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ECCIDI DELLA CERTOSA - Mercoledì 10 agosto 2022 alle 9.30 al cippo davanti al tempio di san Cristoforo. DOCUMENTAZIONE AGGIORNATA

Cerimonia per commemorare gli eccidi della Certosa di Ferrara del 10 e 20 agosto 1944

10-08-2022 / Giorno per giorno

AGGIORNAMENTO CON FOTO

INTERVENTI del 10 agosto 2022 (ass. Micol Guerrini e Nicolò Govoni - testo Antonella Guarnieri)

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Cronacacomune martedì 9 agosto 2022

Tra il 10 ed il 20 agosto 1944 nove patrioti ferraresi furono trucidati nei pressi della Certosa. A ricordo di questi tragici eventi fu apposto un cippo sul muro antistante il Tempio di San Cristoforo.

Per onorare la memoria dei caduti mercoledì 10 agosto 2022 alle 9,30 in Certosa a Ferrara si svolgerà una cerimonia che prevede la deposizione di una corona e gli onori militari alla presenza delle autorità civili, militari e religiose e delle associazioni partigiane, combattentistiche e d'arma.

In rappresentanza del Comune di Ferrara interverrà l'assessore alle Politiche giovanili, Cooperazione internazionale e Servizi informatici Micol Guerrini.

A conclusione della cerimonia Nicolò Govoni, ricercatore dell'Istituto di Storia Contemporanea, porterà il saluto della responsabile del Museo del Risorgimento e della Resistenza e leggerà alcuni brani tratti dal Diario del cappellano delle carceri don Lelio Calessi, che assistette all'eccidio.

L'iniziativa, coordinata dal Comune di Ferrara, è a cura del Comitato per le Celebrazioni degli Eccidi della Certosa.

 LA SCHEDA (a cura della storica Antonella Guarnieri) - La notte del 10 agosto 1944, in piena seconda guerra mondiale ed occupazione nazi-fascista, a Ferrara, presso la Certosa, vengono uccisi sette uomini, tutti appartenenti alle file del PCI, allora clandestino. La motivazione della loro fucilazione, avvenuta dopo torture inimmaginabili e documentate dallo stato indescrivibile in cui i familiari trovarono i cadaveri presso l'obitorio prima della tumulazione, era quella di una rappresaglia per l'uccisione, da parte di un GAP (Gruppo di Azione Partigiana) del Maresciallo di Ps Mario Villani, tristemente noto alla cittadinanza per la violenza con cui esercitava il proprio incarico. I sette uomini, Gaetano Bini, Guido Droghetti, Tersilio Sivieri detto Destino, Amleto Piccoli, Guido Fillini, Renato Squarzanti e Romeo Bighi, non avevano fatto parte dell'operazione che aveva portato all'uccisione di Villani, essendo già in carcere, e vengono sacrificati per la loro appartenenza all'organizzazione scoperta pochi giorni prima all'interno della fabbrica della gomma sintetica. La notte del 20 agosto 1944, un nuovo eccidio viene compiuto sempre nei pressi della Certosa: ad essere fucilati, dopo inimmaginabili torture, Donato Cazzato, di Acquarica del Capo (Lecce) e il veneto Mario Zanella, accusati di essere gli autori, insieme a Mario Bisi, inspiegabilmente suicidatosi in carcere, secondo quanto disse il vice questore De Sanctis, mentre era ammanettato. Entrambi gli eccidi vennero compiuti senza che venisse emessa nessun tipo di sentenza da parte degli organi competenti.

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INTERVENTI di mercoledì 10 agosto 2022 - Cerimonia Eccidi della Certosa  

>> Assessore Micol Guerrini

Tre quarti di secolo fa, davanti a questo muro, morirono sette nostri concittadini; sette operai di quella che allora si chiamava ‘fabbrica della gomma sintetica'. Altri tre furono uccisi durante la notte del 20 agosto. Il più giovane aveva venti anni, il più anziano cinquanta. Le lancette della storia molto spesso si fermano su persone comuni, uomini e donne che non ricercano la possibilità di diventare eroi, lo diventano e basta. In silenzio. Morirono perché costituirono, all'interno della fabbrica, un gruppo che faceva propaganda antifascista, con volantini e riunioni clandestine. Furono fucilati senza colpe, se non quella di amare la propria città, garantire un futuro migliore per i propri figli, e di pretendere il diritto più importante ed inviolabile per un essere umano. Può essere torturata, la libertà, come quei due gruppi che videro crollare sotto il piombo i propri amici, in attesa del proprio turno. Ma non ammazzata, anche se durante quelle notti tra il 10 ed il 20 agosto del 1944 fu colpita al cuore da fratelli italiani in camicia nera.
Sposo il pensiero del Ministro Patrizio Bianchi, descritto nella nota pervenutaci per ricordare questo terribile evento, che qui vi riporto:
l'impegno sociale e civile, la partecipazione attiva e consapevole, la memoria operante delle Istituzioni e della comunità tutta divengono strumento di consapevolezza e presidio di legalità per le giovani generazioni, chiamate a contribuire alla costruzione di comunità più eque e solidali. La nostra scuola, battito della comunità, è quotidianamente impegnata nell'educare i Nostri ragazzi alla bellezza della partecipazione civile, promuovendo i valori di pace e democrazia, uguaglianza e giustizia, solidarietà e rispetto del prossimo.
E' nostro dovere insegnare alle giovani generazioni lo spirito critico nel comprendere, senza ingerenze politiche, culturali e mediatiche, il reale svolgersi degli eventi. Per saper analizzare le informazioni e le esperienze in modo oggettivo, valutandone vantaggi e svantaggi, notandone gli aspetti più nascosti invece dei soli elementi superficiali. Consentendogli di prendere migliori decisioni e di risolvere problemi in modo più efficace sviluppando nuove teorie di pensiero.
Quel passato così buio siamo qui ogni anno a ricordarlo come monito per tutti noi affinchè non si ripeta mai più. Oggi la dialettica politica, per quanto talvolta rude e dura, non fa più mettere il colpo in canna e tutti noi, ogni giorno, possiamo contribuire con ogni mezzo per rendere migliore il dibattito, riempirlo di contenuti, di ideali e di aspirazioni positive. La nostra democrazia è stabile e forte, ha saputo superare crisi economiche e sociali, terrorismi di ogni colore, e ci ha consentito di affrontare un presente talvolta incerto, ma appassionante, raccogliendo sempre con entusiasmo le nuove sfide che ci impone il futuro. Oggi uomini semplici, ci hanno permesso con il loro sacrificio di arrivare fin qui. Auguriamoci di avere lo stesso coraggio, e se ci sarà richiesto, di avere la loro stessa forza d'animo di fronte alle avversità che ci aspettano nei giorni a venire.
Grazie Guido Droghetti, Amleto Piccoli, Gaetano Bini detto "Mario", Guido Fillini, Romeo Bighi,  Tersilio Sivieri detto Destino, Renato Squarzanti, Donato Cazzato, Mario Zanella e Mario Bisi.

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>> Testo di Antonella Guarnieri (responsabile del Museo del Risorgimento e della Resistenza) letto da Nicolò Govoni (ricercatore dell'Istituto di Storia Contemporanea)

Questi due eccidi, certo per questioni temporali, vengono ricordati, da sempre, in maniera molto veloce e sintetica, anche se racchiudono i nomi di uomini che furono centrali nella lotta al fascismo ferrarese e nazionale.
I sette uomini del primo gruppo, testimoniano il lavoro rischioso e continuo di propaganda e di infiltrazione portato avanti dal PCI a Ferrara sin dalla metà del 1935: erano operai dello stabilimento della gomma sintetica, antifascisti comunisti che non avevano mai compiuto azioni militari e che il fascismo estense condannò a morte per rappresaglia, in seguito all'uccisione da parte della Resistenza estense del Maresciallo di PS Mario Villani, fascista violento, noto per la crudeltà esercitata durante gli interrogatori.

Con l'uccisione di Cazzato e di Zanella, invece, i nazi-fascisti eliminarono due partigiani attivi; uno dei quali, Donato Cazzato, gappista sin dalla metà dell'ottobre 1943, aveva con certezza partecipato all'attentato a Villani.
Dopo i due eccidi qui ricordati, la storia della Resistenza ferrarese in qualche modo si inabissò, e sono i dati pubblicati in più occasioni, anche nel sito dell'Istituto di storia contemporanea, che evidenziano come, da quel momento in poi, la lotta armata contro i nazi-fascisti si contrasse sempre di più, diventando quasi del tutto assente.
A porre le basi per l'intenso momento di lotta armata che culminò nell'omicidio di Villani, era stato il movimento politico interpartitico ed interclassista, che, come scrive l'OVRA in un suo documento del 29 giugno 1943, raccoglieva attorno alla socialista Alda Costa tutti i partiti che si opponevano al fascismo, compresa una parte di monarchici e che già nel maggio del 1943 risultava pronto a passare dalla propaganda politica alla lotta armata.
Il movimento "Italia libera" era stato scoperto e perseguitato dai fascisti già prima della caduta di Mussolini, Alda Costa, Giorgio Bassani, Matilde Bassani, Giovanni Buzzoni, Tancredi Zappaterra e molti altri, circa una sessantina, erano finiti in carcere e furono liberati solo dopo la caduta di Mussolini il 25 luglio 1943.
Il lavoro politico continuò anche dopo la costituzione della RSI attraverso l'impegno del gruppo e di uomini e donne come Alda Costa, Pasquale Colagrande, Ugo Teglio, Mario Zanatta, Ermanno Farolfi, mentre i compiti militari vennero assunti da elementi, più o meno giovani che, come Bruno Rizzieri, ucciso da eroe sul ponte della Pace, Mario Bisi, ucciso da De Sanctis, durante gli interrogatori, Donato Cazzato, il giovane di Acquarica del Capo di Lecce, ucciso proprio qui, decisero di prendere le armi e di lottare contro i tedeschi invasori e contro i fascisti della RSI che era stata fondata da Mussolini sotto l'egida tedesca.
Il gruppo militare venne distrutto attraverso numerose violenze differenti, tra le altre la rappresaglia che portò alla morte di Cazzato e Zanella, l'uccisione di Mario Bisi durante gli efferati interrogatori, l'invio a Bologna dove vennero uccisi in una rappresaglia di Giovanni Magoni e di Giovanni Dragoni, l'invio in campo di concentramento di Clara Dragoni e Cerere Bagnolati.
Da questo momento la città estense vide crollare repentinamente le azioni resistenziali, mentre continuò, indefessa, l'opera dell'antifascismo, per seminare le idee di giustizia e di libertà.
L'invito a non dimenticare, però, non basta più. Dobbiamo studiare, approfondire, continuare il lavoro di analisi e di ricostruzione. Questi morti chiedono più interesse per la cultura, per lo studio, per la ricerca, perché i giovani che amano questi studi, come quello che sta leggendo questo mio breve contributo, ci sono, ma spesso non li possono perseguire con la forza e la concentrazione dovuti, perché temono di non trovare poi un lavoro.

Questo Paese ha bisogno di loro, della loro intelligenza, sensibilità; ha bisogno di tornare a credere in quei valori che ci portarono fuori dalla tragedia fascista e che potrebbero portarci fuori anche dalle secche e dalle temperie di questi anni diversamente difficili, valori di eguaglianza, giustizia e di libertà.

 

 

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