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FESTA LEGALITA' E RESPONSABILITA' - Consegnata la targa a una concittadina di origini nigeriane

Il premio cittadinanza responsabile ad 'Angela'. La storia raccontata alla Sala Estense

05-10-2012 / Giorno per giorno


La Festa della legalità e della responsabilità, attualmente in corso a Ferrara, ha vissuto nella serata di ieri, giovedì 4 ottobre, un momento pubblico particolarmente toccante e significativo della manifestazione organizzata dal Comune in collaborazione con enti, associazioni del territorio e il Festival di Internazionale. In occasione dello spettacolo teatrale ospitato dalla Sala Estense, "La donna che guarda le stelle", atto unico per attori, musici e immagini della Compagnia Vetrosi, è stato comunicato il vincitore del "Premio Cittadinanza Responsabile" - giunto alla seconda edizione e assegnato dal Comune a cittadini che si sono contraddistinti per particolari azioni civiche [lo scorso anno fu assegnato ad Anne Marie Tsagueu, per la sua importante testimonianza nell'ambito della vicenda Aldrovandi]. Il sindaco Tiziano Tagliani, l'assessore comunale Chiara Sapigni e Paola Castagnotto, presidente del Centro Donna e Giustizia, insieme alle collaboratrici progetto "Oltre la strada" per l'accoglienza e l'inserimento sociale di vittime di tratta, hanno idealmente consegnato il riconoscimento alla destinataria leggendo le motivazioni e raccontando la storia di 'Angela' (il nome è di fantasia per proteggere l'identità della protagonista). Nei giorni scorsi il sindaco Tiziano Tagliani ha ricevuto in forma privata la protagonista della vicenda e le ha consegnato a nome della città la targa del "Premio Cittadinanza Responsabile 2012".





> LE MOTIVAZIONI DEL PREMIO CITTADINANZA RESPONSABILE 2012
Le motivazioni che ci hanno portato ad assegnare il 2° premio Cittadinanza Responsabile ad "Angela" derivano dall'aver incarnato, attraverso il suo percorso di vita, la figura di una cittadina che interpreta i principi descritti nella Costituzione Italiana, non in senso meramente "formale" ma "sostanziale".
Con testimonianze come quella di Angela capiamo meglio l'importanza e il senso del concetto di "responsabilità", del dare risposte, personalmente. E' attraverso la responsabilità nella condotta di vita personale, esercitata con coraggio e determinazione nella ricerca di riscatto, che la "forma" acquisisce senso e si traduce in virtù civica, in coraggio, in rispetto per se stessi e per la comunità.
E' attraverso storie personali come questa che si può cogliere il senso autentico della parola "legalità": non solo semplice rispetto della legge quanto piuttosto impegno costante a essere autenticamente cittadini seguendo un percorso di indipendenza, autonomia e responsabilità.
Ringraziamo quindi Angela per l'esempio che ci dà.

> LA STORIA DI 'ANGELA' (a cura delle operatrici del progetto "Oltre la strada" - Centro Donne e Giustizia)
Angela è arrivata all'associazione Centro Donna Giustizia nella primavera del 2007. E' arrivata in situazione di emergenza, era appena scappata dalla sua "madam" con il suo bambino di tre anni e chiedeva aiuto. Il bambino che lei dichiarava essere suo figlio non risultava dall'atto di nascita che aveva con se, in quanto la madre risultava essere quella che lei denunciava come sua "madam" e parlando con lei, siamo riuscite a ricostruire la sua storia.
Angela viene contattata in Nigeria dalla mamma della "madam" e successivamente telefonicamente dalla stessa con una promessa di lavoro in Italia.
Il viaggio è stato organizzato dalla "madame" e da altri sponsor partendo dalla Nigeria con un fuoristrada attraverso zone desertiche fino in Marocco, dove è rimasta molti mesi in attesa del denaro necessario - che doveva essere inviato dalla sua "madam" - per consentire la prosecuzione del viaggio verso la Spagna e quindi verso l'Italia.
Durante la tappa in Marocco, dove è costretta a rimanere per 8 mesi, rimane incinta. Arrivata in Italia nell'agosto del 2004, Angela viene condotta nella casa della sua futura datrice di lavoro (come baby-sitter) che invece si rivelerà la sua "madam". Considerando lo stato di gravidanza avanzato di Angela (7 mesi) e il suo stato di clandestinità, la "madam" la costringe a utilizzare i propri documenti durante le visite e al momento del parto in ospedale. Di conseguenza alla nascita il bambino viene registrato come figlio della stessa "madam" agli uffici dell'anagrafe usando il cognome di questa.
Dopo un mese dal parto la "madam" impone ad Angela di iniziare a "lavorare in strada", la costringe con la violenza a recarsi quotidianamente a Bologna per prostituirsi esigendo la consegna dell'intero incasso serale per ripagarla del denaro speso per organizzare il viaggio in Italia (un debito di 35.000,00 euro), arrabbiandosi con lei per gli scarsi guadagni, picchiandola di continuo, giungendo anche a picchiare il figlio piccolo.
Il bambino diventa così uno strumento di ricatto utilizzato a lungo per costringerla a prostituirsi.
Dopo l'ennesima violenza su di lei e sul bambino Angela scappa con il figlio anche se la "madam" continua a pretendere da lei, contattandola telefonicamente, il pagamento del debito residuo, minacciandola e dicendole che "le avrebbe fatto dei riti wodoo per danneggiarla".
Angela vive a Bologna, continuando a prostituirsi per mantenersi, fino a quando un'amica le parla del Centro Donna Giustizia e del progetto OLTRE LA STRADA che il centro gestisce; giunge a Ferrara chiedendoci aiuto a sporgere denuncia contro la sua sfruttatrice.
Così abbiamo iniziando il percorso di protezione sociale per vittime di tratta come da art. 18 del T.U. sull'immigrazione e da art. 13 della legge 228 del 2003, inserendola nel nostro programma, provvedendo ad accompagnarla nel duro percorso che l'attendeva con due percorsi giudiziari: uno per il riconoscimento del figlio e uno contro la sua "madam" per lo sfruttamento subito.
Questa situazione ha reso indispensabile iniziare un lungo e complesso iter giudiziario che è stato possibile sostenere grazie ad un contributo della Fondazione emiliano-romagnola per le vittime dei reati, e che ha visto coinvolgere sia il Tribunale per i minorenni - che nel frattempo aveva nominato un tutore per il bambino e aperto un procedimento per la dichiarazione di stato di abbandono del minore - sia il Tribunale ordinario davanti al quale è stato impugnato il falso riconoscimento del minore .
Al termine di un giudizio durato circa un anno e mezzo il Tribunale ordinario ha dichiarato "falso" il precedente riconoscimento e ha invece riconosciuto in Angela la madre naturale e legittima; si è potuto anche procedere legalmente contro la donna che l'aveva costretta a prostituirsi e l'aveva sfruttata. All'inizio di quest'anno la sua "madam" viene condannata per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e sfruttamento della prostituzione.
Mentre proseguiva il percorso legale, il Centro Donna Giustizia ha inserito Angela in una comunità di accoglienza assieme al suo bambino, affiancandolo nel percorso di inserimento sociale. Ora dopo cinque anni, Angela ha un lavoro a tempo indeterminato e nell'ambito lavorativo è ben inserita e integrata; è punto di riferimento per le colleghe e indispensabile per il datore di lavoro.
Attualmente Angela vive con il compagno dal quale ha avuto altri due bambini, ha un carattere allegro, generoso e sempre disponibile tanto che è riuscita a costruirsi una rete di persone e amicizie sempre molto presenti e vicine a lei e alla propria famiglia.