CENTRO IDEA - Il Governo conferma che dal 1 gennaio 2011 i sacchetti di plastica saranno messi al bando
Nel 2011 addio ai sacchetti di plastica
30-12-2010 / Giorno per giorno
(Dal sito del Centro Idea del Comune di Ferrara)
Nel 2011 addio ai sacchetti di plastica. Dal governo la conferma che dal 1 gennaio 2011 i sacchetti di plastica per l'asporto delle merci saranno messi al bando per essere sostituiti da quelli biodegradabili. Lo ha detto il sottosegretario all'Ambiente Roberto Menia rispondendo ad una interpellanza presentata alla Camera da Giulia Cosenza (Fli). Al via quindi le sporte riutilizzabili o biodegradabili come da normativa europea.
Dal sito http://www.ermesambiente.it della Regione Emilia Romagna
24/11/2010 - 2011: addio ai sacchetti di plastica
Dal primo gennaio al bando i tradizionali shopper "usa e getta", largo alle sporte riutilizzabili come da normativa europea. L'annuncio del Governo chiude una questione aperta che vede l'Italia in ritardo di un anno. I vantaggi per l'ambiente, le scelte della grande distribuzione, le campagne di sensibilizzazione. Per sradicare una cattiva abitudine che fa sprecare energie, inquinare aria, mari, fiumi e boschi, soffocare animali.
Mai più la spesa con la classica borsina di plastica, oggetto praticamente gratuito per il consumatore che comporta sprechi di risorse energetiche, necessita di un solo secondo per la fabbricazione, viene utilizzato mediamente per 20 minuti, impiega anche 4 secoli per dissolversi e, al termine del lentissimo processo di foto-degradazione, si scompone in particelle tossiche sempre più piccole che entrano nella catena alimentare dell'uomo. Borsine spesso destinate ad ammassarsi inutilmente nelle case degli italiani, alimentando una produzione sovrabbondante e poco sostenibile. Fino a inquinare, quando disperse nell'ambiente o a causa degli scarichi, mari, fiumi e boschi con il risultato di intrappolare spesso pesci e uccelli, o trasformandosi in "cibo" che sprigiona sostanze tossiche, oppure ancora destinate a produrre emissioni di CO2 nel processo di smaltimento. Questa volta la notizia è ufficiale: a ottobre il Governo italiano - in particolare il sottosegretario all'Ambiente Roberto Menia rispondendo all'interpellanza urgente della deputata di Futuro e Libertà Giulia Cosenza - ha annunciato che dal 1º gennaio 2011 entrerà in vigore il divieto di commercializzazione di sacchetti di plastica non biodegradabili. Posizione del resto confermata dal ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo, che ha escluso una nuova proroga per l'entrata in vigore del divieto di produzione e commercializzazione delle buste di plastica per la spesa: "Indietro non si torna, il sistema produttivo ha avuto tempo per prepararsi a questo cambiamento". La "rivoluzione" dovrebbe consumarsi in due passaggi: dal primo gennaio non potranno più essere prodotti o messi in commercio gli shopper non biodegradabili, mentre una norma transitoria (su cui sta lavorando il ministero dello Sviluppo economico) darà la possibilità' ai supermercati e ai negozi di smaltire le scorte.
Tutto comincia a livello normativo con la Legge n.296 del 27 dicembre 2006 (legge finanziaria 2007) pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n.299 del 27 dicembre 2006. È qui che sono contenuti due articoli di legge (1129 e 1130) che introducono di fatto, nell'ordinamento, l'esclusione della plastica. In particolare si parla di avvio per l'anno 2007 di un programma sperimentale a livello nazionale per la progressiva riduzione della commercializzazione di quei "sacchi per l'asporto delle merci" che sulla base dei criteri fissati dalla normativa comunitaria non risultassero biodegradabili. Per ridurre inquinamento ed emissioni di CO2 e al contempo offrire un sostegno alle filiere agro-industriali nel campo dei biomateriali. Il programma era finalizzato a individuare le misure da introdurre progressivamente nell'ordinamento interno allo scopo di giungere al definitivo divieto - a partire dal l° gennaio 2010 - della commercializzazione di sacchi non biodegradabili per l'asporto delle merci non in linea con i criteri fissati dalla normativa comunitaria e le norme tecniche approvate a livello comunitario. Il problema era dato dal fatto che mancavano i decreti attuativi per rispettare la scadenza proposta dalla norma tecnica armonizzata UNI EN 13432 del marzo 2002 su materiali e imballaggi, requisiti del compostaggio e della biodegradazione, decreti necessari per fissare le modalità di messa al bando dei sacchetti da supermercati e negozi e per definire le sanzioni da comminare agli eventuali trasgressori.
Quindi, con un ritardo di un anno e attraverso il decreto legge 78/2009, si arriva alla definitiva rinuncia ai tradizionali shopper utilizzati nei negozi e nella grande distribuzione, un oggetto dal costo irrisorio ma che in realtà viene poi inglobato nel prezzo praticato dal commerciante, nelle tasse ambientali per costi di pulizia e smaltimento rifiuti. Contestualmente, il Ministero dell'Ambiente ha annunciato una campagna di informazione per tutta la cittadinanza e un programma di progressiva contrazione della produzione di sacchetti di plastica tradizionali. Dentro l'annunciato investimento di 1 milione di euro per "accompagnare" produzione, distribuzione e cittadini nella fase di transizione, rientrano anche le risorse per analizzare il ciclo di vita dei sacchetti biodegradabili e il funzionamento della distribuzione delle nuove buste in Mater-Bi, sostanza derivante da materie prime rinnovabili di origine agricola e provenienti da amido non geneticamente modificato. Infine, prevista dal Governo una distribuzione capillare su tutto il territorio nazionale di borse realizzate in materiale riciclato e riciclabile, o riutilizzato, o in fibre naturali.
Parallelamente, il Governo ha previsto che i rifiuti organici quali rifiuti biodegradabili di giardini e parchi, rifiuti alimentari e di cucina prodotti da nuclei domestici, ristoranti, servizi di ristorazione e punti vendita al dettaglio e rifiuti simili prodotti dall'industria alimentare, dovranno essere raccolti in modo differenziato con contenitori a svuotamento riutilizzabili o con sacchetti compostabili certificati a norma UNI EN 13432-2002.
Unionplast, la società confindustriale che rappresenta i produttori di sacchetti di plastica non biodegradabili e biodegradabili, ricorda però che un imballaggio può essere messo al bando nella misura in cui non soddisfi nessuno dei 4"requisiti essenziali": se un imballaggio non è riutilizzabile, quindi usato più volte; se un imballaggio non è recuperabile per via energetica; se un imballaggio non è riciclabile; se un imballaggio non è biodegradabile. Unionplast compara sacchetto di plastica e sacchetto "bio", sostenendo che quello tradizionale è riutilizzabile più volte, che se bruciato nel termovalorizzatore è meglio del petrolio. Inoltre è riciclabile se fatto di plastiche riciclate.Non è però biodegradabile, quindi non soddisfa un requisito. Il sacchetto "bio" è meno resistente e scarsamente riutilizzabile. Non è recuperabile per via energetica perché ha una componente organica che rappresenta un problema per il termovalorizzatore. Non è riciclabile, ma possiede il requisito della biodegradabilità e della compostabilità.
Ma quali sono, in generale, le dimensioni del problema e il grado di sensibilizzazione della popolazione? Nell'ambito di "Porta la sporta", la campagna nazionale all'insegna dello slogan "Rifiuta, riduci, riusa, ricicla" organizzata dal WWF in collaborazione con Associazione dei Comuni Virtuosi, Italia Nostra, FAI e Adiconsum sulla falsariga dell'international Plastic Bag Free (la giornata mondiale senza sacchetti di plastica promossa da MSC The Marine Conservation Society), dal 17 al 24 aprile di quest'anno si è svolta la settimana dedicata alla promozione della borsa riutilizzabile per la spesa e contro i sacchetti di plastica e "usa e getta". Un'occasione - che per il 2011 è già in agenda dal 16 al 23 aprile - per riflettere sui numeri di un fenomeno che per troppi anni ha trasformato un'abitudine apparentemente innocua in un enorme impatto ambientale: arriva a quasi 20 miliardi il numero di buste di plastica "usa e getta" utilizzate ogni anno dagli italiani, con una media esorbitante di 300 a testa (dati 2010 di Legambiente). In tutta Europa se ne arrivano a consumare 100 miliardi, nel mondo si tocca approssimativamente quota 1.000 miliardi. Che fare? L'appello di quei giorni era di evitare i sacchetti monouso in plastica e altri materiali, preferendo eco-bag, zaini, scatole riutilizzabili. Magari optando per i prodotti sfusi. E comunque, con l'invito a fare un salto di qualità che andasse oltre il sacchetto biodegradabile, per puntare decisi sulla borsa riutilizzabile come vero e proprio accessorio irrinunciabile per uno stile di vita "green". Tagliando i costi ambientali generati dal processo produttivo che conduce dal mais al polimero finito (coltivazioni, acqua, emissioni, fertilizzanti e pesticidi). Si stima che sostituendo i 300 sacchetti annui di cui sopra con 10 sporte riutilizzabili - e si potrebbe anche fare di meglio -, si arriverebbe ad un taglio di 180mila tonnellate di petrolio e altrettante di emissioni di CO2.
Non c'è tempo da perdere. Per capirlo, basta fermarsi a leggere il "contatore" sul sito dell'iniziativa "Porta la sporta", che aggiorna il numero di sacchetti di plastica consumati quest'anno. Un bollettino in continuo, apparentemente inarrestabile divenire. "Porta la sporta" mette poi in fila tutti i numeri allarmanti del fenomeno: la produzione di plastica assorbe l'8% della produzione mondiale di petrolio; il 96% della plastica prodotta a livello mondiale non viene riciclata; quasi la metà della quantità di plastica prodotta ogni anno viene utilizzata per articoli monouso o imballaggi destinati ad essere buttati nel breve periodo. Disastrose le conseguenze sull'ambiente. Si stima che quasi 4/5 dei rifiuti presenti in mare arrivi da terra a causa del vento, oppure trascinato da scarichi d'acqua e fiumi, e soprattutto che il 90% del rifiuto galleggiante sia costituito da plastica. Un problema letale per almeno 143 specie marine che rimangono vittime di "entanglement" (ossia quando un animale resta imbrigliato in sacchetti o altri rifiuti e finisce per morire di fame, soffocamento o annegamento). "Porta la sporta" ricorda poi che ci sono circa 177 specie animali che inghiottono plastica, il 95% delle quali sono uccelli marini. Come se non bastasse, la plastica in mare attira sostanze chimiche idrorepellenti come gli inquinanti organici persistenti POP's (Persistent Organic Pollutants) e metalli pesanti quali mercurio, zinco e piombo.
Tra i momenti di partecipazione collettiva sul fronte dell'educazione al riciclo, al riutilizzo, al rispetto dell'ambiente, spicca anche "Puliamo il mondo", nella cui edizione del 2010 Legambiente ha promosso una petizione firmata da 100mila cittadini contro la proroga dello stop ai sacchetti non biodegradabili.
Fissata quindi dal Governo la data per la messa al bando del vecchio shopper di plastica "usa e getta", c'è chi, nella grande distribuzione, ha deciso di muoversi prima anticipando la "rivoluzione dei sacchetti". Nordiconad, per esempio, l'impresa cooperativa di dettaglianti aderente al Consorzio nazionale Conad con 483 punti vendita disseminati capillarmente in oltre 200 comuni del Nord Italia, già nel 2009 ha cominciato a promuovere referenze biodegradabili e riutilizzabili. In particolare a giugno del 2009 sono stati lanciati i pratici shopper riutilizzabili in polipropilene a marchio Conad, gratuitamente per chi faceva la spesa sabato 6 giugno (per un importo superiore ai 30 euro) e successivamente inseriti con continuità nell'assortimento. Un'opzione "eco" che rapidamente è diventata oggetto di diversificazioni di marketing nelle decorazioni esterne. Ma soprattutto che consente di tagliare di almeno un kg all'anno le immissioni di plastica nell'ambiente di ogni singolo consumatore. Ad aprile del 2010, sono stati introdotti nei punti vendita gli shopper biodegradabili Conad in Mater-Bi (la bioplastica ottenuta dall'amido di mais e dal grano). E attraverso 3 "Speciali Ecologia" (13 aprile, 22 giugno e 9 novembre) Conad ha promosso, insieme ad una serie di referenze legate ai temi ambientali, le alternative alla tradizionale borsina: lo shooper BIO e quello in cotone a marchio FairTrade, le borse con ganci per carrello e il trolley realizzato con almeno il 70% di plastica riciclata, consolidando una vera e propria gamma di borse riutilizzabili e sostenibili. Soltanto temporanea rimane la soluzione "shopper in Mater-Bi" - adottata peraltro da tutte le grandi catene della distribuzione -, sia per i costi di produzione tre volte superiori al "cugino" in Pet, sia a quanto pare, ascoltando i commenti dei consumatori tra gli scaffali, perché non sufficientemente robusto.
Già a giugno 2009, Unicoop Firenze (marchio Coop) ha introdotto nei suoi 98 punti vendita shopper in Mater-Bi, diventando la prima catena food della GDO (Grande Distribuzione Organizzata) in Europa occidentale a eliminare completamente i sacchetti in polietilene. A settembre del 2009, anche Coop Adriatica si è congedata dai vecchi, inquinanti sacchetti di plastica. In 83 punti vendita delle province di Bologna, Ravenna, Rimini, Forlì-Cesena e a Cento (Fe) sono sparite in quel mese le sportine "usa e getta" e sono state introdotte le sacche in stoffa o polipropilene, unitamente ai sacchetti in Mater-Bi. Già nei primi cinque mesi del 2009 quasi 100 negozi a marchio Coop tra Emilia-Romagna, Veneto, Marche e Abruzzo avevano venduto circa 150mila sportine "verdi". In generale Coop propone, all'insegna dello slogan "Riduci, Riusa e Ricicla", una serie di buste della spesa riutilizzabili di diversi modelli, materiali e formati. Per esempio la busta di treccia di polipropilene in varie fantasie e comprensiva di portabottiglie interno. Oppure quella in cotone, con un tessuto naturale che ne consente la riciclabilità a fine utilizzo. C'è poi la busta in juta, ottenuta riutilizzando i sacchi impiegati per il trasporto del caffé a marchio Coop provenienti dal Brasile, dall'Honduras, dal Nicaragua e dal Vietnam. Infine la busta per carrello, un contenitore in nylon che può contenere fino a 40 kg di spesa. Tramite maniglie di plastica, può essere facilmente appesa ai bordi del carrello. Ce n'è anche una versione con borsa termica e portabottiglie. Naturalmente l'assortimento di shopper "eco" include la nuova busta biodegradabile, compostabile come i rifiuti alimentari e vegetali e quindi re-impiegabile per la raccolta differenziata della frazione organica.
Già dal luglio del 2009 Auchan ha iniziato insieme a WWF Italia un processo di sostituzione dei sacchetti in polietilene in favore delle shopping bag riutilizzabili, dicendo addio alla classica "busta della spesa" in 50 ipermercati a gestione diretta, dislocati in 11 regioni italiane. Oltre alla robusta shopping bag "per la vita" - che Auchan rimborsa gratuitamente in caso di rottura - i clienti possono provare il sacchetto in biotech riciclabile al 100%, il sacchetto di carta e la "ecobox" in cartone. I risultati? Da luglio 2009 al 30 marzo 2010 sono state vendute 1.677.000 borse per la spesa riutilizzabili, "risparmiando" 1086 tonnellate di plastica.
Anche sul sito di "Porta la sporta" si possono trovare tanti consigli preziosi per uno stile "ecotrendy": la borsa in cotone e quella in canapa, i gradi di resistenza e i tanti modelli, i costi e il "fai da te" con la macchina da cucire. E poi la borsa "a scomparsa", quella da tasca e quella da borsetta, i trolley e quelle agganciabili al carrello proprio come negli assortimenti dei maggiori player della grande distribuzione. E siccome una buona abitudine tira l'altra, ecco l'eco-lista della spesa con gli appunti per il consumatore responsabile. Che non solo si ricorda di "portare la sporta", ma rifiuta comunque sacchetti e altri imballaggi superflui, preferisce i prodotti sfusi o comunque dall'imballaggio ridotto, beve l'acqua del rubinetto e acquista latte e detersivo alla spina, non compra monodose e cerca anche prodotti ottenuti da materiale riciclato. Ricordando sempre, davanti allo scaffale, che il riuso è più sostenibile, più etico, più moderno, più giusto dell'usa e getta.