VISITE ALLE CHIESE - Alla scoperta dei tesori seicenteschi di Santa Francesca Romana
05-03-2010 / Giorno per giorno
Alla sua costruzione ha preso parte anche Giovan Battista Aleotti, intervenuto per il campanile e la facciata. Mentre tra i capolavori conservati al suo interno spicca il "Cristo in croce" del Carracci, opera tra le più interessanti del Seicento ferrarese. Tante sono le notizie degne di nota sulla storia e il patrimonio artistico della chiesa di Santa Francesca Romana che, domenica 7 marzo alle 11, saranno svelate al pubblico ferrarese. L'appuntamento dà inizio al nuovo ciclo di visite guidate ai luoghi di culto cittadini organizzato da Comune e Arcidiocesi e vedrà, come sempre, nella veste di ciceroni il responsabile dell'Ufficio Ricerche storiche del Comune Francesco Scafuri, che si dedicherà alla descrizione delle vicende architettoniche e devozionali dell'edificio, e il curatore dei Musei civici d'Arte antica Giovanni Sassu, che si soffermerà invece sulle opere di pregio contenute nella chiesa.
La partecipazione all'iniziativa, con ritrovo all'ingresso della chiesa, in via XX Settembre 49, è gratuita e aperta a tutti gli interessati.
Per informazioni contattare l'Ufficio Ricerche storiche del Comune: tel. 0532 419300 oppure l'Urp Informacittà: tel. 0532 419770.
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LA SCHEDA a cura di Francesco Scafuri e Giovanni Sassu
Chiesa di Santa Francesca Romana
(Via XX Settembre, 49)
Domenica 7 marzo, alle 11
Luogo di ritrovo: sagrato della chiesa
La bella chiesa insiste sull'antica strada della Ghiara (oggi via XX Settembre), nella cosiddetta Addizione di Borso d'Este. In origine si trattava di un semplice oratorio dedicato a San Giorgino, fatto edificare nel 1569 dai monaci Olivetani del Borgo di San Giorgio.
Grazie alla donazione di un terreno confinante da parte di Rodolfo Arienti, nel 1619 si iniziò la costruzione di
una nuova chiesa dedicata a Santa Francesca Romana (l'attuale), i cui lavori terminarono nel 1622; secondo gli studi più recenti, nell'ambito del cantiere sarebbe intervenuto l'architetto Giovan Battista Aleotti, al quale sono attribuiti in particolare il campanile e la facciata, caratterizzata tra l'altro dalla rigida geometria dei riquadri ciechi con doppia corniciatura e da un bel portale marmoreo seicentesco.
Nel 1872-74 l'interno fu ristrutturato in gran parte nella forma attuale ad aula dal maestro muratore Pietro Ghelli. In tale occasione la chiesa venne allungata e furono ricostruiti il coro, l'altar maggiore e il presbiterio, mentre si provvide nel contempo a trasformare gli altari a muro in cinque cappelle a sfondo. Nel corso del Novecento sono documentati diversi restauri, tra i quali assume particolare rilievo quello della facciata, ultimato nel 1931.
All'interno i cinque altari sono adornati da opere, realizzate per lo più nel Seicento, che raccontano la gloriosa storia di questo tempio. Tra queste, nella prima cappella a destra, fa mostra di sé l'opera forse più affascinante e potente dipinta per Ferrara nel Seicento: il "Cristo in croce e i santi Padri nel Limbo", tela di Ludovico Carracci realizzata nel 1614, un tempo ubicata sull'altare maggiore.
La zona dell'abside è caratterizzata dalla monumentale presenza del prezioso organo a tre fornici realizzato da Giovanni Andrea Fedrigotti nel 1657, arricchito da una grandiosa ancona intagliata probabilmente da Filippo Porri negli stessi anni. A quest'ultimo, o al genovese Tommaso Gandolfi, sono assegnate le quattro possenti statue degli Evangelisti in legno e stucco, dipinte di bianco a simulare il marmo.