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FONDAZIONE FERRARA ARTE - Il taglio del nastro venerdì 2 marzo alle 18.30. La rassegna sarà visitabile dal 3 marzo al 10 giugno

Ai Diamanti inaugura la mostra 'Stati d'animo. Arte e psiche tra Previati e Boccioni'

28-02-2018 / Giorno per giorno

Sarà inaugurata venerdì 2 marzo alle 18.30, a palazzo dei Diamanti di Ferrara, la mostra Stati d'animo. Arte e psiche tra Previati e Boccioni. La rassegna, organizzata dalla Fondazione Ferrara Arte e Gallerie d'Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara, visitabile dal 3 marzo al 10 giugno, è stata presentata alla stampa nei giorni scorsi dall'assessore alla Cultura del Comune di Ferrara, dalla direttrice dei Musei di Arte Moderna e Contemporanea Maria Luisa Pacelli e dalla curatrice Chiara Vorrasi, che al progetto ha lavorato insieme a Fernando Mazzocca e Maria Grazia Messina.

(nelle foto alcuni momenti della presentazione e delle fasi di allestimento).

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(Comunicazione a cura della Fondazione Ferrara Arte)

Presentazione della mostra Stati d'animo. Arte e psiche tra Previati e Boccioni

La mostra Stati d'animo. Arte e psiche tra Previati e Boccioni si propone di posare uno sguardo nuovo sull'arte italiana di fine Ottocento. Nella rassegna verrà infatti indagata per la prima volta la poetica degli stati d'animo e con essa uno dei fondamentali apporti del nostro paese all'arte moderna. Dipinti manifesto come Ave Maria a trasbordo di Giovanni Segantini, Maternità di Gaetano Previati, il trittico degli Stati d'animo di Umberto Boccioni e altri importanti opere dell'arte italiana e internazionale tra Otto e Novecento, conducono i visitatori in un viaggio nei territori dello spirito.

Si tratta di un momento decisivo per l'avvento della modernità che vede scienza e arte impegnate come mai prima nell'indagine della psiche, e gli artisti nella sfida di creare un nuovo alfabeto visivo capace di portare nell'opera la materia mutevole e inafferrabile degli stati d'animo. Tra di loro figurano i protagonisti della scena artistica dell'epoca, dai maestri del simbolismo e divisionismo, come Segantini, Previati, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Angelo Morbelli, a uno scultore originale come Medardo Rosso, fino ai capofila dell'avanguardia futurista, Balla, Carrà e soprattutto Boccioni, che seppe raccogliere il testimone dalla generazione precedente e creare un linguaggio dirompente che pone «lo spettatore nel centro del quadro», per trascinarlo nella dinamica delle emozioni e nella polifonia della metropoli moderna.

In questo progetto Gaetano Previati, artista di punta delle collezioni delle Gallerie d'Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara, occupa un posto del tutto particolare: come affermava lo stesso Boccioni «con lui le forme cominciano a parlare come musica, i corpi aspirano a farsi atmosfera, spirito e il soggetto è già pronto a trasformarsi in istato d'animo». La mostra nasce proprio dalla volontà di approfondire e mettere in risalto il fondamentale ruolo giocato dall'artista ferrarese nel creare un ponte tra l'eredità dell'Ottocento e le avanguardie artistiche del nuovo secolo.

L'esposizione Stati d'animo. Arte e psiche tra Previati e Boccioni è frutto di un lavoro di scavo delle fonti e di revisione critica condotto dai curatori della mostra e da un comitato scientifico composto da studiosi di fama internazionale, affiancati dagli autorevoli specialisti che collaborano al catalogo. Grazie al sostegno di grandi musei europei e americani e collezionisti privati è stato possibile ottenere prestiti del tutto eccezionali, dalla Beata Beatrix di Dante Gabriel Rossetti delle National Galleries of Scotland al Fugit Amor del Musée Rodin, dal pellizziano Ricordo di un dolore dell'Accademia Carrara alla Risata di Boccioni proveniente dal MoMA, e raggiungere l'obiettivo ambizioso di rileggere da un punto di vista inedito quel cruciale passaggio di secolo.

Il percorso segue i passi degli artisti nella ricerca di un alfabeto delle emozioni, muovendo dal verismo psicologico per addentrarsi in un processo di rarefazione formale che approda alla sintesi astrattiva e dinamica della pittura di stati d'animo futurista. L'allestimento, a cura dello Studio Ravalli, che già aveva progettato con successo quello realizzato in occasione dell'esposizione dedicata all'Orlando furioso, gioca un ruolo importante nel racconto della mostra: è stato infatti studiato per creare uno spazio sospeso e immateriale immerso nell'oscurità, in modo da esaltare il potere di suggestione di dipinti e sculture, e favorire un loro rapporto diretto con l'osservatore. In questo contenitore rarefatto la narrazione scaturisce dal cortocircuito visivo tra le opere esposte e immagini, suoni, filmati che fotografano la temperie fin de siècle, tra positivismo e irrazionalismo. Opere chiave della scena italiana e internazionale tra Otto e Novecento dialogheranno con le "interferenze" offerte dall'immaginario scientifico e culturale del tempo in un racconto tematico che attraversa gli stati d'animo: dalla melanconia all'abbandono nella rêverie, dall'abisso della paura alla liberazione delle pulsioni sessuali e degli istinti aggressivi, fino al rapimento estatico dell'amore e alla sublimazione nei sentimenti di pace e armonia universale, per chiudere sulle note frenetiche ed esaltanti prodotte dall'esperienza della città contemporanea.

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APPROFONDIMENTO

Gaetano Previati «è il primo che tenti di esprimere per mezzo della luce in sé un'emozione nuova
all'infuori della convenzionale riproduzione delle forme e dei colori [... ],
con Lui le forme cominciano a parlare come musica,
i corpi aspirano a farsi atmosfera, spirito
e il soggetto è già pronto a trasformarsi in stato d'animo».
Umberto Boccioni, 1911

 

Nei decenni cruciali per l'avvento della modernità, tra Ottocento e Novecento, l'arte, la cultura e la scienza concentrano molte delle loro energie sull'indagine degli stati psicologici per delineare i contorni della coscienza contemporanea. Per gli artisti, come per gli scrittori, tra le poste in gioco c'è la possibilità di elaborare forme in grado di esprimere l'immaginario inquieto e multiforme di quel mondo in piena trasformazione: un universo oscillante tra l'entusiasmo per le conquiste scientifiche e tecnologiche e l'instabilità che provocarono quei mutamenti epocali.

In Italia, tra i pionieri del cambiamento vi erano esponenti del divisionismo e del simbolismo come Giovanni Segantini, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Angelo Morbelli e Gaetano Previati; della partita era anche lo scultore Medardo Rosso. Il loro messaggio venne raccolto e rilanciato dai protagonisti dell'avanguardia futurista, Giacomo Balla, Umberto Boccioni e Carlo Carrà, che plasmarono l'immagine dinamica, poliedrica e corale della modernità.

Grazie a un lavoro di ricerca che ha coinvolto i curatori e altri autorevoli studiosi che hanno collaborato al comitato scientifico e al catalogo, la mostra Stati d'animo. Arte e psiche tra Previati e Boccioni presenta questo periodo dell'arte italiana da una nuova prospettiva, ponendo al centro del discorso critico la nascita e lo sviluppo della poetica degli stati d'animo. Attraverso un racconto tematico, scandito dal susseguirsi di sezioni dedicate ai differenti stati d'animo, dipinti, sculture, opere su carta e fotografie di autori italiani dialogheranno con alcuni capolavori del simbolismo europeo e con testimonianze della temperie scientifica e culturale degli anni a cavallo tra i due secoli, mettendo in luce uno dei più significativi apporti italiani all'arte moderna.

La mostra è stata anche l'occasione per inaugurare un cantiere di studio su Gaetano Previati, un artista di punta delle Gallerie d'Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara, con l'obiettivo di mettere in luce il suo ruolo nel panorama artistico italiano ed europeo e in particolare nei confronti di Umberto Boccioni, che, come ricordato in apertura, riconosce in lui un battistrada nei confronti della nascente poetica futurista. In concomitanza con i lavori sulla mostra, il Paolo e Francesca conservato nelle collezioni ferraresi è stato sottoposto a una serie d'indagini diagnostiche condotte in collaborazione con l'Università di Ferrara, Il CNR di Firenze e l'Università di Pisa.

PROLOGO | Giù dal palcoscenico. L'arte di coinvolgere l'osservatore

Il percorso inizia con una selezione di ritratti e di altre opere emblematiche che mostrano come, in quel magma in ebollizione che è la cultura italiana ed europea degli ultimi decenni dell'Ottocento, gli artisti siano innanzitutto impegnati a rompere gli schemi della rappresentazione e a sviluppare modalità inedite per catturare la vitalità dei soggetti e svelarne l'interiorità, con il preciso intento di avvicinare e coinvolgere l'osservatore.
La rivoluzione darwiniana e l'impulso che le scienze positive danno alla psichiatria e alla psicologia offrono ai pittori e agli scultori nuove chiavi di accesso alla dimensione dei processi mentali, stimolandone la creatività. Medardo Rosso, ad esempio, elegge la cera a materia artistica per la sua consistenza molle e traslucida che gli permette di riprodurre il carattere mutevole dell'esistenza. Nella Bambina ridente la fisionomia infantile sembra prendere vita e accendersi in uno scoppio improvviso di risa. Se nel ritratto la scommessa è quella di cogliere la "forma viva", l'autoritratto diviene il banco di prova di una ricerca che mette a nudo la dimensione più profonda e autentica dell'io. Nel 1882 Segantini si ritrae con un pugnale alla gola e cattura la nostra attenzione fissandoci con uno sguardo allucinato che emerge dall'oscurità.
Particolare influenza hanno anche le suggestioni letterarie e artistiche d'Oltralpe, dalla poetica dell'immaginazione di Baudelaire al romanzo naturalista di Flaubert e Zola, fino alla visione interiorizzata della pittura e della poesia vittoriana, e in particolare di Dante Gabriel Rossetti. Artisti di orientamento diverso, come Gaetano Previati e Angelo Morbelli, ne traggono indicazioni fondamentali per rivoluzionare il quadro storico e contemporaneo e sperimentare punti di vista inaspettati che mirano ad annullare la distanza tra l'opera e chi la guarda, come mostrano le loro tele sul tema dei paradisi artificiali e su un fatto di cronaca nera.
Da questo punto di vista, significativa è anche la prima versione di Paolo e Francesca del 1887, dove Previati abbandona la mediazione di apparati scenografici per collocare la rappresentazione del dramma sul proscenio. Ad accomunare queste opere è anche la facoltà di sollecitare le percezioni e l'immaginazione dell'osservatore attraverso la tensione tra la sensualità dei corpi e delle nature morte e l'irrespirabile densità atmosferica degli ambienti, che ha un fondamentale precedente nella dimensione alterata e spirituale della Beata Beatrix di Dante Gabriel Rossetti.

STATI D'ANIMO
Melanconia e alienazione

Una delle immagini più ricorrenti nella cultura fin de siècle è la melanconia. Nelle sue diramazioni in campo letterario e artistico, così come in ambito psicologico, questo stato d'animo si carica di valenze simboliche fino a rappresentare la metafora della condizione precaria che caratterizza l'uomo moderno e una civiltà minacciata dalla tara della "degenerazione". Tra gli artisti attivi in Europa, nessuno ha saputo interpretare questo tema con maggiore sensibilità di Edvard Munch.
La melanconia è anche il tema di un capolavoro di Pellizza da Volpedo, il Ricordo di un dolore. Come accade per le eroine dei romanzi naturalisti e scapigliati (da Zola a Tarchetti, Capuana e Fogazzaro), anche in pittura la messa in scena di un lutto si arricchisce di valenze extrasensoriali e simboliche: è ciò che si osserva in questo ritratto in cui l'artista ricerca una vividezza fotografica.
La fissità dello sguardo, la sospensione temporale e l'espressione catatonica che accomuna queste opere hanno elementi di tangenza con la sintomatologia che i medici ottocenteschi associano alla melanconia, e sembra trovare un parallelo nelle tavole dell'Iconografia della Salpêtrière pubblicata da Jean-Martin Charcot a partire dal 1876, dove una successione di scatti fotografici cerca di catturare uno stato psichico.

Contemplazione ed empatia: il paesaggio stato d'animo

Al vicolo cieco dell'isolamento malinconico si contrappone la possibilità di investire empaticamente la realtà circostante di una risonanza psicologica o spirituale. Un'opera manifesto della svolta divisionista italiana, Ave Maria a trasbordo di Segantini (1886), è stata individuata quale fulcro ideale di una sezione sul tema panteistico della corrispondenza tra esseri umani e natura. Ad essa si accompagnano testimonianze visive di una poetica del "paesaggio stato d'animo" che in Italia è tra le prime espressioni del simbolismo. Attorno al motivo dello specchio d'acqua come metafora della memoria e della dimensione interiore sono riunite alcune opere di un maestro del simbolismo come il belga Fernand Khnopff e di autori italiani, quali Vittore Grubicy, Mario de Maria, Giulio Aristide Sartorio, Guido Marussig o Angelo Morbelli, nelle quali il tema del riflesso dà accesso ad una visione introspettiva e densa di suggestioni.

La rêverie e l'ispirazione musicale

L'analogia tra musica e pittura, rilanciata nell'Ottocento dalla teoria delle corrispondenze di Baudelaire, è la chiave per una rarefazione formale delle immagini attraverso cui è possibile dare corpo a temi sfuggenti e immateriali, come quello della rêverie - la fantasticheria come evasione nell'indefinito e nell'immaginazione. Nel Chiaro di luna (1888-92) Previati apre un orizzonte infinito davanti alla figura in contemplazione, affidando alle sfumature di una tavolozza notturna la rievocazione di uno stato d'animo sognante, di sospensione lirica.
L'interesse degli artisti visivi per la musica è anche legato alla fortuna della teoria wagneriana dell'opera d'arte totale, diffusa in Europa dai simbolisti e dai secessionisti. Il tedesco Max Klinger fu tra i più appassionati interpreti e divulgatori di questa poetica, come mostra la Brahmsphantasie, una celebre serie di incisioni in cui viene reso omaggio al compositore con divagazioni nei regni del fantastico liberamente ispirate alla sua musica.

Comunione e armonia: l'"idea" di maternità

A partire dalla fine degli anni Ottanta, torna in voga il tema della maternità associato a quello dell'albero della vita in una accezione più o meno secolarizzata del mito cristiano. Il rinnovato interesse per questi soggetti è sollecitato sia dagli studi di psicologia e psicofisiologia, sia dalle correnti spiritualistiche fin de siècle alimentate dalla riscoperta di Schopenhauer.
Ne sono espressione con esiti formali molto diversi la monumentale Maternità di Previati (1891) e l'Angelo della vita di Segantini (1894). La prima tela è stata collocata idealmente al centro del racconto della mostra poiché ne incarna uno snodo fondamentale. Al suo apparire, l'opera di Previati fece scalpore, attirando aspre critiche ma anche importanti riconoscimenti. A colpire furono il suo carattere antinaturalistico e decorativo, la resa smaterializzata delle forme attraverso la tecnica divisionista e la composizione ritmata delle figure, che rimanda a un andamento musicale. Essa costituisce il primo tentativo, in Italia, di suggerire uno stato d'animo attraverso le componenti formali dell'opera, piuttosto che tramite una sua rappresentazione descrittiva.
Al misticismo ascetico di Previati, Segantini contrappone «il senso vivo della natura» che palpita nella sua «dea madre» e la sua salda fede nella «trinità dello spirito: per essa sarà religione e musa l'evoluzione cosmica, guida la scienza, fonte d'ispirazione il sentimento alto e sereno della natura». Quantunque tali posizioni possano apparire distanti, sono collegate dal credo nell'apporto della scienza e al contempo nelle possibilità messianiche dell'arte.

Paura e allucinazione

L'immagine tardo ottocentesca della paura ha in Edgar Allan Poe uno dei suoi interpreti incontrastati. I suoi racconti, tradotti da Baudelaire, illustrati da maestri della grafica simbolista come Odilon Redon, divennero un topos della letteratura del terrore, in Europa come in Italia, dove nel 1883-84 appare l'edizione Sonzogno. Previati gli dedica alcune splendide illustrazioni che evocano l'atmosfera allucinata delle storie del narratore americano attraverso contrasti luministici, effetti materici e inediti tagli compositivi. A Previati, come pure a Redon, si ispirano i visionari "neri" di Alberto Martini del 1906-08, che tornano sui racconti di Poe dando corpo ai fantasmi di un universo inconscio con le sue paure ancestrali.

Voluttà e istinti ferini

Gli anni in cui si diffondono gli studi di Charcot sull'isteria e Freud elabora la sua rivoluzionaria teoria sull'eros coincidono con una profonda crisi morale della borghesia europea, accentuata da preoccupazioni di natura igienico-sanitaria dovute alla diffusione delle malattie veneree.
L'ambito artistico non è immune da queste sollecitazioni e, in tale contesto, la rappresentazione della donna viene spesso confinata negli opposti stereotipi di dea madre, come si è visto nella sezione della mostra dedicata alle maternità, o di peccaminosa e conturbante femme fatale. Sia che esprima una visione autolesiva, come la Cleopatra di Previati (1903), sia che incarni un idolo perverso e minaccioso, come nel Peccato del secessionista Von Stuck (1909), il corpo femminile è vincolato a un'iconografia convenzionale che presenta punti di contatto con le fotografie di pazienti affette da patologie mentali, portate all'attenzione pubblica dalla diffusione degli studi condotti da Charcot all'ospedale della Salpêtrière.
Nel contesto irrazionalista del volgere del secolo, un altro tema che stimola la fantasia degli artisti è la forza soverchiante degli istinti ferini. Se ne fa interprete Giorgio de Chirico nei suoi centauri, memori della pittura di Böcklin, della grafica di Klinger e nutriti del nichilismo di Nietzsche.

Fusione ed estasi

Nell'Europa fin de siècle la fortuna dei fenomeni "magnetici" è dilagante: l'ipnosi esce dai gabinetti di psichiatria per conquistare teatri e salotti, e anche scienziati positivisti come Lombroso s'interessano a fenomeni di spiritismo.
A sua volta la pittura si candida a rendere visibile l'invisibile, conferendo una trasparenza aerea alle visioni del sogno e della fusione estatica delle anime. In questo ambito espressivo, Gaetano Previati offre contributi originali tornando sul tema dantesco di Paolo e Francesca, con il capolavoro presentato alla Biennale di Venezia del 1909, dove l'evocazione del moto delle anime nel girone infernale si sostituisce alla dimensione storica degli amanti.
La fusione tra le figure e l'ambiente in chiave luminosa e dinamica proposta da Previati è un ponte verso il futurismo e il giovane Boccioni si mostra attento a registrare la novità nei suoi scritti. Anche lui si misura con questo tema guardando al capolavoro di Rodin del Fugit amor, dove le figure marmoree sembrano avvilupparsi sotto i nostri occhi spinte dalla forza irrefrenabile del proprio ardore. D'altro canto, gli effetti di dissonanza ricercati attraverso il segno e il colore rivelano l'interesse per la violenta espressività della grafica di Munch.

Solarità ed entusiasmo

I temi più ricorrenti nella pittura italiana di inizio Novecento sono comunque quelli che permettono di esprimere i sentimenti fideistici dell'entusiasmo e un impulso vitale che si oppone alla disgregazione. Anche in questo caso, la ricerca pittorica di Previati ha un valore paradigmatico per il suo peculiare divisionismo, che veste le forme di una materia luminosa e iridescente e per l'adozione di impianti compositivi assiali e circolari. In queste scelte linguistiche riecheggiano riferimenti alle teorie estetiche e psico-fisiologiche, da Jean-Marie Guyau a Paul Souriau fino a Charles Henry, che avevano indagato la corrispondenza tra le sollecitazioni visive e le reazioni fisiche ed emotive dell'osservatore. Nei Principi scientifici del divisionismo (1906) che corona le ricerche dell'artista sul rapporto arte-scienza, Previati fa propria la fondamentale nozione di Helmholtz secondo cui il colore è un prodotto della percezione, capace di sollecitare una risposta soggettiva nell'osservatore.
A sua volta Pellizza da Volpedo si interessa alla psicologia, oltre che agli studi di fisiologia. Alla sua pittura si deve la pura trasposizione pittorica di un'emozione visiva e sensoriale, come si osserva nel Roveto, dove l'effetto di controluce smaterializza le forme e introduce nell'opera un valore simbolico senza ricorrere all'allegoria.

EPILOGO | «Porremo lo spettatore nel centro del quadro»

A raccogliere e rilanciare la sfida del rinnovamento in una chiave decisamente moderna sono i futuristi. L'epilogo della mostra è dedicato al memorabile passaggio del testimone, tra i maestri moderni e i giovani fondatori di un rivoluzionario linguaggio d'avanguardia grazie al quale le dinamiche complesse e multiformi dell'esperienza contemporanea sono poste al centro della creazione artistica.
La prima delle ultime due sale del percorso è dedicata alla dimensione intima delle relazioni affettive. Il trittico degli Affetti di Giacomo Balla è posto a confronto con sculture in cera e bronzo e fotografie di Medardo Rosso per proporre un dialogo, tra tecniche diverse, sull'impiego delle dinamiche luminose e della densità atmosferica come mezzo per esprimere la condivisione affettiva. Il rapporto con la tecnologia ha in queste prove un segno esclusivamente positivo, come testimonia l'utilizzo della fotografia come medium creativo da parte di uno scultore, o l'effetto fotografico della pittura di Balla, che guarda anche ad un artista culto dell'avanguardia francese quale Eugène Carrière.
L'ultima sala si ricollega infine alle questioni aperte nell'introduzione che sono al centro delle poetiche moderniste: riscattata dalla sua dimensione alienante, la metropoli industriale è ora ribaltata in mito della modernità e nella sua dimensione collettiva si esprime una rinnovata istanza di coinvolgimento dell'osservatore, catturato nella dinamica emotiva della folla.
Nella prima versione del trittico degli Stati d'animo, capolavoro di Boccioni del 1911, le sensazioni generate dall'esperienza urbana nella città moderna sono elette a soggetto stesso dell'opera, nell'ambito di una radicale revisione linguistica che si spinge verso l'astrazione. La pennellata allungata, che Boccioni trae dagli esempi di Munch e Previati, evolve nella rappresentazione di un flusso psichico. Anche nella Risata, prestito eccezionale del MoMA di New York, Boccioni dà forma plastica ad una dimensione sensoriale e psicologica, materializzando l'energia sonora di uno scoppio di risa che sembra propagarsi in maniera inarrestabile, tra tavolini, calici e piume, sui volti degli ospiti di un caffè concerto. Con La stazione di Milano di Carlo Carrà, l'esplorazione dello spazio rivela già un interesse per la decostruzione delle forme adottata dai cubisti, con cui i futuristi si confrontano alla fine del 1911. L'impalcatura elicoidale dell'opera coinvolge e attrae l'osservatore verso il centro della composizione coerentemente con la dichiarazione del Manifesto tecnico della pittura futurista: «Porremo l'osservatore nel centro del quadro».


www.palazzodiamanti.it

 

STATI D'ANIMO Arte e psiche tra Previati e Boccioni Ferrara, Palazzo dei Diamanti
3 marzo - 10 giugno 2018

Organizzatori 
Fondazione Ferrara Arte e Gallerie d'Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara

A cura di 
Chiara Vorrasi, Fernando Mazzocca, Maria Grazia Messina

Allestimento
Antonio Ravalli Architetti


Aperto tutti i giorni dalle 9.00 alle 19.00
Aperto anche Pasqua, Lunedì dell'Angelo, 25 aprile, 1 maggio e 2 giugno

Tariffe (audioguida inclusa per i singoli visitatori, radioguida obbligatoria inclusa per i gruppi)
- Intero: euro 13,00
- Ridotto: euro 11,00
- Gratuito: bambini sotto i 6 anni, disabili al 100% con un accompagnatore, giornalisti e guide turistiche con tesserino, membri ICOM, militari in divisa


Informazioni e prenotazioni
tel. 0532 244949 | diamanti@comune.fe.it | www.palazzodiamanti.it

Ufficio stampa
Studio ESSECI - Sergio Campagnolo
tel. 049 663499 | info@studioesseci.net | www.studioesseci.net

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