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CELEBRAZIONI DI NOVEMBRE - Lunedì 16 e martedì 17 novembre. Promosse dal Comitato cittadino per le onoranze

Le iniziative per commemorare gli anniversari degli Eccidi del Castello e del Doro

13-11-2015 / Giorno per giorno

Entrerà nel vivo con gli appuntamenti previsti lunedì 16 e martedì 17 novembre, il programma di iniziative di commemorazione e cultura storica messe a punto in occasione del centenario della Prima Guerra Mondiale e degli anniversari degli Eccidi fascisti e nazisti a Ferrara del 15 novembre 1943 e 17 novembre 1944. Il calendario degli appuntamenti, che proseguiranno poi fino al 27 novembre, è stato realizzato dal Comitato cittadino per le onoranze composto da Comune, Prefettura e Provincia di Ferrara in collaborazione con ANPI provinciale, associazioni combattentistiche, Comunità ebraica, forze dell'Ordine, Istituto di Storia contemporanea, istituzioni scolastiche, Museo del Risorgimento e della resistenza, associazionismo culturale.

 

Di seguito il programma delle principali giornate dedicate alle commemorazioni (vedi a fondo pagina il calendario complessivo):

 

SETTANTADUESIMO ANNIVERSARIO DELL'ECCIDIO ESTENSE 1943/2015  

Domenica 15 novembre

>> alle 11.30 al museo del Risorgimento e della Resistenza verrà inaugurata la mostra "Geografia di una strage: gli eccidi nazi-fascisti nel Ferrarese 1943-1945" a cura di Antonella Guarnieri  e  Davide Guarnieri In collaborazione con ANPI provinciale. La rassegna sarà poi visitabile fino al 10 gennaio 2016 (dal martedì alla domenica 9.30-13, 15-18).

 

Lunedì 16 novembre

>> alle 10 al Ridotto del teatro comunale Abbado incontro con gli studenti a cura dell'Istituto di Storia Contemporanea con proiezione del film di Massimo Sani "Quell'Italia del '43". Introdurrà Andrea Baravelli dell'Università di Ferrara. 

 

>>  alle 11.30 al Muretto di Castello Estense in corso Martiri della Libertà, cerimonia di commemorazione alla presenza delle autorità civili, militari e religiose. Interverrà il sindaco e presidente della Provincia di Ferrara Tiziano Tagliani.

Nei pressi del muretto sarà allestita (già da sabato 14 e domenica 15 novembre) la mostra "Per non dimenticare" realizzata in occasione del settantesimo anniversario dell'eccidio Estense a cura dell'Istituto di Storia Contemporanea con il contributo del Comune di Ferrara.
(Mediante una successione di pannelli autoportanti sagomati con immagini e testo, la mostra racconta le storie di vita degli undici uccisi presso il muretto del Castello e sui Rampari di S. Paolo all'alba del 15 novembre 1943. Le sagome, di forte impatto emotivo, rendono particolarmente "viva" l'immagine di quella lunga notte immortalata anche dal racconto di Giorgio Bassani-Una notte del '43 e dal film di Florestano Vancini-La lunga notte del '43. 

(vedi a fondo pagina la scheda storica)


>> alle 15 alla Sinagoga di via Mazzini deposizione di una corona alle Lapidi esterne, con onori militari alla presenza delle autorità civili, militari e religiose.


SETTANTUNESIMO ANNIVERSARIO ECCIDIO DEL DORO  

Martedì 17 novembre 

>> alle 10 al Cippo commemorativo di Caffè del Doro di via Padova si terrà la tradizionale cerimonia in ricordo dell'anniversario degli eccidi del Caffè del Doro del 17 novembre 1944, con la benedizione del monumento e la deposizione di una corona d'alloro. Accanto al presidente del Consiglio comunale di Ferrara Girolamo Calò saranno presenti autorità civili, militari e religiose e gli alunni della Scuola Primaria "Doro".

(vedi scheda storica a fondo pagina)

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LA SCHEDA - Per non dimenticare -  15 Novembre 1943 - Eccidio di Castello Estense

All'alba del 14 novembre 1943 viene trovato il cadavere del Commissario Federale del Partito Fascista Repubblicano (PFR) di Ferrara, Igino Ghisellini, nei pressi del paese di Castel d'Argile (Bologna). Igino Ghisellini era partito da Ferrara il giorno prima per recarsi a Verona al primo congresso del Partito Fascista Repubblicano.
Nella stessa giornata del 14 novembre, la notizia dell'uccisione del Federale viene diffusa nell'assise di Verona: la reazione dei presenti è durissima, a gran voce si chiede che Igino Ghisellini venga immediatamente vendicato. Il segretario nazionale del PFR, Alessandro Pavolini, invia a Ferrara due squadre di camicie nere di Verona e di Padova. Con gli squadristi giungono in città tre dirigenti del Fascio: Enrico Vezzalini, che diventerà poi Federale e Prefetto di Ferrara, Franz Pagliani e il Console Giovan Battista Riggio. Sono loro che compileranno una lista degli antifascisti da arrestare e giustiziare per vendicare il Federale Ghisellini.
Nella notte vengono prelevate dalle loro case 72 persone: antifascisti, molti ebrei, alcuni cittadini considerati "traditori" per non essersi iscritti alla Repubblica Sociale, oppositori del regime in genere e portate alla Caserma della Milizia in piazza Beretta.
Fra loro e i 34 antifascisti, ebrei, oppositori del regime che erano già nelle carceri di via Piangipane (arrestati il 7 ottobre 1943) vengono "scelti" i dieci cittadini innocenti da passare per le armi per punire la morte del Federale Ghisellini. Impossibile stabilire come sia avvenuta la "scelta" anche se varie testimonianze concordano nel ritenere che Vezzalini si fosse avvalso di un elenco di "traditori del fascismo" già compilata dallo stesso Ghisellini.
All'alba del 15 novembre davanti a Castello Estense vengono fucilati : Emilio Arlotti, Pasquale Colagrande, Mario e Vittore Hanau, Giulio Piazzi, Ugo Teglio, Alberto Vita Finzi, Mario Zanatta; sulle mura presso i Rampari di San Giorgio: Gerolamo Savonuzzi e Arturo Torboli e in via Boldini: Cinzio Belletti che un caso aveva portato nelle vicinanze del Castello quella notte.
I cadaveri verranno lasciati davanti al muretto del castello per tutta la mattina, doveva essere un monito per i ferraresi. Solo l'Arcivescovo Ruggero Bovelli con un duro intervento presso le autorità fasciste riuscirà a far spostare i corpi.
Erano undici, riversi, in tre mucchi separati, lungo la spalletta della Fossa del Castello, lungo il tratto di marciapiede esattamente opposto al caffè della Borsa e alla farmacia Barilari: e per contarli e identificarli, da parte dei primi che avevano osato accostarsi (di lontano, non parevano nemmeno corpi umani: stracci, bensì, poveri stracci o fagotti, buttati là, al sole, nella neve fradicia), era stato necessario rivoltare sulla schiena coloro che giacevano bocconi, nonché separare l'uno dall'altro quelli che, caduti abbracciandosi, facevano tuttora uno stretto viluppo di membra irrigidite. (Giorgio Bassani, Una notte del '43, 2G editrice, Ferrara, 2001)

Bibliografia
Un'alba di sangue e di vendetta. Il 15 novembre 1943 a Ferrara. A cura di Giuseppe Longhi, Bologna, Seledizioni, 1975
Giorgio Bassani, Una notte del'43, Ferrara 2G editrice, 2001
Antonella Guarnieri, Ferrara 1943, dal 25 Luglio a Salò. Nuova interpretazione della Lunga Notte, Ferrara 2G editrice, 2005

 

 

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LA SCHEDA  Ferrara, 17 novembre 1944 - Una strage nazista: l'eccidio del Doro

(Testo a cura del Museo del Risorgimento e della Resistenza)

Sul finire dell'agosto 1945 - a poco più di quattro mesi dalla Liberazione di Ferrara - nell'immediata periferia della città, nei pressi di Caffè del Doro, vengono disseppelliti i corpi di sette uomini, scomparsi l'anno precedente dopo essere stati prelevati nottetempo dal carcere cittadino, dove erano stati rinchiusi per attività antifascista, in seguito agli arresti avvenuti tra il 7 ed il 26 ottobre 1944.
Si tratta di Mario Agni, Mario Arnoldo Azzi, Giuseppe Franceschini, Gigi Medini, Michele Pistani, Alberto Savonuzzi, Antenore Soffritti, tutti impegnati in prima persona - ed alcuni con incarichi di responsabilità, sia a livello militare che a livello politico - nella Resistenza al nazifascismo.
Arrestati per ordine di Carlo De Sanctis - a capo dell'Ufficio politico della Questura dal luglio 1944 - furono prima portati nelle "camere di sicurezza" di Castello Estense, poi nel carcere di via Piangipane e subirono pesanti interrogatori, per alcuni accompagnati da vere e proprie torture. Vennero infine trucidati dalle SS tedesche, comandate dal maresciallo Pustowka, con un colpo di pistola alla nuca all'alba del 17 novembre dello stesso anno nei pressi di Caffè del Doro, dove erano stati trasportati su un furgone messo a disposizione da De Sanctis e guidato dall'SS italiana Alfredo D'Agostini..
I corpi furono frettolosamente sepolti in una improvvisata "fossa comune", cioè nel cratere aperto da una bomba e fino al momento del ritrovamento delle salme - a Liberazione avvenuta - sulla sorte degli scomparsi nulla si seppe di certo. Ai familiari - che si erano peraltro visti consegnare gli effetti dei loro congiunti - De Sanctis dichiarò che erano stati prelevati dalle SS e deportati in Germania. Tra coloro che erano rimasti in carcere e negli stessi ambienti della Resistenza - che aveva tentato - in particolare dopo il ritorno a Ferrara del comunista Spero Ghedini, nome di battaglia "Antonio", come Commissario politico della 35° Brigata partigiana Garibaldi di Ferrara , senza riuscirci, di liberare i sette detenuti , i cui incarichi erano particolarmente nevralgici per l'organizzazione - circolarono voci, mai confermate, di sommarie esecuzioni.
Il processo ai presunti responsabili dell'eccidio - che si tenne nell'immediato dopoguerra - dimostrò senza alcun dubbio che i sette partigiani erano stati trasportati dalle carceri a Caffè del Doro da un drappello di SS comandato dal Maresciallo Pustowka con un furgone messo a disposizione dalla Questura, diretta da Carlo De Sanctis e guidato da un SS italiano, Alfredo D'Agostini.

 

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