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INTERNAZIONALE A FERRARA - Partito ufficialmente il festival dei giornalisti.

Premio giornalistico a blogger egiziano. Il ricordo e l'analisi delle giornate di Genova dieci anni dopo

30-09-2011 / Giorno per giorno

Ferrara, 30 settembre 2011 - Una folla composta principalmente da giovani ha fatto da cornice all'avvio della quinta edizione del festival di Internazionale a Ferrara, rassegna di fatti e personaggi del mondo del giornalismo, organizzata e voluta dal settimanale Internazionale e dall'Amministrazione comunale del capoluogo estense. Emozione ed attenzione hanno caratterizzato gli interventi introduttivi di Giovanni De Mauro, direttore della rivista, e di Tiziano Tagliani, sindaco di Ferrara

"Stiamo per sfogliare insieme un grande numero virtuale di Internazionale - ha affermato De Mauro prima di elencare gli appuntamenti salienti della quinta edizione - e posso confermare le parole di un amico incontrato prima: anche oggi provo la sensazione e le atmosfere di attesa da primo giorno di scuola". Per il sindaco di Ferrara Tagliani "c'è una grande voglia, e lo dimostra il pubblico che ogni anno accorre al festival, di essere protagonisti della storia e non è un desiderio di vanità ma la necessità concreta di poter esprimere la propria opinione. Ferrara vuole essere un contenitore ospitale e tranquillo nel quale è possibile incontrarsi, parlare, dialogare, discutere anche animatamente. Desideriamo che tutti in queste giornate, pubblico e relatori, si sentano a casa propria".

"Ferrara è una città vivace - ha affermato il presidente della Provincia Marcella Zappaterra - che contiene tante iniziative, che condivide momenti culturali importanti come quello di Internazionale. E' un programma straordinario che supera ogni aspettativa e l'Amministrazione provinciale e la Regione Emilia Romagna si sono messi a fianco del Comune a degli organizzatori per sostenere questa manifestazione".

"Di Europa si deve parlare - ha aggiunto Lucio Battistotti, direttore della rappresentanza della Commissione Europea in Italia - e in questa iniziativa con la quale collaboriamo per il secondo anno, c'è un po' di Europa".

Per Kostas Moschochoritis, direttore generale della sezione italiana di Medici Senza Frontiere, l'appuntamento di Ferrara quest'anno acquisisce un significato particolare "Nei quarant'anni di vita della nostra organizzazione abbiamo fatto tanta strada e la nostra presenza al festival di Internazionale sarà centrata sulla nostra azione umanitaria. Presenteremo in particolare i nostri 'dilemmi' su quanto abbiamo fatto, i nostri punti di forza e le nostre debolezze, i compromessi messi in campo per arrivare alla popolazione che ha bisogno di un aiuto e raggiungere i nostri obiettivi. Parleremo del problema dell'alimentazione, di Afghanistan e di Somalia e dell'inferno che oggi la popolazione civile è costretta a vivere nel silenzio del mondo".



Il premio giornalistico Anna Politkovskaja al giornalista e blogger egiziano Hossam el Hamalawy

Sul palco del festival di Internazionale a Ferrara Giovanni De Mauro e il sindaco Tagliani hanno consegnato nelle mani del vincitore, il giornalista e blogger egiziano Hossam el Hamalawy, il premio giornalistico Anna Politkovskaja, "uccisa il 7 ottobre del 2006 mentre tornava a casa", ha ricordato De Mauro.

"Vogliamo riconoscere quest'anno - ha detto Tagliani introducendo le motivazioni del premio giunto alla terza edizione - una fase della storia che ha coinvolto gran parte del Medio Oriente e premia uno dei tanti protagonisti di una battaglia che grazie all'attività costante del blog è riuscito a informare i propri concittadini e il mondo raccontando quanto stava accadendo nel proprio paese. La comunità internazionale, non solo il mondo del giornalismo, gli è debitrice per il lavoro svolto e per il suo modo di intendere la professione giornalistica".

Nel dedicare il riconoscimento a tutti i colleghi ancora in queste ore impegnati nel seguire l'evoluzione degli eventi, Hossam el Hamalawy ha voluto ricordare "quell'esercito di attivisti, di giornalisti e di semplici cittadini che sono diventati testimoni e diffusori dei fatti nel momento in cui hanno scritto e raccontato attraverso la rete quello che stava e sta accadendo. Sono qui per diffondere ulteriormente le informazioni e nella mia terra ci aspettiamo la solidarietà dei cittadini liberi del mondo".

LA SCHEDA - Hossam el Hamalawy è un giornalista, attivista e blogger egiziano. Ha seguito in prima persona le rivolte del 2011 in Egitto e le ha raccontate sul suo blog arabawy.org. È stato detenuto e torturato dai servizi segreti egiziani nel 2000 durante il regime di Hosni Mubarak per le sue inchieste sull'esercito.

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Ore 11.30 - "Genova dieci anni dopo" - Cinema Apollo

Particolarmente intenso e interessante il primo della lunga serie di incontri del festival dal titolo "Genova, dieci anni dopo". Ad affrontare il tema, guidati e stimolati dl giornalista del Tg3 Rai Riccardo Chartroux (al posto della collega Bianca Berlinguer) hanno raccontato e analizzato i fatti e le vicende drammatiche del G8 a Genova tre giornalisti testimoni - come Chartroux - di quelle giornate, lo statunitense Jeff Israely (Worldcrunch), e i francesi Eric Jozsef (Libération) e Serge Enderlin (Le Temps).

"Era un contesto internazionale e nazionale già molto teso - ha ricordato Enderlin - complicato, con avvisaglie significative nei mesi precedenti, ma la situazione è precipitata dopo un giorno dall'inizio del vertice, quando la polizia ha caricato i manifestanti pacifici, mentre i Black Block agivano indisturbati".

Per Eric Josef "C'era a Genova un forte sentimento di guerra e a un certo punto era chiaro che le regole nel rapporto fra le forze di pubblica sicurezza e i manifestanti erano saltate completamente. Ricordo che a G8 praticamente finito è arrivata la notizia della perquisizione alla scuola Diaz, un atto fuori dalle logiche. Ci siamo precipitati e abbiamo trovato una situazione da film, quasi irreale...".

Due sentenze hanno condannato dirigenti delle forze dell'ordine, altre un gruppo di manifestanti per reati di diversa natura contestati alcuni manifestanti in particolare per danneggiamenti, ha sottolineato Chartroux, ma quali conseguenze pratiche ha portato la vicenda su queste persone?

"Dovevano cadere molte teste - ha affermato Josef - e mi pare che sia mancata in generale una analisi approfondita da parte della politica e dei movimenti di quanto accaduto a Genova. Appare una volontà di svolta autoritaria per distruggere i movimenti anti globalizzazione e pacifisti. Sui quei fatti si è originata una retorica che non ha permesso di individuare le vere responsabilità della gestione dell'ordine pubblico e della strategia dei movimenti".

Alla domanda di quale immagine è rimasta all'estero del G8 di Genova Israely ha risposto citando la tragica sequenza di piazza Alimonda con l'uccisione di Carlo Giuliani. "Non dimentichiamo - ha subito aggiunto il giornalista statunitense - che poco dopo vi è stato un altro evento, l'11 settembre 2011 che ha subito spostato l'attenzione dei media e dell'opinione pubblica".

Quanto allora la responsabilità dei mezzi di informazione sul prima durante e dopo i fatti di Genova? "La buona notizia non è spesso notizia e da giorni le grandi testate parlavano di possibili violenze, di pericoli e di clima teso" ha precisato Israely. "Interessava certamente di più quello che poteva accadere nelle strade e non nei palazzi sfarzosi, ma non vedo in tutta questa storia colpe dei giornalisti".

Sono seguiti numerosi interventi da parte del pubblico, giovani e non, testimoni diretti di quelle giornate che hanno incalzato i relatori su aspetti ancora oggi poco chiari e che trovano elementi di verità e di giustizia nell'enorme bagaglio documentale che passo dopo passo viene pazientemente raccolto e diffuso. Due tasselli importanti di questi documenti saranno presentati proprio nell'ambito del programma di Internazionale, questa sera al Teatro Comunale con l'orazione civile "I giorni di Genova" e domani pomeriggio (ore 17) al cinema Apollo con il docufilm "Black Block" grazie al puntiglioso lavoro di Carlo A.Bachschmidt.