LAVORI PUBBLICI - Nelle prossime settimane l'apertura del cantiere al centro di piazza Ariostea
La statua di Ariosto scende a terra per affidarsi alle cure dei restauratori
17-07-2018 / Giorno per giorno
Per quasi duecento anni ha guardato dall'alto generazioni di ferraresi a passeggio in piazza Ariostea. Ora, in occasione del suo restyling, saranno i ferraresi a poterla guardare negli occhi. La statua di Ludovico Ariosto, che dal 1833 troneggia sull'omonima piazza cittadina, ha infatti bisogno di un accurato intervento di restauro, che, come già preannunciato, il Comune ha deciso di eseguire nell'ambito della più ampia opera di riqualificazione della piazza stessa. Opera partita a fine febbraio con i lavori di rifacimento dell'illuminazione, ancora in corso di esecuzione, e ora pronta a dare inizio alla sua seconda fase, proprio con il restauro della colonna eretta nel 1675 e della statua che la sovrasta. Ad eseguire il complesso intervento, che avrà una durata contrattuale di quattro mesi, sarà la ditta Gerso Restauro opere d'arte di Ravenna che si è aggiudicata i lavori progettati da Benedetta Cagliotti.
Tutti i dettagli dell'operazione sono stati illustrati stamani in conferenza stampa dal sindaco di Ferrara Tiziano Tagliani e dall'assessore comunale ai Lavori Pubblici Aldo Modonesi, assieme alla coordinatrice del progetto Angela Ghiglione del Servizio Infrastrutture, Mobilità e Traffico del Comune di Ferrara, alla progettista del restauro Benedetta Cagliotti e a Ruggero Rosetti della ditta Gerso.
"I lavori saranno consegnati ufficialmente domani - ha precisato l'assessore Modonesi - e tra fine luglio e inizio agosto la statua sarà portata a terra e i lavori di restauro saranno eseguiti nella piazza stessa, con la possibilità per ferraresi e turisti di vedere l'opera da vicino e di apprezzarne la qualità del recupero. La spesa prevista per l'intervento è di 296mila euro e sarà finanziata in buona parte con i fondi del Ministero della Cultura per il progetto del 'Ducato Estense', così come avverrà per la gran parte dei costi per la riqualificazione della piazza".
"Il progetto - ha chiarito Benedetta Cagliotti - prevede una fase di restauro strutturale e una di eliminazione del degrado dalle superfici, con due cantieri: uno per la statua e uno per la colonna. L'obiettivo è quello donare un impatto visivo omogeneo all'intero complesso, che oggi ne è privo".
"Quello alla statua di Ariosto è un intervento importante - ha sottolineato il sindaco Tagliani - per preservare una delle emergenze architettoniche della città, ponendo rimedio all'azione degli agenti atmosferici corrosivi che l'hanno deturpata. Un intervento che si inserisce nell'ampia serie di cantieri che in questi anni sono partiti e ancora stanno partendo a Ferrara, grazie all'azione combinata di fondi post sisma e altre fonti di finanziamento, e che alla fine del percorso renderanno la nostra città non solo più sicura, ma anche più bella".
Per tutti i dettagli del progetto di riqualificazione di piazza Ariostea v. CronacaComune del 22 febbraio 2018.
LA SCHEDA a cura dei progettisti del restauro
I lavori di restauro alla colonna e alla statua di Ariosto in piazza Ariostea
Il progetto di restauro del Monumento dedicato a Ludovico Ariosto in Piazza Ariostea, si propone di sottolineare l'importanza di seguire, nella prassi operativa, una metodologia che assegna un ruolo determinante alla conoscenza, intesa come analisi critica di processi trasformativi che hanno caratterizzato e definito l'opera nella sua consistenza figurativa e materiale e nel rapporto con il contesto urbano.
Il Duca Ercole I d'Este (1471-1505) nel 1492 mise in opera l'ampio progetto di espansione urbana della città di Ferrara nota come Addizione Erculea. All'interno del nuovo impianto urbanistico si realizzò la "Piazza Nuova" (oggi Piazza Ariostea) dove il Duca progettò di erigere due grandi colonne sulle quali porre la propria statua equestre. Nel 1499 uno dei due blocchi di pietra, trasportati dalle cave di Verona, si perse in acqua ed il secondo, sbozzato, giunse nella piazza dove rimase abbandonato fino al 1675, come si evince dalle cartografie storiche.
In questa data venne eretta la colonna, scolpiti i rami di quercia sul fusto, terminato il capitello, e nel Giugno dello stesso anno, posta la statua del Pontefice Alessandro VII (1655-1667). Dal 1796 al 1814 in cima alla colonna si succedettero diverse statue in conseguenza dell'alternarsi delle invasioni francesi ed austriache. Nel 1833 il Comune di Ferrara decise di porre al di sopra della colonna la statua di Ludovico Ariosto e la Piazza assunse il nome odierno di Piazza Ariostea.
Nel corso del XIX secolo si sono susseguiti lavori di manutenzione, compresi interventi di rafforzamento strutturale.
Nel 1935, al fine di adeguare la Piazza alle manifestazioni delle corse del Palio, si decise di modificarne l'assetto secondo il progetto dell'ingegnere Girolamo Savonuzzi. Venne abbassato il piano della Piazza e durante gli scavi furono messe in luce le fondazioni del Monumento, rivestite con lastroni di pietra e trasformate nei primi due gradoni ad oggi visibili.
La conoscenza storico-critica è stata il punto di partenza imprescindibile nell'elaborazione del progetto di restauro del Monumento a Ludovico Ariosto, dove gli interventi proposti si sostanziano nella storia.
La prima fase del progetto di restauro, infatti, ha previsto contemporaneamente l'analisi delle fonti indirette attraverso la ricerca storica realizzata, da una parte mediante la lettura della bibliografia edita, della cartografia ed iconografia e dall'altra attraverso la ricerca inedita presso gli Archivi di Stato, Comunali e della Soprintendenza, rendendo possibile comprendere la storia della costruzione, dei restauri ed effettuare una lettura metrologica e proporzionale del Monumento.
Nella seconda fase, svolta contemporaneamente alla prima, si è avviato il Cantiere della Conoscenza, con l'obbiettivo di studiare l'opera nel suo complesso secondo un percorso critico di progressivo avvicinamento al Monumento, diretto dai professionisti incaricati congiuntamente ai tecnici comunali che, mediante l'utilizzo di piattaforma mobile, ha permesso sopralluoghi ravvicinati ed ha portato alla definizione di:
- un rilievo fotogrammetrico ed architettonico;
- indagini specialistiche di caratterizzazione dinamica, analisi diagnostiche mediante video-endoscopie, georadar ed ultrasuoni per la comprensione delle parti strutturali;
- indagini volte alla definizione delle differenti tipologie dei materiali lapidei e delle finiture rilevate sulle superfici.
Da tali indagini eseguite e dai sopralluoghi effettuati si è osservato come i problemi maggiori siano relativi alle parti metalliche a seguito della loro ossidazione e della incompatibilità tra diverse fasi di intervento. In particolare si osservano due tipologie di metalli utilizzati come tecnica di rinforzo: l'acciaio normale, utilizzato in epoche passate e l'acciaio inossidabile usato negli interventi più recenti. La connessione tra questi provoca l'effetto di ossidazione catodica che accelera ed amplifica i fenomeni di erosione sull'acciaio tradizionale. L'effetto di espansione che provoca la fessurazione o la rottura della pietra si osserva in molte porzioni del Monumento. Questi meccanismi di danno, innescati dall'ossidazione dei metalli, costituiscono dal punto di vista strutturale il problema più significativo.
Lo studio interdisciplinare condotto durante questa fase preliminare e la lettura incrociata con le risultanze dell'indagine storica ha consentito di approdare alla terza fase del progetto di restauro definendo il rilievo del quadro fessurativo, l'analisi del degrado sia strutturale che superficiale e le tipologie di lavorazione da ricondurre ad una visione progettuale che cerca di comprendere i valori di attualità e di totalità sia materiale che di immagine.
In questa terza fase, fondamentale è stata l'azione sinergica tra i professionisti incaricati, i tecnici comunali e i funzionari degli organi di tutela; le diverse competenze sono state organizzate in un percorso comune impegnato a garantire un intervento consapevole, metodologicamente rigoroso, compatibile con le caratteristiche ed il valore riconosciuto al Monumento, congruente con i principi e i metodi adottati per i beni appartenenti al patrimonio culturale.
La statua di Ludovico Ariosto, come è stato possibile evincere dalla ricerca storica, è visivamente composta in due parti che non mostrano particolari segni di distacco ma un degrado superficiale consistente definito da depositi compatti, patina biologica ed erosione del materiale lapideo. I danni strutturali osservati si concentrano nella parte della base dove in prossimità del mantello si è creata una lesione di distacco dovuta alla posizione avanzata del baricentro della statua nella zona del busto. Questo posizionamento avanzato del busto comporta un possibile squilibrio della statua comprimendo la zona dei piedi. Per risolvere questa vulnerabilità, dal punto di vista progettuale, si è previsto di realizzare la superficie del podio sul quale poggia la statua leggermente inclinata al fine di centrare il baricentro. Vista la significativa altezza della statua, per ottenere questo è sufficiente una lieve inclinazione, difficilmente osservabile ad occhio nudo e quindi ininfluente dal punto di vista estetico.
La zona del podio, frapposta tra la statua ed il capitello, non è composta da un monolite ma da più elementi che costituiscono una muratura a blocchi lapidei squadrati che a seguito del degrado dei giunti si sono via via sconnessi. Probabilmente con lo scopo di rinforzare i vari elementi era stata inserita una nuova cerchiatura metallica esterna in acciaio inossidabile, saldata agli elementi metallici interni, che hanno accelerato il fenomeno dell'ossidazione. Analizzando le fessure aperte nel podio si può osservare un'apertura della lesione con conseguente inclinazione della parte superiore dello stesso e della statua. Il fenomeno può essere ricondotto all'effetto spingente del metallo ossidato internamente, in particolare in corrispondenza dell'ancoraggio interno che ha provocato l'apertura della discontinuità tra i giunti.
Valutati tali fenomeni di degrado e considerata la posizione a quota elevata dell'elemento, anche per motivi di sicurezza, si è ritenuto opportuno, in accordo con gli organi di tutela competenti, proporre la sostituzione con un nuovo elemento lapideo avente la stessa forma e proporzione. Ai fini della esigibilità complessiva del Monumento si ritiene opportuno che il nuovo elemento non sia distinguibile per materiale e forma, ma che sia correttamente integrato.
Il capitello si presenta formato da una serie di quattro rocchi sovrapposti e poggianti sul fusto monolitico. I diversi rocchi si osservano analizzando le discontinuità ed i giunti di malta che percorrono tutto l'elemento. Questi rocchi sono in alcuni punti distaccati con fessure nell'ordine del centimetro che possono essere associate alla perdita di materiale legante, quale ad esempio la malta, o frutto di allargamenti dovuti all'espansione del metallo presente all'interno dell'elemento.
Il progetto di restauro relativamente al capitello prevede la rimozione degli elementi metallici interni; il consolidamento delle volute in maniera più efficace rispetto all'attuale cerchiatura che non ne previene il distacco; l'inserimento di barre interne in acciaio inossidabile ancorate direttamente al fusto monolitico che attraversano sia il capitello che il podio e che tengano saldi i vari rocchi sfruttando in maniera efficace le superfici scabre tra gli stessi e prevenendone quindi lo scorrimento.
Le indagini eseguite nella fase della conoscenza con il georadar hanno evidenziato la probabile rottura su un piano inclinato del fusto che lo divide potenzialmente in due porzioni. Al fine di rendere meno invasivo questo intervento si è ideata una soluzione con funi metalliche, che saranno inserite all'interno delle scanalature esistenti e successivamente stuccate.
A livello di basamento si sono riscontrati dei significativi livelli di degrado delle grappe metalliche che uniscono gli elementi lapidei di rivestimento. Oltre al restauro degli elementi lapidei e al loro trattamento superficiale si opererà alla sostituzione delle grappe metalliche ossidate mediante l'asportazione delle attuali e la pulitura con consolidamento degli incassi nella pietra. Successivamente si inseriranno nuove grappe che verranno connesse alla pietra mediante la colatura di piombo fuso.
Il progetto di restauro prevede interventi sulle superfici architettoniche, connessi principalmente agli interventi strutturali, e risponde operativamente sia alle caratteristiche della materia, al suo stato di conservazione e/o forma di degrado, sia all'istanza estetica.
Nello specifico i fenomeni di degrado rilevati sono depositi superficiali incoerenti e compatti, colature, erosione, degrado differenziale, fratture, distacchi, lesioni e scagliature, patina biologica e vegetazione infestante, presenza di integrazioni e stuccature incongrue, degrado antropico. Le scelte progettuali prevedono azioni di preconsolidamento, puliture definite in base alle caratteristiche proprie del materiale lapideo e del degrado presente, consolidamento, rimozione degli interventi incongrui, reintegrazioni con malte espressamente formulate sulla base delle analisi di laboratorio consentendo la formulazione di impasti studiati caso per caso in funzione delle finalità di impiego e trattamenti di protezione finale. Risulta necessario il corretto ruscellamento delle acque meteoriche dalla sommità della statua al piedistallo della colonna, considerata la sua completa esposizione agli eventi atmosferici e all'inquinamento. In fase preliminare si è osservato che la lastra in piombo presente al di sopra del capitello si trova in uno stato di avanzato degrado, completamente ossidata e, in estese porzioni, sollevata dalla superficie inadatta dunque svolgere la sua funzione di corretto deflusso delle acque meteoriche. Si è proposta quindi la rimozione delle lastre e la messa in opera di nuove in piombo.
Gli interventi previsti seguono i principî propri della disciplina del restauro: minimo intervento, compatibilità, reversibilità, distinguibilità, autenticità e si pongono come obiettivo l'unitarietà d'immagine e la conseguente esigibilità complessiva del Monumento.
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