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Ufficialmente inaugurata la sede già attiva nei locali dell'ex scuola

A Vallelunga il centro di accoglienza per rifugiati

21-06-2007 / Giorno per giorno

E' stata ufficialmente inaugurata oggi la sede del centro di accoglienza per rifugiati ospitata nell'ex scuola di Vallelunga, a Pontelagoscuro. Alla cerimonia erano presenti l'assessore comunale Maria Giovanna Cuccuru, l'assessore provinciale Bracciano Lodi e il presidente della commissione regionale Politiche per la salute e Politiche sociali Tiziano Tagliani.
Il progetto di accoglienza del Comune di Ferrara riguarda 15 richiedenti asilo e si sviluppa in coerenza con le indicazioni del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati attivato dal ministero dell'Interno. Accoglienza, protezione e integrazione sono le parole chiave del progetto ferrarese, gestito dalla cooperativa sociale Camelot, con la collaborazione di Ecipar. Accanto agli interventi per la permanenza a Ferrara dei 15 rifugiati, sono infatti previste azioni per la loro formazione, l'inserimento lavorativo, l'assistenza legale, la consulenza amministrativa e l'integrazione in città. Obiettivo primario del progetto è creare piani personalizzati di intervento per ogni richiedente asilo, sulla base dei bisogni e delle esigenze riscontrate da un pool eterogeneo di professionisti. Già dallo scorso mese di maggio i richiedenti asilo sono ospitati nell'ex scuola di Vallelunga che, dopo una serie di lavori di ristrutturazione, è diventata il nuovo e definitivo centro di accoglienza.
Al termine del periodo di permanenza nel centro, gli operatori del progetto forniscono a chi ha ottenuto lo status di rifugiato politico un supporto per la cosiddetta seconda accoglienza, mirato alla ricerca di un alloggio e di un lavoro che garantiscano autonomia, indipendenza e dignità.
"Si tratta di un'esperienza di grande valore umano e sociale - affermano i responsabili del del Centro servizi integrati per immigrazione - che sta coinvolgendo l'intero tessuto cittadino e gli operatori, costituendo un punto di riferimento per le persone che, fuggendo da persecuzioni, guerre e povertà, approdano a Ferrara in cerca di aiuto e sostegno".

LA SCHEDA - L'intervento di Maria Giovanna Cuccuru, assessore alle Politiche per l'integrazione
Ritengo sia giusto cominciare l'intervento con un dato particolarmente curioso su Ferrara: nella nostra città è presente un sorprendente elemento di contraddizione, infatti benché ultimamente il fenomeno immigratorio si sia fatto sentire anche qui in tutta la sua problematicità, Ferrara rimane ultima in Emilia Romagna per numero e percentuale assoluta di migranti presenti.
Ma ciò che è sorprendente è il confronto con un altro dato: Ferrara, dopo Bologna, è la città in Emilia Romagna col più elevato numero di rifugiati e richiedenti asilo.
La rilevazione da cui sono partita, è significativa perché obbliga ad una prima riflessione che deve vertere sull'analisi dei push e dei pull factors. L'immigrato non può essere identificato ed inquadrato unicamente dal punto di vista lavorativo, perché il fenomeno migratorio è per sua natura trasversale: sia dal punto di vista geografico che geopolitico. Sono la fame, le carestie, le guerre, le catastrofi naturali e le persecuzione politiche che spingono alla migrazione in terre lontane milioni di esseri umani, alla ricerca di migliori condizioni di vita, così come è sempre stato nella storia dell'umanità.
Senza far chiarezza sui push factors non sarebbe pensabile un serio studio di quella che deve essere la risposta a questo fenomeno. Uno studio che negli anni quest'amministrazione ha compiuto cercando di fornire risposte sempre più strutturate, coordinate e consapevoli, cercando di fare in modo che, da un lato si ponesse la giusta attenzione all'ottimizzazione delle risorse pubbliche e dall'altro si affrontasse senza timori un problema che davvero necessitava una matura presa di consapevolezza. E' stato compiuto un grande sforzo, economico ed organizzativo, nel tentativo di perseguire una politica che fosse frutto del contemperamento degli interessi che volevano, da un lato il prevalere di una risposta umanitaria e dall'altro la considerazione di quelle che sono le potenzialità ed i limiti del territorio, consapevoli che un potenziamento dell'accoglienza, qualora non fosse stato governato secondo determinate regole e criteri, non solo sarebbe risultato poco incisivo, ma avrebbe finito per rivoltarsi contro quelle stesse persone che si sarebbero volute aiutare.
In tal senso il modello di accoglienza proposto dal Servizio di Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati è stato per noi un faro: il superamento dell'idea di un "mega dormitorio", la parcellizzazione sul territorio delle diverse case di accoglienza, l'obiettivo primario dell'integrazione e dell'autonomizzazione…metodi e principi che condividiamo e portiamo avanti con sempre maggior forza.
Per quanto riguarda i richiedenti asilo, più nello specifico, dal 2005 è stato intensificato l'impegno per dare una risposta al grande numero di domande che proveniva dal territorio; nell'ottobre 2005 è stato pertanto aperto uno sportello informativo, presso gli uffici del Centro Servizi Integrati per l'immigrazione, presso il quale si possono rivolgere richiedenti asilo, rifugiati e umanitari per usufruire dei servizi di: informazione, assistenza nella compilazione delle pratiche e orientamento ai servizi del territorio. Nel 2006 l'impegno si è andato intensificando con l'inserimento della nostra città nella rete del Sistema Nazionale di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati.
Il progetto di accoglienza del Comune di Ferrara, elaborato e gestito assieme alla Cooperativa Sociale Camelot, sostiene 15 persone con interventi che vanno dall'accoglienza, alla consulenza legale, dall'inserimento sociale, all'integrazione culturale e si avvale, per il completamento del percorso di autonomizzazione e l'inserimento nel contesto produttivo locale, della collaborazione col progetto Equal "Orizzonti", finanziato dal Fondo Sociale Europeo e dal Ministero del Lavoro. Ecipar è l'ente promotore a livello locale di questo progetto e, col supporto della Provincia, della Questura e della Prefettura, è stata costruita una rete che coinvolge la Città del Ragazzo, il Comune di Ferrara, il Centro Servizi Integrati per l'Immigrazione, la CNA e l'Unione Industriali, per l'organizzazione di corsi di formazione linguistica ed inserimenti lavorativi tramite tirocini per mettere in campo una progettazione forte e capace di valorizzare il livello di conoscenze e competenze dei richiedenti asilo eludendo la fuga nell'illegalità e nel lavoro sommerso.
Il Comune di Ferrara, sulla scia di quanto fatto dalla Regione Emilia Romagna, prima in Italia a dotarsi di un protocollo regionale di sostegno ai rifugiati, da un lato ha aderito al progetto "Emilia Romagna Terra d'Asilo" e dall'altro si è a sua volta dotata di un "Protocollo d'Intesa tra Comune di Ferrara, Associazione "Viale K", Azienda Ospedaliero - Universitaria S.Anna, Azienda Usl, Centro Servizi alla Persona - Servizio Sociale, Cooperativa Sociale Camelot per il Centro Servizi Integrati per l'Immigrazione, Ecipar Ferrara, Prefettura, Provincia e Questura, in materia di accoglienza e inserimento sociale dei richiedenti asilo e rifugiati a livello territoriale", quale valido strumento per il coordinamento delle politiche di intervento sociale del territorio provinciale a favore dei richiedenti asilo. Uno strumento necessario perché, in un campo ancora oggi lasciato nell'incertezza dal legislatore, una soluzione provvisoria può essere offerta dal confronto a livello locale, il dialogo fra istituzioni ed operatori, l'individuazione di "buone prassi" da applicare affinché si continui a percorrere con sempre maggior convinzione la strada che porta alla velocizzazione della procedura di riconoscimento, col duplice fondamentale risultato di garantire la certezza del diritto e scoraggiare le presentazione di richieste pretestuose o a soli fini strumentali e dilazionatori dei provvedimenti di espulsione. Il dialogo fra tutti gli attori coinvolti, dunque, per evitare che una normativa non omogenea, priva di una visione organica e dall'interpretazione non univoca abbia effetti devastanti sulla pelle di chi dovrebbe veder riconosciuto un diritto tutelato da capisaldi della nostra democrazia quali la Costituzione, la Convenzione di Ginevra e la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.
Voglio chiudere leggendovi un passo della testimonianza di espatrio di un rifugiato che, condannato dal Tribunale Speciale a 5 anni di confino, nella notte del 12/12/1926 insieme ad altri latitanti si diede ad una rocambolesca fuga in motoscafo dal porto di Savona per trovare riparo in Corsica: Sandro Pertini.
"Sono le 10 di sera. Si sale sul motoscafo. Si parte. Il cielo è tutto stellato. Io guardo la mia città, ove sono cresciuto ed ove ho iniziato la mia lotta da uomo libero. Penso a mia madre. Carlo Rosselli si china su Turati e lo bacia. A bordo abbiamo per fortuna due bravi uomini di mare, Dabove e Oxilia. […] Al largo veniamo investiti da un furioso vento di libeccio. Ondate su ondate si rovesciano sul motoscafo. […] Al mattino del 13 dicembre ci apparve la Corsica. […]Alle 10 entriamo nel porto di Calvi.[…] I corsi pensavano si trattasse di una spedizione fascista. Già allora il fascismo, nella sua follia, andava rivendicando Nizza, Savoia e la Corsica. Scendemmo a terra inzuppati d'acqua. Fummo dai gendarmi condotti alla Capitaneria. Ci fanno sedere come tanti imputati, dinanzi al Comandante della Capitaneria, il quale come prima cosa, ci chiede chi è il capitano del motoscafo. Ci guardammo l'un l'altro perplessi, nessuno di noi aveva pensato a questa formalità. Ma Turati si alza e dice: "Moi, Filippo Turati". A quel nome i volti dei gendarmi francesi, come per incanto, si rasserenano.[…] Turati chiedeva al governo di Francia asilo politico per sé e per me[…] Le autorità di Calvi furono invitate a darci tutta l'assistenza di cui avevamo bisogno[…] Turati, ricordo, voleva indurre Rosselli a sostare con noi, a non far ritorno in Italia. Ma vane furono le nostre insistenze. Così giunse l'ora del distacco. Carlo Rosselli, Parri, Oxilia, Dabove, Bojancè, Ameglio, il giovane meccanico del motoscafo, decisero di ripartire. Ricordo questa partenza come fosse avvenuta ieri. Ci abbracciammo senza pronunciare parola e cercando di trattenere la commozione, che saliva dai nostri animi. Ed io mi rivedo a fianco del Maestro, sul molo e attorno a noi muta sta la gente di Calvi. Il motoscafo si stacca. Rosselli toglie il tricolore che avevamo issato a bordo e lo agita. E' l'estremo saluto della Patria per Turati e anche per me. Rimanemmo sul molo, finché potemmo vedere i nostri compagni. Turati aveva gli occhi velati dalle lacrime. […[ E' difficile dire oggi, senza sciupare tutto con parole povere, quello che accadeva in noi in quel momento. […] Ci sedemmo su una panchina. Che silenzio intorno a noi. Io ascoltavo il mio dolore e quello del Maestro. Ad un tratto egli si mise a dire sottovoce versi da lui fatti nella sua giovinezza. Erano commosse parole di poesia, che lo riportavano indietro, negli anni alle sue prime lotte per il socialismo, insieme alla compagna della sua vita: Anna Kuliscioff. […]"Questa partenza, -mi disse-, è necessaria non v'è dubbio. […]Tu sei giovane e tornerai in Italia, fatta finalmente libera. Io sono vecchio, ritornerò, ma su un vagone funebre".
Il nostro passato, la nostra storia, la nostra cultura devono fare la differenza; costituiscono un patrimonio incommensurabile, una ricchezza della nostra terra che da sempre è ponte e crocevia di popoli diversi; la nostra politica, il modello di accoglienza che scegliamo, deve derivare da questo irrinunciabile bagaglio.
Ferrara è la città della pace, lo è e lo sarà sempre di più per l'impegno che noi ci assumiamo davanti a tutti cittadini ad ospitare e proteggere le persone che la raggiungono fuggendo da situazioni di guerra, persecuzione, discriminazione e tortura".

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