BIBLIOTECA ARIOSTEA – Incontro giovedì 13 dicembre alle 16,30
‘In attesa della fine’: apocalissi letterarie e cinematografiche
11-12-2012 / Giorno per giorno
Sarà dedicato alle apocalissi raccontate dalla narrativa e dal cinema il nuovo appuntamento con le conversazioni etno-antropologiche del ciclo 'Il presente remoto', in programma giovedì 13 dicembre alle 16,30 nella sala Agnelli della biblioteca Ariostea. L'incontro, aperto al pubblico, è curato da Roberto Roda del Centro di Documentazione storica del Comune di Ferrara.
LA SCHEDA a cura di Roberto Roda
In attesa della fine
Le migliori apocalissi della narrativa scritta e filmata, scelte e commentate da Roberto Roda (per festeggiare insieme, cascasse il mondo, l'arrivo del 21 dicembre, certi che le profezie dei Maya non ci priveranno del Natale e neppure di un nuovo Capodanno)
Il tema della fine del mondo o più spesso della "fine del mondo come lo conosciamo" ha affascinato narratori e cineasti e segnato profondamente la narrativa del XX secolo, ben prima del clamore mediatico che l'industria del cinema e dei best-seller letterari hanno sollevato intorno alle presunte profezie dei Maya. La conversazione cerca di riscoprire quelli che possono essere considerati alcuni capolavori (magari poco conosciuti o dimenticati) del genere catastrofico apocalittico e post-apocalittico: dal romanzo liberty La nube purpurea di Matthew P. Shiel (1901) all'Ultima spiaggia (1957) di Nevil Shute che Stanley Kramer trasferì sullo schermo con successo; da La distruzione del mondo del regista Felix Feist, girato nel 1933 e considerato l'apripista del genere catastrofico sino al E la terra prese fuoco (1962) di Val Guest. La conversazione, alla luce delle idee e delle mentalità che hanno attraversato il "secolo breve", cerca di leggere queste e altre opere: ad esempio Ragnarok ove lo scrittore danese Villy Søresen fa una disincantata e moderna rilettura dei testi sulla fine del mondo della mitologica scandinava o Apocalipse 2024, un curioso e pregevole film del 1974 che ha insegnato a molti cineasti venuti in seguito come raccontare, con pochi mezzi ma molte idee, i day after della distruzione.