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'Anatomie della mente' giovedì 13 alla biblioteca Ariostea

Le implicazioni psicologiche del 'salto nel buio'

11-05-2010 / Giorno per giorno

Il dramma del suicidio e le sue implicazioni psicologiche saranno al centro del nuovo incontro del ciclo "Anatomie della mente e altre storie" in calendario per giovedì 13 maggio alle 16,30 nella sala Agnelli della biblioteca Ariostea. L'appuntamento, dal titolo "Il salto nel buio. Vite spezzate dal suicidio", vedrà la partecipazione dei docenti dell'Università di Ferrara Stefano Tugnoli, che approfondirà "Il dramma del suicidio: chiavi di lettura psicoanalitiche", e Stefano Caracciolo, con un intervento intitolato "Breve la vita felice di Sergej Esenin, poeta"
Il ciclo di incontri, a cura di Enrico Spinelli, Francesca Mellone e Stefano Caracciolo, è organizzato per il terzo anno consecutivo dalla biblioteca comunale Ariostea e dalla sezione di Psicologia generale e clinica della Facoltà di Medicina di Ferrara, con una serie di conferenze di vari argomenti legati alla psicologia.

LA SCHEDA
Anatomie della Mente - Conferenze dei Giovedì di Psicologia
Il salto nel buio. Vite spezzate dal suicidio.
Giovedì 13 maggio ore 16,30, Sala Agnelli - Biblioteca comunale Ariostea, via Scienze 17 Ferrara

Il Salto nel Buio propone una lettura del comportamento suicidario sulla base dei moderni sviluppi della psicoanalisi, presentata dal prof. Stefano Tugnoli, da molti anni docente a contratto di Psicologia nell'Ateneo ferrarese, medico psichiatra e psicoanalista della Società Psicoanalitica Italiana. Le radici psicologiche del suicidio, in base ai più moderni modelli di comprensione del fenomeno, affondano nel terreno costituzionale dell'individuo, con una vulnerabilità di fondo, su cui si sovrappone il carico stressante degli eventi di vita. Solo una minima percentuale, infatti, dei soggetti predisposti, così come solo alcuni soggetti esposti ad eventi stressanti di vita, presentano realmente comportamenti suicidari.
Il prof Stefano Caracciolo presenterà, avvalendosi anche di strumenti multimediali, filmati e brani musicali, la drammatica e breve sequenza di vita del poeta russo Esenin, analizzata con metodo psicobiografico. Sergej Aleksandrovic Esenin nacque da una famiglia di contadini il 21 settembre 1895 nel villaggio di Konstantinovo (l'odierna Esenino) nella regione di Rjazan', in Russia a 200 km da Mosca. Nel 1912 si spostò a Mosca, per iscriversi all' università, e nel 1915 a Pietroburgo, dove Aleksandr Blok lo introdusse a Nikolaj Kljuev e al gruppo dei "poeti contadini". La sua opera poetica, racchiusa nell'arco di venti tumultuosi anni, si ispira infatti a due principali fonti: la natura e la vita contadina del suo paese e la figura della madre. Cosi i versi tratti da una delle più belle poesie di Esenin hanno ispirato il famoso cantautore Angelo Branduardi a comporre la celebre canzone, intitolata "Confessioni di un malandrino". Il poeta stesso leggeva i suoi versi in un modo unico - colpisce la sua voce espressiva, vigorosa e folgorante, nonostante le attenuazioni rauche e il ritmo, — perlopiù distaccato e somigliante a un tono profetico. Bisessuale e molto attraente, si innamorò frequentemente e si sposò cinque volte. Fra le donne della sua vita, Isadora Duncan, celebre ballerina americana, e Sofia Andreevna Tolstaja, nipote di Lev Tolstoj. Il carattere instabile lo portò poco per volta sulla strada dell'alcol e della droga, fino a una gravissima forma di depressione che, nel 1925, lo costrinse al ricovero in un ospedale psichiatrico di San Pietroburgo. Due giorni dopo essere stato dimesso, il 28 dicembre 1925, si tagliò un polso e, con il suo stesso sangue, scrisse una poesia d'addio al suo amico e compagno: "Arrivederci, amico mio, arrivederci". Il giorno dopo si toglie la vita nella camera numero 5 dell'Hotel Angleterre, a soli trent'anni. Riposa nel cimitero Vagan'kovskoe di Mosca. Ma chi era davvero Esenin? Quali elementi della sua personalità sono entrati nel determinare la sua sorte? Un'altra 'vita spezzata', chiusa tragicamente in una anonima camera d'albergo, come quella di un altro grande poeta e scrittore, Cesare Pavese 25 anni dopo, e come quella di tanti altri artisti.