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RESIDENZA MUNICIPALE - ‘Per non dimenticare'. Da lunedì 13 gennaio nel salone d'Onore

In Municipio una mostra per ricordare il 70° anniversario dell'eccidio Estense

10-01-2014 / Giorno per giorno

Dal pomeriggio di lunedì 13 fino a giovedì 30 gennaio il salone d'Onore della residenza municipale (piazza del Municipio 2) ospiterà la mostra "Per non dimenticare", progettata dal Comune di Ferrara in occasione del settantesimo dell'eccidio Estense (1943-2013) con la collaborazione dell'Istituto di Storia Contemporanea. Mediante una successione di pannelli autoportanti sagomati, che riportano immagini e testo, la mostra racconta le vicende umane degli undici uccisi presso il muretto del Castello e sui Rampari di S. Paolo all'alba del 15 novembre 1943. Le sagome, di forte impatto emotivo, richiamano con particolare evidenza gli avvenimenti di quella lunga notte immortalata anche dal racconto di Giorgio Bassani (Una notte del '43) e dal film di Florestano Vancini (La lunga notte del '43).

L'allestimento, presentato per la prima volta durante la cerimonia al muretto del Castello nel corso delle celebrazioni commemorative dello scorso novembre, è inserito nel calendario delle iniziative promosse dal 'Comitato provinciale 27 gennaio' in occasione Giorno della Memoria 2014.

La mostra della residenza municipale sarà visitabile tutti i giorni feriali dalle 8 alle 19 e il sabato su prenotazione.

 

 LA SCHEDA (a cura degli organizzatori)  

Per non dimenticare - 15 novembre 1943 - Eccidio di Castello Estense

All'alba del 14 novembre 1943 viene trovato il cadavere del Commissario Federale del Partito Fascista Repubblicano (PFR) di Ferrara, Igino Ghisellini, nei pressi del paese di Castel d'Argile (Bologna). Igino Ghisellini era partito da Ferrara il giorno prima per recarsi a Verona al primo congresso del Partito Fascista Repubblicano. 
Nella stessa giornata del 14 novembre, la notizia dell'uccisione del Federale viene diffusa nell'assise di Verona: la reazione dei presenti è durissima, a gran voce si chiede che Igino Ghisellini venga immediatamente vendicato. Il segretario nazionale del PFR, Alessandro Pavolini, invia a Ferrara due squadre di camicie nere di Verona e di Padova. Con gli squadristi giungono in città tre dirigenti del Fascio: Enrico Vezzalini, che diventerà poi Federale e Prefetto di Ferrara, Franz Pagliani e il Console Giovan Battista Riggio. Sono loro che compileranno una lista degli antifascisti da arrestare e giustiziare per vendicare il Federale Ghisellini. 
Nella notte vengono prelevate dalle loro case 72 persone: antifascisti, molti ebrei, alcuni cittadini considerati "traditori" per non essersi iscritti alla Repubblica Sociale, oppositori del regime in genere e portate alla Caserma della Milizia in piazza Beretta. 
Fra loro e i 34 antifascisti, ebrei, oppositori del regime che erano già nelle carceri di via Piangipane (arrestati il 7 ottobre 1943) vengono "scelti" i dieci cittadini innocenti da passare per le armi per punire la morte del Federale Ghisellini. Impossibile stabilire come sia avvenuta la "scelta" anche se varie testimonianze concordano nel ritenere che Vezzalini si fosse avvalso di un elenco di "traditori del fascismo" già compilata dallo stesso Ghisellini.
All'alba del 15 novembre davanti a Castello Estense vengono fucilati : Emilio Arlotti, Pasquale Colagrande, Mario e Vittore Hanau, Giulio Piazzi, Ugo Teglio, Alberto Vita Finzi, Mario Zanatta; sulle mura presso i Rampari di San Giorgio: Gerolamo Savonuzzi e Arturo Torboli e in via Boldini: Cinzio Belletti che un caso aveva portato nelle vicinanze del Castello quella notte. 
I cadaveri verranno lasciati davanti al muretto del castello per tutta la mattina, doveva essere un monito per i ferraresi. Solo l'Arcivescovo Ruggero Bovelli con un duro intervento presso le autorità fasciste riuscirà a far spostare i corpi. 
Erano undici, riversi, in tre mucchi separati, lungo la spalletta della Fossa del Castello, lungo il tratto di marciapiede esattamente opposto al caffè della Borsa e alla farmacia Barilari: e per contarli e identificarli, da parte dei primi che avevano osato accostarsi (di lontano, non parevano nemmeno corpi umani: stracci, bensì, poveri stracci o fagotti, buttati là, al sole, nella neve fradicia), era stato necessario rivoltare sulla schiena coloro che giacevano bocconi, nonché separare l'uno dall'altro quelli che, caduti abbracciandosi, facevano tuttora uno stretto viluppo di membra irrigidite. (Giorgio Bassani, Una notte del '43, 2G editrice, Ferrara, 2001).

 

Bibliografia: Un'alba di sangue e di vendetta. Il 15 novembre 1943 a Ferrara. A cura di Giuseppe Longhi, Bologna, Seledizioni, 1975; Giorgio Bassani, Una notte del'43, Ferrara 2G editrice, 2001
Antonella Guarnieri, Ferrara 1943, dal 25 Luglio a Salò. Nuova interpretazione della Lunga Notte, Ferrara 2G editrice, 2005.


Mostra a cura di Anna Maria Quarzi. Collaborazione di Giulia Aguzzini. Realizzazione: Studio Sigfrida

 

Immagini scaricabili:

la lunga notte del 43 sagoma

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