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PORTA DEGLI ANGELI - Il 16 e 17 marzo alle 16,30 la proiezione del documentario "Sette canne un vestito"

Quando Antonioni si firmava ‘Michelangiolo'

15-03-2013 / Giorno per giorno

 

(Comunicato a cura di Arch’è Associazione Culturale ‘Nereo Alfieri’)

 

Sabato 16 e domenica 17 marzo alle 16.30 alla Porta degli Angeli, Rampari di Belfiore 1, nell'ambito della mostra "Antonioni950", avrà luogo la proiezione del documentario "Sette canne un vestito" di Michelangelo Antonioni, generosamente messo a disposizione da "La Cineteca del Friuli" che ne ha curato il restauro. Al termine è prevista una conversazione con Silvana Onofri, direttrice di Arch'è Associazione Culturale Nereo Alfieri, che ne illustrerà la storia attraverso documenti esposti, alcuni dei quali donati, a mostra aperta, dall'associazione "Primi di Torviscosa".
Lo stesso ambiente ospita il dipinto di Daniela Carletti "Sette canne, un vestito" del 2012, un omaggio fatto dalla pittrice ferrarese al regista.
La mostra "Antonioni950", patrocinata da Comune e Provincia di Ferrara, è organizzata da Arch'è Associazione Culturale ‘N. Alfieri', Liceo Classico Statale 'L. Ariosto', Istituto Professionale per l'Industria e l'Artigianato ‘Ercole I d'Este'- Settore moda, in collaborazione con RTA ‘Progetto Porta degli Angeli', Circoscrizione1-Comune di Ferrara, Associazione "Primi di Torviscosa", La Cineteca del Friuli e Fondazione Giorgio Bassani.
E' visitabile alla Porta degli Angeli, Rampari di Belfiore 1, dal 10 al 25 marzo. Orario di apertura: da venerdì a lunedì: ore 11.30 /18.00; da martedì a giovedìì: ore 14.30 /18.00. Dal 3 aprile al 7 giugno si sposterà negli spazi espositivi del Liceo Ariosto, via Arianuova 19. Giorni e orari di apertura: da lunedì a sabato: ore 8.30 /13.00.


LA SCHEDA
"Sette canne, un vestito" è un documentario realizzato nel 1948 su committenza della Snia Viscosa per promuovere la ripresa della produzione del rayon negli stabilimenti tessili di Torviscosa, riaperti dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale. Destinato alle sale cinematografiche, il filmato doveva essere approvato da una commissione nazionale ed essere quindi di alta qualità.
Regia, sceneggiatura e montaggio sono del giovane Antonioni che per l'occasione si firma Michelangiolo, vincitore, nello stesso anno, del Nastro d'Argento col documentario "Nettezza urbana". Le riprese sono effettuate nell'azienda agricola e negli stabilimenti di Torviscosa, mentre la voce narrante spiega, in modo conciso ed efficace, le diverse fasi della produzione del rayon, dalla ‘canna gentile' fino alla sua trasformazione in un tessuto sintetico simile alla seta: "questa è la favola del Rayon - introduce la voce narrante - una favola moderna scritta con le formule magiche dei libri di chimica industriale...". Con sette canne si può ottenere un vestito e con la seta sintetica si possono realizzare anche abiti d'alta moda.
Il regista Dino Risi, nell'articolo "Pubblicità e cinema' del dicembre del 1948 sulla rivista ‘Schermi', sottolinea la forte valenza didattica del corto di Antonioni: il racconto accattivante e la qualità delle immagini riescono a trasmettere il messaggio educativo senza annoiare. "Sette canne un vestito" -aggiunge Risi- è la storia delle suggestive trasformazioni di uno strano personaggio, certo Arundo Donax nei misteriosi recessi di uno straordinario castello. Arundo Donax (sembra il nome di un personaggio di Disney, o di Savinio) è una canna produttrice di cellulosa nobile. I misteriosi recessi del Castello sono gli impianti industriali della Snia a Torre di Zuino, oggi Tor Viscosa nella Bassa Friulana. Ci dice Antonioni, e ce lo dice bene, ordinatamente con poche parole e belle immagini, che sette canne di Torviscosa...si trasformano in tanta cellulosa quanta basta per fare un vestito... Vi risparmio il processo attraverso il quale la cellulosa diventa rayon. Sono cose tanto interessanti da vedere quanto noiose da dire".
Il documentario, un tipico esempio di cinema d'impresa, sparisce dalla circolazione per quasi quarant'anni, fino a quando la pellicola originale viene ritrovata da Enea Baldassi nell'archivio storico della Snia Viscosa e consegnata a Livio Jacob, direttore della Cineteca del Friuli che, su "Il Messaggero Veneto" del 21 aprile del 1994, annuncia il ritrovamento e il restauro della pellicola, affidata ad un laboratorio olandese dove "è stata trasferita dall'instabile e pericoloso nitrato di cellulosa (un composto chimico più noto come celluloide, simile - tra l'altro - al composto da cui veniva ricavato il rayon della SNIA Viscosa) al più sicuro acetato". Jacob, dopo aver ripercorso con abbondanza di particolari la storia del filmato, scrive "come è prevedibile il film ha tutte le caratteristiche di un'opera di Antonioni, con idee visive e temi che ritorneranno nelle produzioni successive. Per esempio l'interesse per la fabbrica inserita nel contesto naturale è un tema che il regista riprenderà in Deserto rosso; la fotografia, l'illuminazione e la composizione ricordano quelle dei suoi grandi film in bianco e nero degli anni Cinquanta".
Durante il Festival di Taormina, nel luglio dello stesso anno, Il documentario è stato proiettato alla presenza di Antonioni che non lo rivedeva da più di quarant'anni.
(Silvana Onofri, direttore di Arch'è Associazione Culturale Nereo Alfieri, vicepresidente della RTA "Progetto Porta degli Angeli")

 

Per informazioni:
Associazione Arch'è : mail arche.ferrara@libero.it; cell, 3311055853;
siti:https://sites.google.com/site/archeferrara/; http://www.portadegliangeli.org/index.php?id=5
Liceo Ariosto: tel, 0532 205415; mail: fepc020005@pec.istruzione.it ; sito:http://www.liceoariosto.it/

Immagini scaricabili:

MICHELANGIOLO.jpg Porta angeli Antonioni950