Comune di Ferrara

sabato, 10 maggio 2025.

Dove sei: Homepage > Lista notizie > Generazione precaria e discriminata. La ricetta Camusso: "Paternità obbligatoria per superare le discriminazioni"

INTERNAZIONALE A FERRARA - Ultima giornata di Festival. In piazza Municipio si è parlato di lavoro e di genere

Generazione precaria e discriminata. La ricetta Camusso: "Paternità obbligatoria per superare le discriminazioni"

02-10-2011 / Giorno per giorno

Ferrara, 2 ottobre 2011 - Una piazza per metà sotto un sole tutt'altro che autunnale, non ha tenuto lontano in in questa terza e ultima giornata di incontri una consistente fetta di pubblico del Festival di Internazionale. "Sulla importanza e centralità della questione del lavoro e del precariato, non occorre spendere parole" ha affermato il direttore Giovanni De Mauro introducendo dal palco l'atteso appuntamento alle 14 in piazza Municipio con Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, intervistata da Eric Jozsef (Libération), Michael Braun (Tageszeitung) e Irene Hernández Velasco (El Mundo, Spagna).
Un sondaggio al volo mette in luce una platea di appartenenti alla "generazione precaria, persone che sono costrette ogni giorno a barcamenarsi - afferma Braun aprendo il dibattito - per guadagnarsi da vivere e costruirsi un futuro. Ma cosa intendiamo quando parliamo di lavoro precario e quanti sono veramente in Italia"
Risponde la Camusso, in modo pacato, con toni che mai saranno enfatici o tipici dei comizi per tutta la durata dell'incontro: "Certamente stiamo parlando di una generazione che supera le stime istituzionali dei 2,5 milioni perchè ci sono molte realtà nascoste nelle più diverse forme contrattuali di lavoro apparentemente legali. Non è un fenomeno solo delle giovani generazioni e mette insieme elementi identificativi che riguardano in particolare il lavoro intellettuale e bassissime retribuzioni.
Un video girato in questi giorni a Ferrara mette in risalto le diverse provenienze e aspettative del popolo dei precari come operatori di comunità, stagisti, liberi professionisti, contrattisti a progetto, collaboratori con pagamenti irregolari; giovani alla ricerca di diritti negati, altri in fuga, altri ancora convinti che per arrivare da qualche parte bisogna essere molto furbi e conoscere qualcuno. Ma un elemento emerge con grande chiarezza: il mondo del lavoro continua ad essere discriminante nei confronti della donna. "Come siamo arrivati a questa situazione in Italia e come se ne uscirà", chiede la giornalista spagnola.
"Alla base di questa situazione - afferma la Camusso - vi è una ragione demografica: i giovani italiani sono pochi e siamo arrivati addirittura a non voler riconoscere la cittadinanza agli stranieri che nascono qui; poi ci si è messo anche il Governo a depotenziare e depauperare la scuola italiana, infine non ci si occupa delle reali condizioni delle persone che lavorano. Si pensava che ai giovani potesse andare bene il lavoro flessibile, anche nella sinistra vi era questa idea non solo nel pensiero liberista. Un realtà la flessibilità e la precarietà sono diventati elementi prevalenti per chi si affaccia al mondo del lavoro ma anche per chi arriva a fine carriera, per effetto della crisi economica".
Sul paradosso richiamato dal giornalista francese Eric Jozsef, che vede in Italia un alto tasso di sindacalizzazione a fronte di un alto numero di precari, delle responsabilità del sindacato e delle azioni per proteggere maggiormente i 'deboli' rispetto a chi il lavoro lo ha già, il segretario generale della Cgil ha ricordato che "nella storia del sindacato si è sempre cercato di dare risposte a tutti gli aspetti e alle criticità del lavoro. Nelle contrattazioni abbiamo mirato a dare risposte per tutti, in particolare di trovare la formula per rendere visibili coloro che erano ancora invisibili nel mondo del lavoro. Vi è un aspetto importante che va considerato: continuiamo a essere un paese che vede la famiglia come unico efficace ammortizzatore sociale del paese e non abbiamo costruito un solido sistema sociale svincolato dall'istituzione famiglia. Dobbiamo smettere per il bene di questa società di continuare a pensare che a 35 anni si è ancora giovani. Così facendo togliamo il diritto e la speranza a queste persone adulte a salire da protagonisti e con pieni diritti sul palcoscenico del lavoro.
Sulla questione se esitano o meno lavoratori 'garantiti' la Camusso parla molo chiaro: "Non esistono garanzie in un mondo in crisi con realtà economiche che chiudono, lo dimostra l'impennata degli indici di disoccupazione. L'articolo 18 esiste per evitare che una persona possa essere licenziata per il colore degli occhi o perchè legge un giornale piuttosto di un altro. Se cerchiamo e accettiamo il lavoro a tutti i costi, trasformiamo i lavoratori in aggetti e a chi dice che i diritti sul lavoro sono privilegi, diciamo di stare attenti. Abbiamo preso una strada che potrebbe portarci non sappiamo bene dove e a cosa".
In piazza Municipio si e parlato di vari modelli lavorativi esteri, di movimenti e indignados. Il dibattito si è animato anche grazie a numerosissimi sms arrivati dal pubblico alla redazione di Internazionale con domande e sollecitazioni riferite ad esperienze personali. A questi la Camusso ha risposto sempre con toni pacati che mai hanno trasformato il dialogo in comizio.
Quando la giornalista spagnola ha riaperto il tema della discriminazione di genere e ai provvedimenti utili per dare più spazio alle donne, la Camusso ha sfoderato prontamente la ricetta, molto applaudita dal pubblico: "un primo provvedimento necessario sarebbe la paternità obbligatoria. Anche in famiglie con due madri o due padri" specifica tempestivamente. "L'attaccamento al lavoro si misura per come lo si fa e non per quanto tempo lo fai. Nessuna donna deve sentirsi obbligata ad andare a cena con il capo o dimostrare che quando lavora non sta scrivendo la lista della spesa. Queste discriminazioni devono essere cancellate, anche con una maggiore rappresentanza femminile a tutti i livelli e rigoroso cambio del linguaggio e dei modi con i quali si affrontano questi problemi".
Sull'esperienza complessivamente fallimentare del Nidil, il sindacato dei lavoratori atipici della Cigil, richiamata da Braun, la Camusso conferma che "è vero, non ci siamo! Ma dobbiamo continuare ad andare a fondo per scovare ogni forma di sfruttamento mascherato come gli stage..."
Patti sociali per le riforme e risorse per realizzarle? "Questo non è il Governo giusto e prima riusciamo a dare una svolta prima riusciremo ad affrontare seriamente la questione. Una situazione di crisi ha bisogno di maggiore protezione sociale. Partiamo per esempio dall'equità fiscale tassando le rendite finanziarie e immobiliari, le grandi ricchezze. Da li verrebbero delle risorse importanti. Non dimentichiamo che insieme al lavoro sommerso va considerata una grande evasione fiscale. Togliamo i veri privilegi nello Stato e aboliamo le consulenze ai Ministeri. Ormai abbiamo la certezza che i miliardari non sanno governare il paese".
Un ultimo sms richiama la Camusso alla coerenza sul linguaggio di genere: "perchè non si fa chiamare segretaria?".
La Camusso sorride e glissa richiamando le tradizioni statutarie dell'organizzazione sindacale. L'incontro termina con un lungo applauso del pubblico e un ringraziamento da parte di De Mauro "ai giornalisti che ancora una volta hanno arricchito il dibattito e alla 'segretaria' generale della Cigil Susanna Camusso".