reti di protezione sociale e di occasioni di mobilità sociale, intangibili. Loro, la destra, hanno dimostrato in questi 5 anni di governo di non avere nessun interesse né sensibilità verso questa esigenza. In questi anni abbiamo, purtroppo, assistito ad una crescita dell'impoverimento pubblico e privato del paese. Dal rapporto ISTAT dell'ottobre scorso risulta che il numero di persone che si muovono sulla linea d'ombra che separa la "normalità" dalla povertà, cresce sempre di più. Una famiglia su quattro nel Mezzogiorno vive in condizioni di precarietà se non di povertà. Al Nord i nuclei familiari poveri sono al 4,7%, al Centro il 7,3. A fronte di ciò, che senso ha istituire un fondo a sostegno delle famiglie e per la solidarietà sociale se, contemporaneamente, si riducono i servizi nei Comuni e si dimezza il fondo nazionale per le politiche sociali. E che senso ha la non politica su un tema di grave emergenza sociale come la casa, tema che avrebbe bisogno di interventi ad ampio respiro, capaci di programmare investimenti pubblici per realizzare alloggi decenti .ad affitti accettabili. E invece: negli ultimi tre anni le risorse tagliate dallo Stato alle Regioni per l'edilizia residenziale pubblica sono diminuiti del 55%, le abitazioni costruite sono passate da 34 mila nel 1988 a 1.900 nel 2004, mentre diminuiva costantemente il contributo all'affitto per le famiglie in condizioni di disagio sociale, il cui fondo è stato, tra il 2000 e il 2004, dimezzato. L'altra scelta politica, forte, che connota la manovra di bilancio 2006 è rappresentata dalla salvaguardia e sviluppo delle risorse messe a disposizione delle politiche di sostegno e qualificazione del tessuto economico locale. Inoltre, nel 2006 non verrà ridimensionato lo sforzo a sostegno della politica degli investimenti per continuare a dotare la città di quelle infrastrutture e servizi necessari al suo sviluppo ed alla qualità della vita dei suoi cittadini. Complessivamente tra risorse dirette ed indirette provenienti dai cofinanziamenti, in particolare dalla Regione Emilia Romagna, le risorse per investimenti supereranno i 40 milioni di euro, contribuendo così, in modo rilevante, al sostegno dell'economia del territorio. La manovra di bilancio 2006 è una manovra pesante che indubbiamente metterà a dura prova la capacità di gestione dell'insieme delle attività e dei servizi comunali per ridurre al minimo le conseguenze sulla cittadinanza. Ci piace pensare che la legislatura che sta terminando, chiuda anche la fase, che perdura da troppo tempo, nella quale le autonomie locali sono state trattate dal Governo nazionale non come una risorsa per il Paese, ma come un impedimento, soggetti istituzionali da vessare e mortificare. Il sistema Paese ha bisogno di coesione, di equilibri stabili tra la richiesta sempre più crescente di servizi efficienti e politiche strutturali in grado di favorirli, di concertazione seria e responsabile tra i vari livelli di governo, degli obiettivi e delle azioni in grado di elevare il livello di benessere dei cittadini, di favorire uno sviluppo più bilanciato dei territori, di incoraggiare l'integrazione sociale attraverso la riduzione degli svantaggi, delle differenze, delle possibili fonti di conflitto. Per questo il contributo delle autonomie è determinante. Ed è il contributo che abbiamo cercato di dare nel nostro territorio con questo bilancio. Nel fronteggiare un drammatico ridimensionamento di risorse per la spesa, l'abbiamo fatto senza aumentare la pressione fiscale che, anzi, per quanto riguarda la TIA diminuisce in termini reali ed, in particolare diminuisce per le attività produttive, ridimensionando le spese più strettamente riconducibili al fu8nzionamento dell'ente, abbiamo garantito le risorse per il welfare ed aumentato quelle per lo sviluppo economico e gli investimenti. Solo esigenze di propaganda sorrette da pregiudizio e disonestà intellettuale possono negare questi dati di fatto. La Giunta, sorretta da una maggioranza che ha saputo trovare nella impostazione di un bilancio così difficile, nuove e più forti ragioni di unità e convergenza programmatica, ha saputo rispondere alle imposizioni centralistiche con un disegno preciso di priorità gestionali e programmatiche, operando scelte anche difficili ma che corrispondono ad una limpida impostazione politica e sociale. Sono fiducioso che i cittadini comprenderanno queste scelte e non ci faranno mancare il loro sostegno.